
Nel 2023 si sono rivolte al Centro Antiviolenza 351 donne che hanno subito violenza, tra queste 284 erano nuovi contatti, mentre le altre 67 hanno proseguito un percorso iniziato in anni precedenti.
Le donne accolte sono aumentate del 18% rispetto all’anno precedente.
Le violenze segnalate agli operatori del Centro sono principalmente psicologiche (269), fisiche (204), economiche (158) e sessuali (65).
Tra le nuove donne che si sono rivolte al Centro Antiviolenza in questo periodo di tempo, 185 avevano figli e figlie di cui il 78% ha subito violenza insieme alle madri o vi ha assistito.
La maggior parte delle donne che hanno chiesto supporto al Centro Antiviolenza, durante lo scorso anno, era italiana (65%).
Il Centro Antiviolenza gestisce quattro case rifugio, di cui due per situazioni che richiedono un inserimento in emergenza e che avviene tramite la segnalazione di Servizi Sociali, Forze dell’Ordine e Ospedali tramite una reperibilità h24 365 giorni l’anno.
Complessivamente le donne ospitate nelle case rifugio nel 2023 sono state 64 e 75 il numero di figli e figlie.
“Molte donne che si rivolgono a noi iniziano un percorso di uscita dalla violenza e di recupero della loro autonomia e libertà: sono sopravvissute alla violenza e stanno combattendo, spesso, anche con il pregiudizio delle istituzioni con cui devono confrontarsi – spiega Samuela Frigeri, presidente del Centro Antiviolenza –“.
“È per questo che vogliamo che l’8 marzo sia una data di riflessione e di lotta, una data che ci costringe fermarci e interrogarci sulla condizione della donna, su quali siano le prospettive di libertà, autonomia e autodeterminazione, per individuare e provare ad affrontare i tanti pregiudizi sulle donne e sulle sopravvissute alla violenza quando trovano il coraggio di chiedere aiuto o di denunciare o rivolgersi all’autorità giudiziaria, forze dell’ordine o alle istituzioni per trovare ascolto e sostegno – prosegue Frigeri -”.
“Purtroppo, ancora, i racconti delle donne che incontriamo quotidianamente ci confermano i timori che il Comitato Cedaw riporta del proprio report annuale pubblicato il 19 febbraio 2024.
Nel riferire i risultati della nuova indagine sull’Italia, ancora una volta, il Comitato ha espresso le proprie preoccupazioni per come le istituzioni si relazionino con le richieste di aiuto delle donne, su come tuttora le donne siano spesso oggetto di pregiudizio e quindi il comitato ha espresso importanti raccomandazioni al nostro paese – conclude Frigeri”.
Il Comitato Cedaw chiede di: “Rafforzare la formazione dei professionisti in ambito giudiziale e legale nonché affrontare i pregiudizi giudiziari di genere e prevenire la vittimizzazione secondaria delle donne. E di garantire, attraverso formazione continua e obbligatoria di giudici, pubblici ministeri, funzionari di polizia e altri funzionari incaricati dell’applicazione della legge, che gli ordini di protezione siano effettivamente applicati e monitorati, con sanzioni in caso di mancata osservanza”.
In tema di affidamento dei figli minori nel corso delle separazioni personali dei coniugi, in presenza di situazioni di maltrattamento o violenza, il Comitato ha espresso preoccupazione e raccomanda di “garantire che i tribunali diano il giusto peso alla storia di violenza di genere quando decidono sull’affidamento dei figli o sui diritti di visita, e fornire una formazione obbligatoria e continua a giudici, avvocati e servizi minori a questo proposito”.
Da sempre la principale preoccupazione del Centro Antiviolenza è che la donna venga creduta, che la sua parola non sia costantemente messa in dubbio, ed è per questo che da tempo il Centro Antiviolenza di Parma cerca di contrastare la vittimizzazione secondaria che tuttora spinge molte donne a non chiedere aiuto, a non denunciare preferendo attendere e sopportare convinte che non troveranno aiuto ed ascolto.
Per far emergere il fenomeno della violenza contro le donne nella sua drammatica realtà, per contrastare il fenomeno devastante dei femmicidi uscendo da un’ottica distorta di presunta emergenza occorre dimostrare alle donne che chiedere aiuto e denunciare non sarà per loro l’inizio di un percorso a ostacoli in cui la loro parola verrà costantemente messa in dubbio.
Vogliamo ricordare a tutti, alle istituzioni, alla collettività con le parole di Marcela Lagarde che “il femminicidio implica norme coercitive, politiche predatorie e modi di convivenza alienanti che, nel loro insieme, costituiscono l’oppressione di genere e simbolica delle donne”.
Per tutti questi motivi l’8 marzo 2023 saremo in piazza partecipando alla manifestazione “L’8 marzo saremo in piazza perché… siamo capaci di scegliere!” voluta e sostenuta da tante realtà che si occupano di donne e di diritti per rivendicare il diritto delle donne di essere libere di decidere.
Invitiamo inoltre i cittadini il 23 marzo alle 21 allo spettacolo, patrocinato dal Comune di Parma, che si terrà alla Casa della Musica – Sala dei Concerti “Del mio dolce ardor – Vita di Artemisia Gentileschi” con la partecipazione di Maria Antonietta Centoducati attrice, Annalisa Ferrarini soprano, Carla They arpista. Testo di Maria Antonietta Centoducati.
L’ingresso è libero.