“In Emilia-Romagna il diritto al suicidio medicalmente assistito è sospeso in un limbo giuridico che lascia senza tutela pazienti e sanitari. Dopo mesi di attesa, il Tribunale Amministrativo Regionale non ha ancora fissato l’udienza per discutere i ricorsi contro le delibere regionali che davano attuazione alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, riconoscendo il diritto all’autodeterminazione”. Interviene così il consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra Paolo Trande, sul tema del fine vita.
“Quelle delibere, in particolare la n. 194 del febbraio 2024, rappresentavano un passo avanti decisivo per la Regione, ma sono state impugnate da Forza Italia, dal Governo e da movimenti “pro-life”, bloccandone l’efficacia. Da allora, tutto è fermo.
Nel frattempo, il Parlamento discute un testo di legge nazionale giudicato da molti incostituzionale: un provvedimento che esclude il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale e subordina l’accesso al suicidio medicalmente assistito all’obbligo di cure palliative. “Una forzatura che nega i principi sanciti dalla Corte e svuota di senso il diritto al fine vita”, denuncia Trande.
L’incertezza normativa sta già producendo effetti drammatici. “Ogni caso rischia di trasformarsi in una battaglia legale – aggiunge Trande – costringendo persone gravemente malate a un percorso di dolore e attesa. È accaduto anche a Bologna, dove un paziente è morto tra sofferenze indicibili nell’attesa di una decisione del Tar”.
Il consigliere chiede una presa di posizione immediata del Tribunale: “Serve una pronuncia che ristabilisca chiarezza e permetta alla Regione di agire nel rispetto della Costituzione, come già avvenuto in Toscana e Sardegna. Non possiamo restare prigionieri dell’inerzia e dell’ipocrisia. Il diritto a un fine vita dignitoso e libero deve essere garantito ora”.