
Se cercate un viaggio capace di portarvi fuori dal tempo e al contempo nel presente, la Bielorussia è la destinazione giusta.
Qui l’atmosfera sovietica non è un ricordo sbiadito, ma una presenza viva che si respira ovunque. Minsk affascina con i suoi viali monumentali, le piazze smisurate e i palazzi che raccontano la grandeur socialista.
Qui la polizia politica si chiama ancora KGB, ed è attiva, con la sua sede lungo viale dell’Indipendenza (vedi foto sotto), la strada principale di Minsk, agli ordini del presidente Lukashenko che da trent’anni guida l’ultima Repubblica sovietica.

In Bielorussia anche la democrazia è “sovietica”. Diceva Lenin: “Quando esiste lo Stato, non vi può essere libertà. Quando vi è libertà non vi può essere lo Stato“. Oppure, con parole più politicamente corrette (per gli standard leninisti), “La libertà è un bene così prezioso che va centellinato.“
Nei centri sopravvivono mosaici di propaganda, statue di Lenin (nei luoghi più evocativi anche di Stalin) e murales che sembrano usciti da un’altra epoca. La metropolitana, con le sue stazioni solenni che inneggiano alla grandezza del popolo, custodisce il fascino di un passato che altrove è stato cancellato. Passeggiare per i mercati, assaggiare i prodotti tipici (patate) e osservare il ritmo lento della vita quotidiana significa vivere un autentico tuffo negli anni dell’Unione Sovietica.

La Bielorussia è un’esperienza unica: un museo a cielo aperto che permette di respirare, ancora intatta, l’anima dell’Est.
Non ci sono voli diretti per Minsk. Sono arrivato in Bielorussia volando su Vilnius in Lituania, e poi da lì verso Minsk in pullman.

Ho un pò di preoccupazione per la famigerata frontiera Bielorussia. Sul web si legge che si può attendere dalle 2 alle 30 ore. L’albergatrice dell’hotel di Vilnius, cercando di scoraggiarmi a entrare, mi dice che il giorno prima una persona aveva atteso 48 ore. Uhhhhhhh, che paura! La ragazza non ha capito niente: sono lì apposta, figuriamoci se le sue parole incattivite con l’URSS avrebbero potuto farmi cambiare idea. Era più facile che Lukashenko e Putin si consegnassero alle prigioni di Zelensky, che io rinunciassi ad andare in Bielorussia.
Il bus per Minsk parte alle 9 dalla stazione di Vilnius. Nella capitale lituana tutti gli autobus cittadini proiettano accanto al numero della linea la scritta “Vilnius loves Ukraine”.
Prima di salire sul pullman per Minsk mi accerto che sul nostro pullman non ci sia quella scritta. Non mi sembra il caso di partecipare a una missione dimostrativa in Bielorussia, o suicida, per essere più espliciti.

Siamo gli unici stranieri sul bus. Ho l’impressione che gli altri fossero persone che stavano andando o tornando a Minsk per motivi familiari.
Dopo un’ora si arriva sul confine.
Il pullman viene controllato dai militari lituani, che ci fanno scendere dal bus. Il nostro è l’unico mezzo che stava entrando. La dogana è deserta. C’è solo un militare a controllare i passaporti e un paio di soldatesse a scandagliare le valigie.

Dopo circa un’ora passiamo la frontiera lituana, e dopo cento metri entriamo in quella bielorussa.
Qui purtroppo non si possono scattare foto. E non mi sembra il caso di trasgredire a questo ordine. Un soldato sale sul nostro pullman, ci chiede il passaporto e controlla con una pila che nessuno si nasconda sotto le poltrone.
Poi ci fanno smontare.
Ci dividono in due file per la verifica dei passaporti e delle valigie.
Sulla parete sono affisse varie raccomandazioni o disposizioni. Rigorosamente tutto in cirillico, per me incomprensibile. Accetto implicitamente tutto. Mi sto consegnando nelle loro mani.
Il militare guarda il mio passaporto con una lente d’ingrandimento, digita qualcosa sul computer, mi scatta una foto. Non mi chiede nulla, e con gli occhi mi dice di procedere. Mi aspettavo mi ponesse qualche domanda. Mi ero preparato delle risposte, che altro non erano che la verità. Poi, ripensandoci, mi rendo conto dell’ingenuità del mio stupore: qualche giorno prima avevo prenotato all’hotel Minsk. Mi aspettano e sanno già tutto di me. Sono inoffensivo. Forse l’unica cosa che non gli torna è perché il Quinto Evangelista abbia tutta questa voglia di andare a Misnk, in terra socialista, al più ortodossa. Giovanni era andato a Efeso in Turchia, Marco ad Alessandria d’Egitto, Matteo in Etiopia, Luca in Grecia. Nessuno a Minsk.
VANGELO SECONDO ANDREA
- † E Gesù disse: “Voi siete Dio in Dio” [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Gesù incontra il sodomita [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Il dialogo tra la luce e il mistero, tra Maria e Giuda [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Maria assurge in cielo, senza angeli, con la nebbia che si fa luce [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Gesù incontra Maria Maddalena sulla riva del lago di Tiberiade [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Il prologo del Vangelo secondo Andrea (di Andrea Marsiletti)
Abbiamo a disposizione 15 minuti per fare qualche acquisto al Duty Free bielorusso, che fotografo di nascosto.

Approfitto per recarmi in un ufficio per stipulare l’assistenza sanitaria obbligatoria per entrare in Bielorussia: se non ricordo male, 2 euro al giorno.

Si alzano due o tre sbarre. Ci fanno passare.
In tre ore abbiamo fatto tutto, alla faccia dell’albergatrice lituana menagrama.
Bielorussia, sono tuo!
Andrea Marsiletti