Cooperative di comunità, Parma è tra i territori più attivi: sono otto, tutte in Appennino

La Regione fa il punto: oltre 400mila euro per 78 progetti nel triennio 2022-2024

di Tatiana Cogo

La commissione Politiche economiche, presieduta da Luca Giovanni Quintavalla, ieri, ha fatto il bilancio della legge regionale sulle cooperative di comunità approvata nel 2022.

Nel luglio 2025 la Regione Emilia-Romagna ha presentato il nuovo bando annuale da 250 mila euro, riservato alle cooperative di comunità iscritte all’elenco regionale istituito nel 2024.

Il provvedimento rinnova l’impegno avviato con la legge 12/2022, che nel triennio 2022-2024 ha già distribuito oltre 407 mila euro per 78 progetti, sostenendo sia la nascita sia gli investimenti di queste realtà fondamentali per la tenuta delle aree montane e interne.

Il bando 2025 punta a rafforzare servizi essenziali, presidiare territori fragili e sostenere comunità che hanno scelto di agire in prima persona contro spopolamento e declino.

All’interno di questo quadro regionale, la provincia di Parma emerge come uno dei territori più vivaci e capaci di fare della cooperazione un motore di rigenerazione sociale ed economica. Dei 30 soggetti attualmente iscritti all’elenco regionale, otto operano nel parmense, soprattutto nelle zone più periferiche dell’Appennino (due a Berceto, una a Neviano degli Arduini, due a Palanzano, una a Pellegrino Parmense, una Rigoso (Monchio delle Corti) e una a Tornolo.

Queste cooperative svolgono funzioni cruciali: mantengono attivi servizi di base, gestiscono negozi e attività turistiche, si occupano della manutenzione del paesaggio, generano lavoro locale e promuovono coesione sociale. Azioni che, nei paesi di montagna, possono fare la differenza tra sopravvivenza e abbandono.

A Rigoso (Monchio delle Corti) c’è “La Corte di Rigoso” che rappresenta uno dei casi più emblematici di rinascita comunitaria. Come racconta il presidente Claudio Moretti: “Alcune persone, una sera, si sono ritrovate per decidere del futuro del loro paese. Abbiamo cominciato a fare accoglienza turistica, quest’anno ci sono state quasi mille presenze. Poi siamo riusciti a partecipare al bando per l’acquisto di un immobile e partiremo a breve con la ristrutturazione grazie al finanziamento di un istituto di credito. Diamo lavoro, abbiamo una decina di dipendenti e alcuni hanno messo su famiglia sul territorio».

A Ghiare di Berceto è attiva la cooperativa Ghiare Futura che nasce invece dall’urgenza di preservare i servizi essenziali. La presidente Sabrina Del Nevo ripercorre l’inizio: «Nel 2019 era rimasto solo un bar, un alimentari e un forno. Poi ha chiuso anche l’alimentari e così ci siamo ritrovati una sera, una decina di persone e abbiamo pensato di aprire una cooperativa di comunità. Nel 2023, abbiamo rilevato l’alimentari. Abbiamo due dipendenti fisse e due a chiamata e oggi parte un progetto di doposcuola: il comune di Berceto è sempre presente e ci dà una grossa mano».

Queste iniziative testimoniano che, anche in realtà piccole e isolate, una comunità coesa può invertire lo spopolamento e generare nuove opportunità.

Durante la commissione Politiche economiche, dedicata al bilancio dei primi tre anni della legge, Barbara Lori, vicepresidente dell’Assemblea Legislativa, ha ribadito l’importanza delle cooperative di comunità per i territori più fragili.
Secondo Lori: «Le cooperative di comunità hanno la possibilità di sostenere aree fragili come le periferie delle città e le aree interne: ci riescono perché portano con sé il valore della cooperazione. Dobbiamo valorizzare le cooperative già esistenti e quelle che arriveranno».

«Le cooperative di comunità sono un tratto distintivo di questa Regione – ha affermato il presidente Quintavalla -. Un modo per valorizzare quei progetti che vanno non solo nella direzione di sviluppare attività economiche, ma che mettono al centro la persona, la qualità e il mantenimento dei servizi nelle aree più in difficoltà, contribuendo a rivitalizzare i territori».

L’assessore alla Montagna e aree interne, Davide Baruffi, ha confermato la strategicità del modello cooperativo sul territorio regionale. «Con questa legge non solo abbiamo riconosciuto le cooperative di comunità in relazione alla loro capacità di centrare obiettivi specifici – ha spiegato Baruffi -, ma abbiamo definito le modalità per sostenerle in determinati ambiti territoriali. Si tratta di una forma di impresa peculiare, indissolubilmente legata al territorio, alla propria comunità e ai bisogni collettivi, dove i cittadini sono allo stesso tempo soci e fruitori. In questi primi tre anni, lo sforzo è stato quello di avvicinare le cooperative alla legge, per fare in modo che le disposizioni normative fossero pienamente pertinenti ed efficaci».

Un impegno condiviso anche da altri rappresentanti istituzionali, che hanno evidenziato la necessità di sburocratizzare e facilitare l’accesso ai bandi regionali.

Con il nuovo bando regionale e con un sostegno più mirato, queste realtà potranno consolidarsi ulteriormente, diventando laboratori di resilienza e innovazione sociale su cui costruire il futuro dell’Appennino parmense.

Nella fotografia la bottega della Corte di Rigoso.

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