Bonetti e De Vanna (Pd) rispondono a Bocchi (FdI): “Basta attacchi alle donne!”

di UG

“In Emilia-Romagna non c’è un problema per le donne che intendono abortire, con la pillola Ru 486 oggi l’Emilia-Romagna consente l’aborto a domicilio, si consente a una donna di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone”.

Lo ha detto, dai banchi del consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, il consigliere di Fratelli d’Italia Priamo Bocchi, nell’ambito della discussione di una mozione sull’interruzione volontaria di gravidanza.

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Basta attacchi alle donne, basta con un sessismo colpevolizzante che, nel tentativo di colpire una legge dello stato – la 194 – mette al centro della discussione le legittime scelte delle donne, le umiliano, banalizzando e sminuendo percorsi di scelta liberi e consapevoli. Il diritto di aborto è ormai da tempo in pericolo nel nostro Paese, sia sul piano del dibattito politico, sia sul piano applicativo con una percentuale di medici obiettori che si assesta intorno al 63,4%, un dato peraltro vecchio, perché risalente al 2021 (ultimo disponibile dall’Istituto superiore di sanità). Un dato che parla di migrazioni forzate da parte delle donne per ricorrere a questa procedura in strutture fuori regione, di un carico di lavoro posto solo sulle spalle dei medici non obiettori (e del personale sanitario) di rallentamenti, spesso farraginosi, per ottenere l’applicazione di una legge dello stato. L’attacco all’aborto farmacologico, tecnica meno invasiva, prescritta da personale medico qualificato e con costi di applicazione decisamente inferiori per il nostro sistema sanitario, racconta qualcosa di molto diverso dalla preoccupazione per i potenziali rischi per la salute delle donne. Nelle parole pronunciate dal consigliere regionale di FdI emiliano Priamo Bocchi – che da un ruolo istituzionale attacca vergognosamente una legge dello Stato – emerge un giudizio morale, assolutamente non richiesto, sulle scelte delle donne, una stigmatizzazione che vedrebbe nell’aborto farmacologico una soluzione di “comodo” per la donna, quasi che esistesse davvero, nel nostro Paese (che ricordiamo ha uno dei tassi di abortività più bassi a livello globale) una tendenza delle donne a ricorrere all’aborto come contraccettivo. L’aborto è una scelta della donna, frutto però di un rapporto che ha visto coinvolto un partner, sempre deresponsabilizzato nei discorsi sessisti, come se non fosse stato attivamente coinvolto in una mancata contraccezione. Non si parla mai di accesso alla contraccezione, dei suoi costi, della fatica dei consultori, delle difficoltà per chi deve ricorrere alla contraccezione d’emergenza, della carenza di informazioni, del peso socio-culturale che una linea di pensiero arcaica e retrograda ha nel continuare a diffondere la cultura della colpa. L’aborto non è una colpa. Le donne, su cui spesso ancora ricade tutto il peso della responsabilità in termini di salute riproduttiva, hanno il diritto di scegliere sul loro corpo. Ed è veramente svilente constatare che, se per gravidanza occorrono due persone, sia sempre e solo sulla donna che ricade lo stigma sociale di un eventuale aborto. Dobbiamo essere vicine e vicini alle donne che si trovano a fare questa scelta, tutelandone la libertà e diffondendo una cultura di discussione e responsabilità condivisa sul tema della salute sessuale, sostenendo i consultori e, come avviene nella nostra regione, la contraccezione gratuita per le più giovani. Il resto appartiene al secolo scorso, a un mondo che non deve mai più tornare, in cui le donne perdevano la vita in aborti clandestini o affrontavano sofferenze fisiche e psicologiche estreme, di cui evidentemente una certa politica non ha alcuna consapevolezza.

Caterina Bonetti, assessora ai diritti e pari opportunità del Comune di Parma 

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Le parole del Consigliere Bocchi sono di una gravità inaudita, sia per il merito che per la brutalità con cui sono state pronunciate nell’aula di un’istituzione pubblica. Si tratta di un attacco inaccettabile, violento e irresponsabile, contro la dignità delle donne e il diritto all’autodeterminazione.

Non possiamo permetterci di tornare alla stagione degli aborti clandestini né possiamo sottrarci alle possibilità che la medicina ha messo a disposizione mediante l’aborto farmacologico, più sicuro per le donne che compiono questa difficile e sofferta scelta.

Il tentativo di colpevolizzare chi esercita un diritto, insinuando immagini morbose e disumanizzanti, è un’offesa non solo alle donne ma anche alla decenza del dibattito pubblico. L’approccio di Bocchi è il volto di un oscurantismo pericoloso, che vorrebbe riportare il nostro Paese ai tempi in cui le donne erano costrette a mettere a rischio la propria vita e la propria salute.

È ben documentato il fatto che l’introduzione di limiti ai percorsi di interruzione volontaria non riduce affatto il numero di aborti, ma costringe le donne a ricorrere all’aborto clandestino. Il mantenimento della piena autonomia e della libertà di scelta delle donne in gravidanza è essenziale per garantire la protezione del loro benessere fisico e psichico sia a breve che a lungo termine.

Il Partito Democratico di Parma continuerà a battersi con forza per difendere il diritto all’aborto sicuro. E auspica che anche tra le fila della destra ci siano uomini e donne capaci di alzare la voce contro certe derive pericolose. Perché i diritti delle donne sono diritti di tutti.

Francesco De Vanna, coordinatore Pd Parma


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