Non parteciperò lunedì prossimo, 28 Marzo, al Consiglio Comunale ma la data, la data del 28 Marzo non può passare sotto silenzio.
Caro direttore, cara amica e caro amico, cari colleghi consiglieri e concittadini, era il 28 Marzo il Venerdì Santo di venticinque anni fa e in quel giorno Santo, tra la commemorazione della passione e crocifissione di Gesù Cristo e la benedizione urbi et orbi, l’Italia affondò una nave di profughi albanesi.
Il 1997 era l’anno della guerra civile che sconvolse l’Albania e come al solito si iniziò a parlare di invasione, il clima di isteria contro i profughi albanesi che arrivavano con le cosiddette “carrette del mare” cresceva nel Paese.
La Lega Nord, ben rappresentata dall’allora Presidente del Parlamento Irene Pivetti, cattolica pro-vita, sostenitrice della famiglia tradizionale fondata sul rapporto fra uomo e donna, cattolica della guerra senza quartiere ai diritti civili e all’autodeterminazione di donne e uomini, cattolica integralista e oltranzista dichiarò che per fronteggiare l’invasione degli albanesi, questi, avrebbero dovuto essere ributtati in mare.
Il governo in carica, presieduto da Romano Prodi, decise due azioni militari per “riportare l’ordine”, una operazione di terra e il blocco navale per fermare i profughi in fuga dal caos albanese, operazione decisa senza che il Parlamento italiano fosse a conoscenza delle regole d’ingaggio delle forze militari impegnate nell’operazione di “respingimento e dissuasione” dei profughi albanesi in fuga.
E nell’ambito delle operazioni in mare la nave militare Italiana Sibilla sperona la Kater, una imbarcazione che trasportava 120 persone, 108 delle quali, soprattutto donne e bambini alloggiati nelle stive, morirono annegati in mare.
È stato il decreto d’emergenza e di espulsione voluto da Giorgio Napolitano, allora Ministro degli Interni, che aveva messo in moto il meccanismo del blocco navale e il “muro” di navi da guerra per interdire la navigazione ai profughi diretti verso l’Italia, meccanismo politico come humus da cui prese le mosse la legge Bossi-Fini, la legge che ancora oggi, a vent’anni di distanza, impedisce un sistema di accoglienza civile e sicuro per coloro che poveri, figli di poveri, lasciano le loro terre.
Il coraggio del governo della complessità, a questo, noi di sinistra che guardiano ad una società aperta, solidale ed equa è ciò a cui siamo chiamati, chiamati a sopprimere quel compulsivo carattere conservatore italico che attraversa credi e partiti, da nord a sud, quel compulsivo carattere italico che appiattisce il pensiero di destra e di sinistra.
Era il 28 marzo, era il Venerdì Santo di venticinque anni fa e l’Italia affondò una nave di profughi albanesi e noi con loro, incoscienti o fin troppo coscienti, vittime dell’indifferenza e dell’egoismo.
MarcoMaria Freddi
Radicale
Consigliere Comunale di Parma

