Cgil, Cisl e Uil: “Servizi socio-assistenziali da rilanciare. Ecco come”

SMA MODENA
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“Serve una rete di servizi socio-assistenziali più efficiente, ramificata e partecipata sul territorio”. Non hanno dubbi Cgil, Cisl e Uil. Per questo i sindacati – nell’ambito socio-sanitario – proporranno alla Conferenza Sociale e Sanitaria Territoriale un articolato documento di proposte nella consapevolezza che l’impegno ad investire le risorse necessarie per non farsi trovare impreparati davanti alle sfide future deve essere condiviso dal mondo politico.

In questi mesi drammatici caratterizzati dall’emergenza Covid 19, CGIL, CISL e UIL territoriali hanno partecipato costantemente con senso di responsabilità al tavolo della Prefettura ed ora partecipano al tavolo costituito dalla Provincia, insieme a tutte le realtà economico-associative del territorio, per declinare e promuovere i protocolli di salute e sicurezza che rappresentano il punto di riferimento per poter accedere ai luoghi di lavoro ma anche ai servizi di varia natura, a tutela tanto degli operatori quanto dell’utenza. Un impegno e una esperienza che nel prossimo futuro i sindacati intenderebbero mettere a disposizione, proponendosi come parte attiva nell’elaborazione di strategie relativamente ad un rilancio complessivo del welfare.

Tra i tanti problemi ancora da risolvere rispetto alla “fase 2” ve ne sono due particolarmente delicati e stringenti: il primo attiene al complesso dei servizi-socioassistenziali, per i quali in questa fase non solo mancano le linee guida per le riaperture per l’accesso dei pazienti/ospiti, fatti salvi i centri per i disabili, ma che essendo l’anello debole della filiera socio-sanitaria, per il target di anziani fragili assistiti, richiedono maggiori investimenti. Si attendono indicazioni per la riattivazione e il potenziamento dei centri diurni, la cui chiusura crea molti disagi e incertezze alle famiglie, e numerose sono le problematiche economiche (posti rimasti vuoti per 4 mesi) da affrontare rispetto alle case protette accreditate, in termini di gestione del personale e dell’utenza.

A tali questioni si aggancia, secondo le organizzazioni confederali, il tema dello sviluppo ulteriore della domiciliarità, per rispondere alla sfida demografica dell’invecchiamento: sarebbe auspicabile l’attivazione di un tavolo permanente per un monitoraggio puntuale, indispensabile per riconvertire e potenziare il nostro sistema di welfare (domotica, nuove tecnologie, telemedicina, percorsi di integrazione sociosanitaria con infermieri e specialisti delle della Case della Salute, welfare di comunità).

Per fare ciò occorrono investimenti e pianificazione che vadano oltre una logica di emergenza ma che dalle criticità evidenziate dall’emergenza prendano spunto per fare proposte di prospettiva più lunga e lungimirante, compreso il fatto che le stesse CRA (case protette) dovrebbero essere ripensate, non solo con un maggiore investimento in termini di presenza infermieristica, del medico di struttura, degli specialisti ospedalieri, e nella gestione dei posti sanitari di cure intermedie, ma anche ripensando il ruolo di maggior coinvolgimento delle famiglie e dei parenti degli ospiti, così da facilitare le comunicazioni e le interazioni in situazioni di criticità come quelle sperimentate con i recenti contagi.

L’altro segmento di notevole problematicità è quello dell’ambito dei servizi educativi: la chiusura dei nidi, degli asili e di tutte le scuole di ogni ordine e grado ha comportato infatti serie conseguenze e difficoltà, non solo sul piano dell’accesso all’istruzione, ma anche alle famiglie, alle lavoratrici e ai lavoratori, per l’impossibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro.

Questo rimane un tema per molti aspetti irrisolto, in quanto ad oggi l’unica novità concreta riguarda le linee guida per i centri estivi, promosse dalla regione Emilia-Romagna peraltro con diverse contrarietà di merito delle organizzazioni sindacali che avevano presentato proposte diverse. Ma resta ancora tutta aperta la questione dell’accesso “fisico” di studentesse e studenti alla scuola, in quanto siamo ancora in una fase in cui mancano indicazioni chiare sulla riapertura degli istituti scolastici a settembre e le relative modalità. A tale proposito le organizzazioni sindacali non possono esimersi dall’interrogarsi su cosa attenda i giovani, che necessitano di frequentare la scuola in modo pieno e con particolare attenzione ad un accesso davvero democratico all’istruzione, accesso che da marzo ad oggi ha visto penalizzati tutti coloro che, a causa di condizioni di fragilità economica o sociale, hanno scontato una scarsità delle dotazioni tecnologiche e della connettività necessari alla didattica a distanza.

Un welfare prossimo futuro, infine, dovrebbe vedere maggiormente valorizzate, e in rete con le strutture e i servizi per anziani, le Case della salute come luoghi di reale integrazione di servizi socio-sanitari , con équipe multidisciplinari che prendano in carico la persona nel suo complesso, ponderando la reale necessità di prestazioni ed interventi e condividendo dei percorsi efficaci.