Bimbi (M5S): “Il modello di Parma è quello di Amazon?”

di UG

“L’attesa nel presente è il futuro che si presenta a mani vuote.”
(cit Michelangelo Buonarroti)

Quasi ogni giorno a Parma, tra le entusiastiche dichiarazioni di riaperture generali e quindi di ritorno alla vita, nuove prospettive di sviluppo economico si palesano (in una fase di auspicabile ed auspicata uscita dal peggio che finora il contagio COVID 19 ci ha riservato) e paiono essere tali dal far ritenere l’approssimarsi di un più roseo futuro per i nostri concittadini, indipendentemente che il loro lavoro possa essere svolto in qualità di dipendente oppure di piccolo, medio o grande imprenditore, dopo tanti sacrifici e dopo varie fallaci prospettive riscontrate nel passato ante lockdown.

Tra queste ultime, una appare fugacemente al novero della autorevole stampa locale: a Parma aprirà una struttura logistica (magazzino di stoccaggio) di proprietà di una delle major mondiali del e-commerce, AMAZON.

La struttura, che avrà un’estensione di circa 11.000 mq, sorgerà in città, in Via G. Schiapparelli, zona interessata anche dalla presenza dal centro commerciale Parma Retail e da un quartiere artigianale. La struttura logistica sarà punto di riferimento per servire la clientela residente a Parma, Piacenza, Modena e Reggio Emilia.

Secondo quanto previsto al momento, il nuovo magazzino sarà aperto nell’autunno 2020 e porterà, in circa 3 anni dall’avvio, alla creazione di lavoro per ben 100 risorse. Le assunzioni Amazon a Parma avverranno sia in forma diretta, con contratto effettuato dall’azienda, che in forma indiretta, con rapporto lavorativo stipulato con le aziende di delivery che effettueranno le consegne. In entrambi i casi, è previsto l’inquadramento degli assunti con contratto a tempo indeterminato.

Con la costruzione del nuovo centro di smistamento, Amazon andrà a rinforzare ulteriormente la propria presenza in Emilia Romagna, regione in cui è già attiva dal 2011 con 4 centri di distribuzione e smistamento, situati nelle province di Bologna, Piacenza e Rimini. Complessivamente, le strutture operative nel territorio regionale danno lavoro a circa 1.800 persone.

Ma la multinazionale statunitense, fondata ed amministrata dal 56enne Jeffrey Preston Bezos (Secondo Forbes, ad aprile 2020 è la persona più ricca del mondo con un patrimonio stimato di 147,3 miliardi di dollari che ne fanno l’uomo più ricco del XX e XXI secolo), forte del regime di trascurabile tassazione di cui gode (a tutt’oggi la famosa legge sulla WEB TAX, che ne inflazionerebbe i cosmici utili, è ferma in sede di Parlamento Europeo, mentre risulta aver chiuso nel Dicembre 2017 un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate pagando € 100 milioni per i mancati versamenti dal 2011 al 2015) e della propria potenza economica (nonostante sia coinvolta in una delicata indagine antitrust del Congresso americano, come già Google e Facebook, che vede anche Amazon accusata effettuare utilizzi indebiti delle dati sensibili raccolti a fini di monopolio commerciale) non ha scelto solo di aprire nuove strutture a Parma.

Nella stessa data in cui Parma (capitale delle Cultura 2020 e 2021) scopre di essere negli interessi di del monopolio mondiale della logistica, AMAZON (nonostante una già esistente rete italiana che annovera 23 centri e 5600 dipendenti) rende noto che ha ambizioni identiche e quindi contemporanee a:

Spilamberto (MO), 200.000 mq di superficie dove da mesi comitati di cittadini urlano al disastro ambientale, protestando per il notevole consumo di suolo e per l’inquinamento derivante dagli stimati 2000 automezzi mensili in più su strade inadeguate e già congestionate;
Castelguglielmo & San Bellino (RO), 189.000 mq di superficie per 900 dipendenti complessivi;
Catania, simile a quello di PR in dimensioni e previsioni di organico;
Colleferro (RM), 500 nuovi posti di lavoro e 60.000 mq di superficie per un stabilimento che servirà il Lazio ed il Sud Italia;
Pisa, simile a quello di PR in dimensioni e previsioni di organico;
Genova, simile a quello di PR in dimensioni e previsioni di organico;
Mentre l’attuale network logistico già sviluppato a livello nazionale intorno a quattro grandi centri di distribuzione: Castel San Giovanni (PC), Vercelli, Passo Corese (in Lazio) e come ultimi arrivati quello di Torrazza Piemonte che rappresenta il prototipo di centro robottizato con le piattaforme Amazon Robotics e quello di Santarcangelo di Romagna;
Questi centri hanno una superficie coperta intorno ai 100mila metri quadri e occupano da 600 a 1.200 addetti. (Fonte IL SOLE24ORE).

