Chi scrive ritiene di essere stato fortunato a nascere in occidente.
Nel corso del ‘900 in tanti si sono domandati quale è la più grande forza del mondo occidentale: per alcuni è l’ottimismo, per altri l’elevato numero di psicologi. Per chi scrive è il dubbio.
L’uomo occidentale si pone dubbi, in continuazione.
Lo fa sia per motivi politici, ad esempio quando deve scegliere per chi votare, ma anche nella vita comune. Fa parte della nostra storia: quando lo storico romano Tacito mette in bocca al Re Britannico Calgaco la famosa frase rivolta ai romani ” avete creato un deserto e lo avete chiamato Pace”, non fa altro che esprimere un dubbio sulla politica espansionistica romana.
Come Tacito, qualche dubbio, su ciò che l’occidente sta facendo in queste settimane, viene anche a chi scrive. In particolare sull’isolamento portato a livelli estremi nei confronti della Russia. Pur con tutti i crimini che sta compiendo, ha senso isolare questo grande paese sia sul piano culturale che sportivo? Perché sì cultura e sport sono i due grandi ponti che possono e devono mettere in contatto popoli diversi, anche quando sono in rivalità tra loro.
In particolare penso allo sport: ormai la federazione russa è stata estromessa da ogni forma di competizione, o quasi, le paralimpiadi, il mondiale di calcio, e così via … Ha senso? Ha senso impedire a atleti di popoli e stati diversi di incontrarsi, gareggiare nelle rispettive discipline sportive e così conoscersi e capire che tra i rispettivi popoli le cose in comune sono sempre maggiori rispetto alle differenze?
Neanche ai nazisti fu impedito di partecipare alle competizioni sportive: parteciparono anche ai mondiali del ’38, pochi mesi dopo l’annessione dell’Austria. E per fortuna aggiungerei.
Se alla Germania nazista fosse stato interdetto lo sport, non ci sarebbero state le olimpiadi di Berlino del ’36. Non avremmo visto l’afroamericano Jesse Owens vincere 4 medaglie d’oro sotto gli occhi di Adolf Hitler. O le 9 medaglie vinte da atleti ebrei.
Senza quelle olimpiadi il grande atleta di colore americano non avrebbe incontrato Luz Long, idolo dello sport tedesco, dato per favorito nel salto in lungo. In quell’occasione i due grandi atleti divennero amici, nonostante tutte le tensioni tra i rispettivi Stati; e fu proprio Long a suggerire al suo “avversario’ americano di prendere più rincorsa al suo terzo tentativo in batteria, per qualificarsi alla finale ( i primi due tentativi erano andati a vuoto). In finale, poi, come si sa, vinse Owens con Long solo secondo.
Il gesto dell’atleta tedesco verrà poi celebrato nel 2000 come esempio di messaggio di pace e fratellanza fra i popoli, come da spirito dei Giochi Olimpici.
Il dubbio che l’uomo occidentale dovrebbe quindi porsi è proprio questo: ha senso impedire che possano ripetersi questi episodi di fratellanza tra i popoli? Estromettere i russi dalle competizioni sportive a chi o cosa giova?
Ai posteri l’ardua sentenza…
Simone Guernelli
consigliere comunale 5 stelle Colorno
PS. Long morì a soli 30 anni in guerra, era di stanza in Sicilia. È sepolto nel cimitero di guerra tedesco di Motta di Sant’Anastasia ( CT). Prima di morire riuscì a scrivere una lettera all’amico Jesse Owens chiedendogli di andare da suo figlio e parlargli di suo padre: cosa che fece, andando anche alle sue nozze!


