Aeroporto di Parma: le riflessione del pilota di linea parmigiano Luca Bocchialini

SMA MODENA
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Mi chiamo Luca Bocchialini, sono un pilota di linea e negli ultimi mesi ho avuto il piacere di collaborare a stretto contatto con il Consigliere Priamo Bocchi, nel tentativo di contribuire al rilancio dell’aeroporto “Giuseppe Verdi“ di Parma.

Le recenti notizie riguardanti il futuro dello scalo mi hanno profondamente colpito, al punto da sentire il bisogno di metter nero su bianco alcune riflessioni.

Con il consiglio e il sostegno del Consigliere Bocchi, mi permetto di condividere un breve articolo, scritto con il cuore prima ancora che con la penna.

Si tratta di un punto di vista personale, quella di un pilota, ma prima ancora di un parmigiano, dispiaciuto nel vedere una struttura così importante per il nostro territorio, lascia andare verso un destino che ritengo profondamente ingiusto.

 

† Il prologo del Vangelo secondo Andrea (di Andrea Marsiletti)

 

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In queste settimane, il destino dell’aeroporto “Giuseppe Verdi” di Parma è tornato al centro del dibattito pubblico. E non per buone notizie: si parla infatti della concreta possibilità che lo scalo chiuda, dopo il mancato aumento di capitale e l’assenza di una visione condivisa tra i soci della società di gestione.

Una prospettiva che, da cittadino e da professionista del volo, non posso che definire drammatica.

L’idea che Parma possa rinunciare al proprio aeroporto è assurda. Non può essere un’opzione nemmeno da prendere in considerazione. Siamo una città con un tessuto economico e produttivo ricco, sede di eccellenze agroalimentari, culturali e industriali riconosciute a livello mondiale. Un territorio che dovrebbe essere connesso, accessibile, attrattivo.

E invece ci troviamo a discutere se tenere in vita o meno un’infrastruttura fondamentale.

Non è solo una questione di orgoglio locale, ma di strategia nazionale e regionale.

L’aeroporto di Parma non è una cattedrale nel deserto. È, al contrario, un nodo logistico
potenzialmente cruciale per il Nord-Ovest italiano: baricentrico rispetto a Emilia, Lombardia e
Liguria, servito da un’ottima rete autostradale e ferroviaria, è in grado di raccogliere bacini d’utenza
anche al di fuori della provincia.

Eppure, anziché puntare a valorizzarlo, da anni si trascina tra incertezze gestionali, sottoutilizzo e occasioni mancate.

Quello che manca non sono le potenzialità, ma la volontà politica e imprenditoriale di trasformarlo in un polo competitivo. Serve un piano industriale serio, sostenibile, con investimenti mirati che rendano lo scalo interessante non solo come destinazione, ma anche come base operativa per le compagnie aeree. Questo significa creare occupazione stabile, generare indotto e offrire a chi lavora nel settore – me compreso – la possibilità di operare da e per la propria città, riducendo i costi e migliorando la qualità della vita.

Chiudere l’aeroporto significherebbe rinunciare a tutto questo.

Significherebbe dire addio a centinaia di posti di lavoro, ma anche a un’idea di Parma come città
moderna, europea, connessa al mondo.

Significherebbe accettare una sconfitta silenziosa, proprio nel momento in cui dovremmo dimostrare visione, coraggio e capacità di fare squadra.

Serve un intervento urgente da parte delle istituzioni locali, della Regione e del Governo. Serve un patto tra pubblico e privato per salvare lo scalo, ma non con soluzioni tampone: con un progetto chiaro, ambizioso, duraturo.
Parma non può restare a guardare. Parma deve volare.

Luca Bocchialini – Pilota di linea First Officer Boeing 737-800, 737-8200