INTERVISTA – Mario Taliani (Lista Lorenzin): “Lo Stato al Centro! A Bologna conoscono la coerenza di Casini”

di UG

Intervista a Mario Taliani, parmigiano, capolista al proporzionale del Senato per la lista Lorenzin.

Quali sono i valori fondanti della lista Lorenzin?

Proprio la scorsa domenica si è svolta a Roma una manifestazione a cui hanno partecipato sia il primo ministro Paolo Gentiloni che Pierferdinando Casini. E nel suo intervento introduttivo Beatrice Lorenzin ha espresso quello che definirei la sintesi della domanda che mi poni, ossia l’importanza della persona. Credo che l’unico valore veramente fondante di un partito politico degno di questo nome sia quello di avere come obiettivo la persona. Intesa come cittadino di uno Stato che dovrebbe essere riportato al centro del rispetto dei propri cittadini.

Ed è con quest’auspicio che il mio slogan elettorale è e sarà “Lo Stato al Centro”! Perché se manca il rispetto verso le istituzioni, cosa che sempre più spesso viene confermata da comportamenti di molti (vedi le aggressioni ai Carabinieri a Piacenza o quelle sempre più frequenti agli insegnanti in varie parti d’Italia!), qualcosa di cui preoccuparsi c’è.

Veniamo, poi, da generazioni di cocenti disillusioni di noi come persone, a partire dai giovani. Riprendendo, infatti, una considerazione letta di recente nell’ultimo libro di Aldo Cazzullo “Metti via quel cellulare”, dopo la disillusione della felicità collettiva degli anni settanta, dopo la disillusione della felicità individualistica degli anni ottanta-novanta, oggi siamo già consapevoli che la prossima disillusione dei nostri ragazzi verrà da quella felicità virtuale che è ora legata ai social.

Solo riportando il cittadino e lo Stato al centro della politica potremo cambiare questo Paese. Ed è un cambiamento che non può che essere collettivo.

Come ti trovi a fare campagna elettorale in coalizione con il PD?

A dire il vero sto facendo anche di peggio, nel senso che sono candidato ad una Camera che, come ho scritto in tempi non sospetti nel 2014 sul Corriere della Sera, avrei preferito veder abolita.

Ma i tempi cambiano o, meglio, sarebbero in qualche modo cambiati se gli italiani non avessero respinto il referendum costituzionale del 2016. Queste elezioni ne sono la complicata conseguenza. Comunque, tutto mi si potrà rinfacciare, ma di certo non di aver fatto una scelta di convenienza. I cavalli dati per vincenti in questa tornata elettorale sappiamo tutti quali siano e, personalmente, non ho l’indole di saltare sul carro dei vincitori per opportunismo.

Non nego che ci sia qualche difficoltà a far comprendere ad alcuni amici la collocazione della mia candidatura ma, e mi si passi la battuta che è poi una constatazione, se la si guarda bene in fondo “io sono dove sono sempre stato”.

Quando ero consigliere comunale passavo per certi versi per il più a sinistra del centrodestra ora è probabile che passi per il più a destra dei candidati del centrosinistra.

Ma cosa significa poi oggi essere di destra o di sinistra? Tanto per fare un esempio personale ho condiviso il tema delle unioni civili. Ritenendo che più che di omosessualità si debba ormai parlare di omoaffettività nella convinzione che sia giusta ogni forma di politica premiante la volontà di due persone ad unirsi in coppie stabili. In generale, invece, su temi delicati quali sicurezza e migrazioni proprio un ministro degli interni “di sinistra” come Marco Minniti suscita apprezzamenti anche dallo schieramento opposto perché sta adottando provvedimenti che, proprio a fronte degli atroci ed ingiustificabili episodi di Macerata, sono ormai necessari e che non possono essere etichettati né di destra né di sinistra.

Quali credi siano stati i principali risultati dei Governi Renzi-Berlusconi?

In tutta sincerità non ho alcuna voglia e intenzione di elencare meriti o demeriti né dell’uno né dell’altro.

Quello che vorrei principalmente sottolineare è che noi italiani, me compreso, dovremmo iniziare a chiederci a cosa siamo disposti pur di cambiare questo Paese? Perché è questo la domanda fondamentale che dovremmo porci e in tanti, se non tutti, in questa campagna elettorale sembrano ignorare. C’è un mondo intero che sta cambiando e che ci sta passando sopra e noi siamo ancora qui a far promesse e rinfacci. Puntare il dito contro la classe politica è ormai come sparare contro la Croce Rossa, semplice e scontato. Più difficile è ammettere che molta della colpa per la situazione attuale del nostro Paese è di noi stessi.

Possiamo anche essere attratti da chi ce la racconta meglio, da chi ha sempre ragione, dai migliori o da chi non fa altro che gridare “onestà, onestà” ma la sostanza di ogni democrazia è che la colpa è di tutti e non di uno solo. Come del resto abbiamo storicamente già sperimentato!

Basta guardare il tema della previdenza per rendercene conto. Invece di averne un concezione “universalistica” al pari di educazione e sanità la previdenza dei decenni scorsi è diventata uno strumento clientelare che ha portato alle disuguaglianze sociali e generazionali che sono oggi sotto gli occhi di tutti. Come evidenziato da un’indagine dei giorni scorsi abbiamo milioni di baby-pensionati che percepiscono pensioni anche da 35 anni. E questo perché? Perché troppe politiche clientelari sono state spacciate per conquiste sociali consentendo a tanti di trarne beneficio vedendosi riconosciuti quei diritti acquisiti che stanno affossando il nostro debito pubblico. E’ un argomento scomodo, soprattutto in campagna elettorale, ma temo che sia la verità che molti italiani preferiscono ignorare. Ci sono diritti acquisiti che assomigliano ogni giorno di più a quegli antichi titoli nobiliari che deboli sovrani erogavano a destra e a manca ai vari potentati locali per riceverne l’appoggio. E come i titoli nobiliari con il tempo hanno oggi ben poca ragion d’essere. Ma è, questa, una consapevolezza che giuridicamente non può essere cambiata e che ci porta a quei continui correttivi previdenziali che sappiamo. Correttivi che, come scrisse l’Ocse oltre dieci anni fa, permettono all’Italia “… di aver raggiunto la sostenibilità finanziaria ma non di certo quella sociale”.

E oggettivamente non c’è governo che abbia trovato una equa e definitiva soluzione a questo.

Che notizie hai della campagna elettorale di Casini a Bologna? Riuscirà a prendere i voti del centro sinistra?

Pier Ferdinando Casini è di Bologna e la sua storia e coerenza politici sono conosciuti dai bolognesi. Di qualunque centro essi siano. Saprà farsi valere in questa campagna elettorale che sembra essere ormai sempre più condizionata dagli estremismi.

Quali condizioni devono verificarsi perché tu possa entrare in Parlamento?

In democrazia si contano i voti, e non c’è altro metro di calcolo per essere eletti. Solo se i moderati non si asterranno dal farlo ed andranno a esprimere la propria preferenza alla Lista Civica Popolare potranno contare su di una politica non di parte e non di pancia ma che si preoccuperà dei bisogni di tutti. AM

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