Una corsa contro il tempo, tra barriere anti-cinghiali, cani molecolari e strategie chirurgiche di contenimento. La lotta alla peste suina africana (Psa) si gioca su più fronti, e oggi Parma è diventata il cuore del coordinamento. Nella sede della Provincia si è tenuto un vertice operativo con il commissario straordinario per l’emergenza, Giovanni Filippini, che ha illustrato numeri, risultati e nuove azioni per fermare il virus che minaccia allevamenti, economia e ambiente.
A fianco del Commissario, rappresentanti istituzionali, sanitari e produttivi, in un confronto serrato che ha messo al centro il destino del comparto suinicolo – colonna portante dell’economia emiliana – e la necessità di un approccio scientifico, rapido e condiviso.
All’appuntamento hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco di Parma Michele Guerra, il presidente della Provincia Alessandro Fadda, gli assessori regionali Massimo Fabi (Sanità) e Alessio Mammi (Agricoltura), insieme ai primi cittadini dei Comuni del territorio, rappresentanti di Ausl, Università, Unione Industriali, sindacati e Polizia Provinciale.
Calano i casi in Emilia-Romagna: -50% in un anno
Durante il suo intervento, Filippini ha tracciato un quadro aggiornato dell’emergenza Psa. In Emilia-Romagna si registra un calo del 50% dei casi rispetto al 2024. Nonostante i segnali incoraggianti, ha sottolineato, il contesto resta delicato: 148 focolai sono attualmente attivi nella regione, concentrati soprattutto nel piacentino, ma anche in alcune aree del parmense, come Fornovo e Corniglio.
Un risultato che il commissario attribuisce all’efficacia di un mix di misure: l’impiego di cani molecolari per la localizzazione delle carcasse, l’installazione di barriere di contenimento, il monitoraggio costante e il ricorso a strategie di depopolamento selettivo dei cinghiali, mirato a evitare la propagazione del virus.
Significativo il dato sulle carcasse ritrovate: crescono quelle rinvenute dagli operatori sul campo, mentre calano le segnalazioni da parte della cittadinanza. “Un indicatore chiaro dell’efficacia del sistema di controllo attivo”, ha commentato Filippini.
Una strategia su cinque livelli
La risposta alla Psa, ha spiegato il commissario, si basa su un sistema di zonizzazione articolato su cinque livelli, a seconda della vicinanza ai focolai e della mobilità della fauna selvatica. Nelle aree più critiche si punta su bonifiche rapide e cani molecolari, mentre nelle zone intermedie si intensificano catture e attività venatorie. La zona più esterna, la quinta, prevede interventi di abbattimento massivo per contenere l’espansione del virus.
Filippini ha chiarito che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, nelle aree più colpite non si ricorre ad abbattimenti indiscriminati, per evitare la dispersione dei branchi e quindi un’ulteriore diffusione del virus.
Parma: barriere sulla SS12 e controlli mirati
Per quanto riguarda il parmense, il commissario ha annunciato l’avvio di una nuova fase operativa. “L’intervento principale – ha dichiarato – è il posizionamento di una barriera lungo la SS12 Modena-Lucca, grazie a un accordo tra Emilia-Romagna e Toscana, che si conferma cruciale per contenere i focolai in espansione nella zona”.
A questo si aggiungeranno le attività di sorveglianza ambientale, condotte da unità cinofile specializzate, in collaborazione con la Polizia Provinciale e i cacciatori locali. Sono previste ispezioni settimanali nei parchi dei Cento Laghi e dell’Appennino Tosco-Emiliano, nelle aree a rischio allevamenti e in altre zone sensibili.
Il sindaco Michele Guerra ha definito l’incontro “un momento importante di confronto”, sottolineando come l’accesso a risorse dedicate e la chiarezza sulle misure future siano elementi centrali per affrontare l’emergenza: “Le risorse, come ci è stato detto, ci sono e vanno spese in tempi brevi per arginare il più possibile il propagarsi della Psa”.
Sulla stessa linea il presidente della Provincia, Alessandro Fadda, che ha voluto rassicurare gli amministratori locali: “Lo spostamento della barriera dal confine con Parma a quello con Reggio Emilia e Modena non comporterà una riduzione dell’attenzione verso il nostro territorio. Le risorse ci sono e la Provincia continuerà a fare la sua parte, con il contributo fondamentale della Polizia Provinciale”.
Tutelare la filiera suinicola
L’obiettivo, hanno ribadito tutti i partecipanti, è duplice: proteggere la salute animale e ambientale, ma anche tutelare il settore agroalimentare, che nella provincia di Parma rappresenta un asset economico strategico. Con oltre 600 mila suini allevati e una filiera di trasformazione di eccellenza, una diffusione incontrollata della PSA avrebbe conseguenze disastrose per l’economia locale.
“La sfida – ha concluso Filippini – è mettere in campo una strategia capillare, fondata su evidenze scientifiche, in grado di salvaguardare al tempo stesso la sicurezza sanitaria e il cuore produttivo del nostro territorio”.

