Diga di Vetto, i commenti dei partiti dopo l’annuncio della consegna del documento di fattibilità

di UG

Non sono mancati i commenti dopo l’annuncio della consegna del documento di fattibilità delle alternative progettuali della diga di Vetto da parte dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale (leggi qui l’articolo). 

Laura Cavandoli deputata e consigliera comunale a Parma della Lega esprime un parere positivo.

“Apprendiamo con soddisfazione che è stato consegnato al Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale il Docfap della diga di Vetto, un passaggio fondamentale che il territorio attendeva da troppo tempo e che rappresenta il primo passo concreto verso la posa della prima pietra. Adesso servirà l’ok del commissario straordinario per procedere al passo successivo”.

“Grazie al lavoro del ministro Salvini e del Governo, dopo decenni di immobilismo, l’iter è finalmente ripartito e il territorio può guardare con fiducia alla realizzazione di quest’opera strategica per lo sviluppo e la sicurezza della Val d’Enza. La diga di Vetto è un’opera decisiva: da un lato garantirà l’approvvigionamento idrico indispensabile per l’agricoltura e per gli usi civili, dall’altro offrirà una protezione fondamentale alle comunità grazie alla sua funzione di sicurezza idraulica. Non solo: come già avvenuto in altri territori, un invaso adeguatamente progettato potrà aprire anche a nuove prospettive turistiche e sportive, con benefici per l’economia locale”.

Per Avs invece si tratta un’opera sbagliata. A esprimersi a nome del partito è Paolo Burani, consigliere regionale Avs – Coalizioni Civiche – Possibile Emilia-Romagna e Presidente Della Commissione III – Territorio, Ambiente, Mobilità

“Come Verdi dell’Emilia-Romagna e come consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra ribadiamo la nostra contrarietà alla costruzione della diga di Vetto. Non è questa l’opera di cui hanno bisogno i nostri territori, e nemmeno la direzione che dovrebbe intraprendere una Regione che dichiara di voler affrontare seriamente la crisi climatica e la gestione delle risorse idriche.

Un’infrastruttura mastodontica e impattante come una diga rischia di stravolgere il territorio della Val d’Enza, con conseguenze ambientali, sociali ed economiche che non possono essere sottovalutate. A nostro avviso, le vere priorità dovrebbero essere altre: manutenzione diffusa del territorio, rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, gestione intelligente e sostenibile delle risorse idriche, contrasto alle perdite delle reti, innovazione agricola e sostegno a pratiche che aiutino davvero a convivere con i cambiamenti climatici.

La Regione, va riconosciuto, sta già mettendo in campo strumenti che riteniamo corretti e che vanno nella giusta direzione: i bandi per la realizzazione di laghetti collinari e invasi aziendali per l’irrigazione, che permettono di trattenere acqua senza cementificare e snaturare intere vallate; e i progetti di efficientamento delle reti idriche portati avanti dai Consorzi di Bonifica, che riducono le dispersioni e migliorano l’utilizzo di una risorsa tanto preziosa quanto scarsa. Questi sono esempi concreti di come si possa lavorare con efficacia e responsabilità, senza ricorrere a grandi opere invasive e obsolete.

Proprio per questo, alla notizia della presentazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali rispondiamo ribadendo con forza che ogni passo che riguarda la diga di Vetto deve essere sottoposto alla massima trasparenza e condivisione con i territori interessati. In attesa di valutare gli atti che costituiscono il Docfap non appena verranno messi a disposizione, chiediamo che sindaci, consigli comunali, il Contratto di Fiume Enza, le associazioni locali e soprattutto i cittadini siano messi nelle condizioni di conoscere, discutere ed esprimersi.

La popolazione ha il diritto di sapere quali saranno i costi, gli impatti ambientali e sociali, le alternative prese in considerazione e i benefici reali che si intendono perseguire. Serve ad ogni modo un percorso partecipativo serio, trasparente e continuo, che informi nel dettaglio le comunità locali.

Noi restiamo convinti che la diga di Vetto sia un errore. Per questo chiediamo con forza che si scelga la strada giusta: invasi più piccoli e diffusi, più manutenzione del territorio e delle nostre reti idriche, più risparmio idrico diffuso, un’agricoltura che consumi meno acqua con più sostanza organica e miglior struttura del terreno, più partecipazione democratica. Solo così potremo davvero costruire un futuro sostenibile per i territori dell’Emilia-Romagna”.

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