“Il marchio Made in Italy è la cosa più preziosa che abbiamo”. INTERVISTA al deputato Fabio Pietrella

SMA MODENA
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Fabio Pietrella, imprenditore, parmigiano d’adozione, già presidente di Confartigianato Moda è stato eletto fra le fila di Fratelli d’Italia nel collegio plurinominale Lombardia 1, siede alla Camera dei Deputati dall’inizio dello scorso ottobre ed è al suo primo mandato. Oltre che della X Commissione, Attività Produttive, Commercio e Turismo, fa anche parte della XIV commissione, Politiche dell’UE.

Lei un uomo d’impresa, come è nata la passione politica e cosa l’ha spinta ad accettare la proposta di candidatura alla Camera dei Deputati?

Nasce nel 2018 quando ci fu un incontro tecnico con Giorgia Meloni. Mi colpì per la preparazione, la conoscenza dei numeri e per i progetti che aveva. Oltre che per la passione, anche se all’epoca il suo partito era molto piccolo e rappresentava poco più del 3% dei consensi. Notai la tanta voglia di fare, l’umiltà e la capacità di ascolto. Mi è sembrato un modo di fare politica completamente diverso da quello che avevo visto fino a quel momento: poco dall’alto verso il basso e molto contenitore. L’ascolto e il confronto, direi che questo mi ha fatto avvicinare a Giorgia Meloni e accettare la proposta di candidatura alle elezioni europee del 2019. Una candidatura che fu ovviamente di bandiera per avvicinare il mondo produttivo, che non era identificato come vicino a un partito di destra. Per cui è stato fisiologico e naturale accettare la candidatura alle politiche del settembre scorso. In questa esperienza vorrei mettere a frutto l’esperienza e la conoscenza che ho sui temi legati all’imprenditoria e all’internazionalizzazione, dando un contributo tecnico.

Sono passati sei mesi dall’insediamento, che bilancio si sente di fare di questa esperienza?

La sinistra diceva che il Governo non sarebbe durato. Io registro in questi mesi che l’insediamento di Elly Schlein non ha portato tutto quel cambiamento che si aspettavano, il “Terzo polo” si è sciolto come neve al sole e il Movimento 5 Stelle fa scarsa e poco proficua opposizione. Partendo da questi presupposti devo dire che in questi sei mesi abbiamo cercato di mettere pezze a decenni di danni fatti dai governi di sinistra. Abbiamo fatto la legge di bilancio in tempi record a poche settimane dall’insediamento, in una situazione complessa con il costo dell’energia alle stelle, che stava distruggendo il settore produttivo e l’economia delle famiglie. Per arrivare a temi più miei, voglio citare il fatto che abbiamo ridotto il cuneo fiscale, aumentato le pensioni minime e stiamo intervenendo sul lavoro. In questo senso sto dando il mio contributo circa la proposta di legge sul liceo del Made in Italy. L’obiettivo è avvicinare i giovani ai settori produttivi fulcro dell’economia del nostro paese.
In sostanza stiamo lavorando per costruire delle solide fondamenta, condizione sine qua non per risolvere le criticità che abbiamo ereditato e che dobbiamo correggere per portare il paese fuori del declino in cui l’abbiamo trovato.

Chi la conosce sa che è un paladino del made in Italy, che obiettivi si è dato in questo ambito, anche alla luce dell’annuncio della premier sulla legge quadro?

Sicuramente sì, il made in Italy è un po’ la mia casa, è il tema sul quale ho investito tantissimi anni della mia carriera di imprenditore, di uomo di associazione di categoria, per ricongiungere la micro e piccola impresa con i sistemi internazionali di promozione e valorizzazione. Questo è il tema. Lo sappiamo il marchio è la cosa più preziosa che abbiamo, dobbiamo però essere in grado di difenderlo e valorizzarlo. Ed è questa la politica che con forza Giorgia Meloni sta portando avanti e sulla quale, nelle prossime settimane, faremo un collegato alla manovra. Una legge quadro che si fonda su alcuni pilastri: la lotta senza quartiere alla contraffazione e alla concorrenza sleale; la ricerca di strumenti finanziari adeguati per far crescere le piccole e medie imprese e andare verso un’internazionalizzazione mirata e strutturata. Poi dobbiamo migliorare la formazione e le competenze e puntare alla digitalizzazione e alla sostenibilità.

Viene dal settore della moda per il quale l’export è fondamentale, così come lo è per il territorio che rappresenta, quale è il contributo che intende apportare per supportare l’internazionalizzazione delle piccole imprese che sono l’ossatura portante dell’economia italiana?

Su questo tema mi sono subito impegnato sapendo su quale percorso si poteva essere più veloci, rapidi e attendibili nel progettare delle direttrici di governo, partendo dall’analisi di come è strutturata la produttività in Italia, con il sistema dei distretti, delle micro e piccole imprese, delle filiere e con il valore aggiunto delle aziende più strutturate.

Tornando alla moda, per esempio, ho creato l’intergruppo parlamentare Camera-Senato: una cinquantina di colleghi hanno presenziato alla seduta a cui hanno partecipato tutti gli attori del settore. Ho visto molto interesse e poca conoscenza, per questo si deve partire sicuramente dall’ascolto. E poi servono azioni per valorizzare il sistema paese nella propria complessità e totalità. Lavorare sull’export per penetrare i nuovi mercati, grazie anche ai grandi campioni che abbiamo: Ice Agenzia, Simest, Sace che devono compiere la loro missione e agevolare l’internazionalizzazione delle imprese italiane. C’è già un confronto molto importante con il ministro Urso, del quale sono consigliere per il tessile e la moda e anche con colleghi imprenditori che siedono alla Camera e al Senato. L’idea è di creare un grande gruppo di lavoro, una cabina di regia cioè un centro di pensiero per valorizzare il made in Italy all’estero.

Come ci ha insegnato la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo, una politica realmente comunitaria sarebbe determinante per avere un peso a livello internazionale. E da più parti si dice che l’Europa andrebbe cambiata, lei cosa ne pensa?

Il nostro punto di vista non cambia: siamo sempre più convinti della necessità stringente di un nuovo patto con l’Europa, soprattutto per cambiare il nostro paese. Stiamo cercando di farlo con una serie di iniziative a partire dalla gestione del fenomeno migratorio. Abbiamo un ruolo attivo in questo quadro, per creare una nuova politica migratoria dell’Ue, stiamo facendo una grande azione sull’Africa e abbiamo messo sul piatto il Piano Mattei che è un punto di partenza. Abbiamo una premier alla quale, a livello internazionale, è riconosciuta molta competenza e lo sta dimostrando a suon di bilaterali. Gli ingredienti fondamentali per cambiare l’Europa sono anche altri: c’è l’apertura alla discussione su un patto di stabilità Ue, c’è l’ipotesi di un fondo sovrano europeo per dare fiato alla nostra economia. È un periodo di grandi cambiamenti geopolitici e credo che l’Europa debba avere un ruolo da protagonista in questo contesto. Servirebbe anche rilanciare fortemente il concetto di difesa comune europea e magari guardare meno ai cavilli sui prodotti comunitari che tanto ci ostacolano nel fare impresa e concentrarsi su azioni più complesse, ma ben più importanti. L’Italia non è seconda a nessuno e, anzi, è pilota di questo cambiamento di concetto di politica europea.

Tatiana Cogo