Dal 2010 (anno del proprio sbarco in Italia) ad oggi, ogni anno AMAZON pare investire sempre di più sul nostro territorio ed in condizioni di scarso controllo anti trust e visione strategica di insieme (in linea con quanto fatto a livello europeo e con buona pace di quei “detrattori” che ne prevedono un imminente flessione finanziaria).

Tutto ciò, dopo che da anni emergono lamentele dagli USA all’Europa per le stringenti condizioni lavorative a cui i dipendenti sono soggetti (i cui diritti di lavoro vengono mutuati – in nome dell’efficientamento qualitativo, secondo AMAZON – dall’introduzione di ausili elettronici e normativi interni di “innovativa” concezione) o come, ultimamente, le proteste sindacali nella sede di Castel San Giovanni (PC) emerse alla luce delle carenti misure aziendali in termini di presidi sanitari anti COVID 19 a tutela dei propri dipendenti (di prossima discussione in sede di Consiglio Regionale emiliano-romagnolo).

Va detto che il lungimirante pubblico filantropismo locale del gruppo AMAZON a sostegno (ad esempio) delle nostre scuole, certamente non irrigidisce, ma piuttosto ammorbidisce il giudizio dei nostri pubblici amministratori, quando devono valutare la cessione di ettari del territorio da loro amministrato in cambio di pochi posti di lavoro come contropartita.
Va detto anche che tali ultime sedi logistiche (checché se ne possa pensare anche in termini di razionalità) siano da ritenersi, di fatto, oramai realizzate (il loro compimento, in perfetto sincronismo, è previsto in effetti entro l’anno in corso, il cui primo semestre sta per essere traguardato).

Dando per scontato quali siano gli evidenti e lecitamente ambizioni piani di sviluppo di AMAZON, rimangono tuttavia numerose le questioni che, a più ampio respiro, andrebbero analizzate nel nostro Paese e (perché no?) nel nostro Comune, pur nel confermare che l’innovazione della logistica è ormai inderogabile da anni nel nostro Paese, come l’esperienza COVID-19 ci ha confermato.

Qual è la visione di sviluppo economico che vogliamo sposare?

In altre parole, che cosa riserva il prossimo futuro a tutti quegli esercenti locali e piccole/medie imprese (librerie, negozi di accessori di infinita varietà, aziende di arredamento di ogni tipo, rivendita di strumenti musicali, di musica, di elettronica, ecc.) che vengono già ora messi a dura prova in termini di praticità, varietà di offerta, tempi di consegna e (soprattutto) prezzi per loro difficilmente comparabili con quelli di AMAZON (si noti che è volutamente escluso il paragone qualitativo)?
Se tutta Europa da anni ha virato le proprie direttiva sull’incentivazione del trasporto su rotaia (enormemente più economico ed ambientalmente sostenibile), il nostro futuro è quello di inflazionare i nostri assi viari autostradali, provinciali e comunali con altri milioni di automezzi che si muovono su gomma per spostare e consegna pacchi provenienti da tutto il globo terracqueo?

Il futuro di ogni società di gestione aeroportuale in crisi economica nell’amministrazione delle rotte di traffico civile di ogni città, è forse quello di aprirsi al traffico merci, inondando i cieli del nostro Bel Paese di giganteschi, inquinantissimi e rumorosissimi aerei cargo?

E’ questo modello di sviluppo che la città di Parma, sede dell’EFSA (autority alimentare europea), epicentro economico della Food Valley e capoluogo della Cultura 2020 (e 2021) intende far proprio?

Esiste un modo per rendere meno alla mercè del globalizzante ed economicamente arrogante opportunismo bezosiano il futuro della logistica del nostro Paese? Oppure, come accade in ogni Comune (a maggior ragione se, come oggi, pressato dalla crisi economica derivante dal lockdown), è corretto che apparentemente senza una logica strutturata (ad esempio adeguando i nostri RUE = Regolamento Urbanistico ed Edilizio), sia preda del potentato economico americano e multinazionale di chi si presenta coi soldi sull’unghia per fare campagna acquisti e colonizzazione economica sui nostri territori, con buona pace della loro vocazione identitaria?
Sono appena trascorse le celebrazioni del 74° anniversario della Repubblica Italiana, tutti noi ci auguriamo che il più profondo significato etimologico del termine “REPUBBLICA” possa rimanere intonso ancora a lungo.

Auguri a tutti!

Patrizio Bimbi
Consigliere Comunale M5S Sala Baganza

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