Di cosa stiamo parlando? Di un grande ritorno, quello dei mitologici CCCP, avvenuto in modo imprevisto, vorrei dire ancora una volta punk, prendendo il via dalla riuscitissima mostra “Felicitazioni”, organizzata nel 2023 ai Chiostri di San Pietro (lungo la Via Emilia, nel centro di Reggio Emilia), che ha avuto un tale successo “di critica e pubblico” da spingere i “reduci” a riunirsi per una serie di concerti che, nel deserto attuale di proposte musicali e artistiche davvero indipendenti e coraggiose, hanno richiamato sia nostalgici della prima ora – con tanto di corredo punk o post punk con cui hanno attraversato decenni e scavallato il millennio – sia curiosi di nuove generazioni, affascinati dalla forza magmatica di una delle poche, vere, epifanie punk in terra italica.
Tutto questo è avvenuto a Reggio Emilia, a ben vedere l’unica provincia emiliana e quindi una delle poche provincie italiane dove tutto questo poteva avvenire. Anzi, diciamo l’unica e tanto fa. Una provincia dove a Cavriago campeggia ancora oggi il busto di Lenin (e che ha dato luce agli Offlaga Disco Pax di Collini & Co per dire). Dove i nomi delle vie cittadine sono fortemente caratterizzate da una vicinanza ad una novecentesca storia filosovietica (vedi la “nostra meravigliosa toponomastica” in “Robespierre”). Ecco, già a 20 km di distanza, a Parma, lirica e moderata, tutto questo non sarebbe potuto accadere. Ma nemmeno nella rossa Bologna dei Gaznevada e degli Skiantos, più propensa al pop, alla ricerca di una mediazione con il mainstream, sia musicale che culturale.
Ci voleva poi il viso ieratico di Giovanni Lindo Ferretti, il suo carisma ascetico, abrasivo ed iconoclasta. La sua assoluta capacità di declamazione.
Ci voleva la tenace opera culturale organica di Massimo Zamboni, figura di artista e intellettuale complesso e completo.
Ci voleva la statuaria “benemerita soubrette” Annarella Giudici, a dare corpo e plasticità scenica ad un punk “matrilineare”.
Ci voleva la dirompente rottura e devastazione artistica del corpo, tra ironia caustica e lucida follia, ad opera di Danilo Fatur.
Venerdì 21 marzo, al Teatro Valli di Reggio Emilia, si è tenuta una speciale proiezione del “Gran Gala Punkettone” in anteprima nazionale, relativa allo spettacolo tenutosi a ottobre 2023 al Teatro Valli di Reggio Emilia in occasione dell’apertura della mostra “Felicitazioni”. Ad un anno dalla chiusura di quell’evento, i CCCP, ovvero Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici, Danilo Fatur, sono saliti sul principale palco cittadino per l’avvio della “Cerimonia Pubblica. Primo Atto di commiato e ringraziamento di CCCP” (spettacolo in esclusiva con la regia di Fabio Cherstich).
A seguire, un breve, intenso momento musicale, terminato con un’accorata esecuzione acustica di “Annarella”, con lei e Lindo uniti in una specie di passerella matrimoniale in uscita, tra i commossi applausi dei presenti. Un coup de theatre d’impatto a chiudere il commiato!
In sintesi, con la reunion dei CCCP è avvenuto il miracolo della celebrazione, invocata e riconosciuta dal pubblico vecchio e nuovo, senza che questa accusasse il puzzo marcescente delle operazioni comandate dall’alto, per ragioni diverse da quelle artistiche.
Ed ora? Ora è previsto un ultimo tour denominato “Ultima chiamata”. Alcune date in giro per l’Italia, in luoghi di rovine, concetto sottolineato da Ferretti.
Come ha specificato Massimo Zamboni all’inizio del “Commiato” non ci sarà un altro episodio: l’epica dei CCCP terminerà con queste cerimonie. Perché di cerimonie si tratta, prima e più che di concerti. Celebrazioni emozionali.
Loro ce l’hanno fatta. Hanno rivisitato i loro miti fondativi, le loro operazioni dirompenti e provocatorie. La loro estetica dissacrante e insieme ironica, capace di esterofilia sovietica, ammiccamenti occidentali (“Enjoy” il feat di Amanda Lear), ma insieme di radicamento culturale europeo e locale.
Si pensi alla stupenda “Madre”, riproposta durante lo spettacolo, come icona unitaria di tutta l’Europa estesa (anche alla Russia ortodossa). Si pensi alla stupenda copertina dell’ultimo “Epica, Etica, Etnica, Pathos”, dove viene immortalata Villa Pirondini a Rio Saliceto dal fotografo reggiano Luigi Ghirri.
Sul palco del Valli, dietro le poche, scarne ma ben strutturate intelaiature musicali del solo Zamboni (chapeau) e le litanie di Giovanni Lindo, sono cadute tutte le icone dei Presidenti dell’URSS (le stesse esposte in mostra) e tutte le bandiere degli Stati ex URSS. A dire che tutto finisce e tutto (de)cade.
Mi congedo con “La gigantesca scritta Coop” (cit. Vasco Brondi) una mia playlist dedicata a quel fenomeno musicale tellurico denominato prima CCCP poi CSI, con il rispetto e la stima dovuti a questi “geniali dilettanti in selvaggia parata”.
Recensioni necessarie #7
Alberto Padovani
(Photo Paolo Giorgio)



