Centro Antiviolenza di Parma: “Continua a crescere il numero di donne che si rivolge a noi”

di Andrea Marsiletti

L’Italia, ancora una volta, pochi giorni fa, è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea perché, nonostante la vigenza di numerose leggi che affrontano e offrono strumenti per il contrasto al fenomeno della violenza maschile sulle donne, non è in grado, con le proprie istituzioni, con i soggetti preposti alla tutela e sostegno alle donne di riconoscere la violenza e di sostenere le donne ed i loro figli nei percorsi di uscita, di fare una valutazione del rischio e di mettere in atto azioni di tutela efficaci.

Ancora una volta l’Italia ha dato prova di violare sistematicamente, nei percorsi giudiziari e non solo, gli obblighi che la Convenzione c.d. di Istanbul impone al nostro paese (come a tutti i paesi che l’hanno ratificata facendola divenire norma viva e vincolante) in materia di contrasto alla violenza di genere e in tema di violenza domestica.

Ancora una volta (le sentenze di Condanna dell’Italia si ripetono nel tempo, dal 2017 -Talpis VS Italia – sino ai giorni nostri) una donna che ha raccontato delle violenze patite dal marito e padre del proprio figlio in sede giudiziaria, non è stata creduta, il suo racconto sminuito e nel processo civile sono state disconosciute le dinamiche della relazioni violente, la violenza è raccontata come conflitto e, nonostante la gravità delle condotte, il maltrattante è stato assolto in sede penale: gli stereotipi e i pregiudizi sulla violenza domestica che permeano gli organismi preposti al contrasto alla violenza hanno impedito di adottate misure (previste e disciplinate dalla legge) di tutela della donne e del figlio adeguate.

Non possiamo non chiederci se l’Italia abbia veramente desiderio di agire e di contrastare il fenomeno della violenza contro le donne o se quei pregiudizi, quelle stereotipi che accompagnano la nostra quotidianità (lasciano senza parole le ultime dichiarazioni di personalità politiche di rilievo nazionale) e che ci raccontano le donne anche nei percorsi di uscita dalla violenza (le denunce sono strumentali, le donne vogliono solo vendicarsi, vogliono rovinare economicamente il padre dei loro figli, vogliono sottrarre i figli ai padri ecc.) sono tuttora l’unico modo di leggere e di raccontare le violenze domestiche (e non solo).

Il comitato di specialiste ed esperte del Consiglio d’Europa (Grevio), negli anni ha rimarcato la propria preoccupazione per persistenza di stereotipi e di pregiudizi nel sistema di tutela (giudiziaria e non solo) ha suggerito strategie diverse (la formazione della magistratura, dei Servizi Sociali, delle FFOO ecc.) eppure, ogni anno, le donne che si rivolgono al Centro riportano esperienze in cui si rintracciano molti deli aspetti evidenziati nelle sentenza che abbiamo richiamato.

I numeri delle donne che si sono rivolte al Centro Antiviolenza di Parma ci raccontano di un fenomeno costante che rispecchia quanto accade nel resto del paese e non accenna a diminuire: nel decennio 2014‑2024 il numero di donne accolte è cresciuto complessivamente del 53%, considerando il confronto tra il primo e l’ultimo anno.

Il trend di crescita ha interessato anche il numero di donne ospitate nelle case rifugio, aumentate del 48% tra il 2014 e il 2024.

Dal 1° gennaio fino al 31 ottobre 2025, si sono rivolte a noi 314 donne che hanno subito violenza, di queste 233 hanno chiesto sostegno per la prima volta, 81 avevano invece cominciato il loro percorso negli anni precedenti. Considerando esclusivamente le nuove richieste, la maggior parte delle donne era di origine italiana (60%), e in misura minore proveniente da altri Paesi (40%). Per quanto riguarda le tipologie di violenze subite, spesso plurime, nel periodo di riferimento la violenza psicologica è stata subita dal 90% delle donne, quella fisica dal 60%, la violenza economica dal 40% e la violenza sessuale dal 15%. Si tratta di comportamenti violenti che si verificano prevalentemente nel contesto di una relazione intima, ad opera di partner ed ex partner e le violenze che le donne subiscono tendono a presentarsi come violenze multiple e reiterate nel tempo

La violenza maschile sulle donne è strutturale e persistente e, come ci racconta la sentenza di condanna dell’Italia, non è possibile contrastarla con mere azioni repressive senza ascoltare la voce delle donne e quanto emerge dall’esperienza dei Centri Antiviolenza femministi che lavorano con le donne ed al loro fianco per modificare la narrazione della violenza maschile e per contrastare gli stereotipi ed i pregiudizi e la vittimizzazione secondaria che colpisce le donne costantemente nel loro percorsi di uscita.

Per le donne che hanno chiesto il nostro sostegno e che si sono fidate di noi il 25 novembre 2025 apriremo il nostro Centro la nostra sede alla città per chiedere il sostegno di tutte e tutti perché il nostro percorso femminista di donne per le donne venga riconosciuto e difeso.

E ancora, il 29 novembre 2025 dalle 10,30 presso OniricArt in via Pasubio 1/c racconteremo i nostri 40 – quaranta anni – di storia, la forza e la volontà delle donne che il Centro hanno fondato e delle donne che negli anni lo hanno popolato, abitato e sostenuto cogliendo la necessità di cambiamento sempre per le donne e con le donne.

Centro Antiviolenza di Parma


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