Bello Figo relatore nella piazza di una Parma sempre più ignorante (di Andrea Marsiletti)

di Andrea Marsiletti

Venerdì 19 settembre il Festival di Open (il giornale fondato da Enrico Mentana), si legge sul portale istituzionale “WelcomeParma”, “con un talk alzerà il velo sul cantiere di Parma Capitale europea dei Giovani 2027. Ne parleranno in piazza l’assessora alle politiche giovanili Beatrice Aimi e Bello Figo, celebre rapper che vive proprio a Parma, in dialogo con Clara Dall’Aglio e Eleonora Urbanetto, membri del direttivo del Consiglio Locale dei Giovani di Parma.

Un esordio col botto di Parma Capitale europea dei Giovani 2027!

Sì, addirittura Bello Figo, rapper che abita a Parma, quello che canta le donne come oggetto sessuale dell’uomo, a colpi di banconote in “Sto skopando“, con tanto di catene d’oro al collo e di esibizione di macchine di superlusso a cui si chiede il prezzo ai follower, e di body shaming in “Cicciona” o di riferimenti razziali perchè lui vuole “solo fighe bianche“.
Sul proprio sito Open rilancia e ha l’ardire di annunciare “relatori di altissimo livello, vere sfide del futuro dell’Italia e del mondo“.

Un personaggio che ha costruito la propria notorietà sul nulla, viene elevato a oggetto di riflessione pubblica quasi fosse un fenomeno culturale. Ma qui non c’è arte, né satira: c’è solo il vuoto trasformato in spettacolo.

Bello Figo non si fa mancare nessuno stereotipo della subcultura che si spande sui social.

Una città che fa di Bello Figo un relatore sul tema di Parma Capitale europea dei Giovani 2027 fa ridere. O è l’inevitabile conclusione del declino di una Parma sempre più ignorante, che non è in grado di elaborare una nuova idea, che sia una, che non riesce ad andare oltre la ripetizione dei soliti schemi, delle solite litanie, del visto e stravisto. Il suo ceto intellettuale è incapace in trent’anni non tanto di un pensiero originale ma di una dichiarazione interessante meritevole di essere ricordata (se me ne citate una in qualsivoglia settore rivedo subito il mio giudizio). (leggi: 30 anni di parmigianità, di salotti della “Parma che conta”, di nulla – di Andrea Marsiletti)

Non c’è nulla di rivoluzionario in Bello Figo, che altro non è che il frutto della decadenza della cultura borghese dominante, dello status quo, dell’instupidimento delle masse, del culto del denaro che compra le donne, le macchine, le collane d’oro, o del successo che ti consente di avere una o più “fighe bianche” in bikini a bordo piscina.

Questa è una città che mette sul palco di Piazza Garibaldi un uomo che insulta la dignità delle donne, diffondendo gli sterioticpi più beceri e volgarità, ma che poi, in occasione della festa delle donna, fa i cortei e i convegni contro gli stereotipi di genere, proclamando (giustamente) che è dalla diffusione degli stereotipi di genere accettata senza colpo ferire che nascono la discriminazione e la violenza sulle donne.

Qualcuno che aveva titolo per giudicare, le parole più sprezzanti le rivolse proprio agli ipocriti.

Il problema, in realtà, non è Bello Figo, che è stato capace di fare soldi con le sue volgarità, ma chi mette l’ignoranza in cattedra, chi lo chiama, chi lo riconosce, chi lo usa per riempire una piazza trasformando lo squallore culturale in attrazione.

Ma il colmo si raggiunge quando lo si fa parlare dei giovani. Come se la generazione di domani dovesse essere interpretata attraverso il filtro della banalità di questo personaggio, riducendo l’esperienza giovanile a slogan macisti, edonistici e consumistici.

Ma Parma, sempre più vecchia e spenta intellettualmente, lo accoglie come un luminare della gioventù, come una ventata di freschezza.

Sono sicuro che la città risponderà alla grande alla chiamata di Bello Figo e che per l’occasione piazza Garibaldi sarà strapiena di gente.

Mettere sul palco Bello Figo non racconta lui, racconta noi, racconta Parma.

Andrea Marsiletti

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