Caro Direttore,
c’erano delle donne nell’Ultima Cena di Gesù? (leggi)
Il quesito che tu poni è veramente radicale per la religione cattolica.
Noi cattolici romani siamo vissuti, per i duemila anni trascorsi, in una reale e sostanziale discriminazione del femminile. Abbiamo risentito in questo l’influenza della religione ebraica, ma dobbiamo ammettere che nella Chiesa cattolica Romana la femmina ha vissuto un ruolo subalterno rispetto al maschio.
Lo ha vissuto per due ragioni: la prima, quella più evidente, perché non ha potuto mai accedere al sacerdozio; e c’è una seconda ragione, ovvero quella di non potersi sposare con un prete. Vige, a proposito di questa doppia discriminazione, una lunga sequela di attestazioni testamentarie, dalle quali si può desumere un ruolo subordinato della donna rispetto all’uomo.
Ora, come tu sostieni, per la femmina sarebbe definitivamente rotto il tetto di cristallo rispetto all’accesso al sacerdozio cattolico, se all’ ultima cena avessero preso parte non solo i dodici apostoli ma anche altri discepoli e discepole?
† La morte in croce nei Vangeli: la sconfitta di Gesù, il trionfo di Cristo (di Andrea Marsiletti)
Sul piano dell’interpretazione testamentaria non mi pare che potranno venir meno gli ostacoli che finora hanno impedito alla donna di avere ruoli pari all’ uomo nella chiesa cattolica Romana. È però indubbio che si aprirebbe un nuovo flusso di pensiero, se il comandamento evangelico di Gesù Cristo: “fate questo in memoria di me” fosse stato rivolto con certezza anche alle donne nell’Ultima Cena.
Non ho la competenza per poter dire se questo accertamento e approfondimento testuale e dottrinario sia mai stato fatto nei secoli trascorsi, ma mi pare, come ho detto all’ inizio, una questione radicale.
Meno radicale, invece, è la stessa questione in merito al matrimonio dei diaconi, presbiteri e vescovi. Qui già il Papa ha parlato di regola e non di dogma, perciò di un impedimento che potrebbe essere eliminato indipendentemente dalla presenza o meno di donne all’ Ultima Cena. Tuttavia questa loro presenza potrebbe integrare pienamente la dignità femminile, la cui mancanza rende sostanzialmente impuro il rapporto carnale del prete con la donna.
Infatti, se noi andiamo a scrutinare i motivi che hanno determinato di volta in volta nei vari Concili Ecumenici la “regola” del celibato, vi troviamo preminente l’effetto della contaminazione della purezza e della castità del prete causato dal rapporto coniugale e sessuale con la donna.
Cioè viene nei fatti ribadito che la donna è carnalmente contaminante, ma lo è anche spiritualmente. Non esiste amore platonico che tenga.
Potrà reggere a lungo questa concezione della donna e della sua possibilità di contaminare a causa del rapporto carnale e sessuale? Credo di no, non potrà durare.
E penso anche che questo tabù sarebbe ben presto eliminato qualora fosse accertata, testualmente e nella dottrina, la presenza delle donne nell’ Ultima Cena.
Rodolfo Marchini

