Lega: “Zanzare, West Nile e degrado: a Parma servono prevenzione e informazioni chiare”

di UG

“Anche quest’anno si registrano casi sospetti di West Nile a Parma, e temiamo che in Comune si sia sottovalutato il problema: i trattamenti sono a macchia di leopardo, mancano innovazione e controlli efficaci, e le informazioni ai cittadini sono scarse o assenti”.

A lanciare l’allarme è Laura Cavandoli, capogruppo della Lega in Consiglio comunale, che ha presentato un’interrogazione per chiedere risposte chiare e dati aggiornati sulle azioni di prevenzione contro la zanzara tigre e la zanzara comune, vettori di virus potenzialmente letali come West Nile, Dengue, Zika ed encefaliti virali.

“Nel 2023 a Parma si è registrato un decesso, nel 2024 due, e nel 2025 sono già sette i casi sospetti. Non possiamo più affidarci a ordinanze fotocopia o a qualche post informativo online: la prevenzione richiede azioni coordinate e continue, anche nelle aree private. Il Comune deve farsi carico di un vero piano integrato, coinvolgendo cittadini, amministratori di condominio e aziende di disinfestazione, con controlli puntuali e strategie innovative”.

Sul tema interviene anche Emiliano Occhi del direttivo della Lega Parma che sottolinea un altro nodo critico: “Molte zone della città si trovano in stato di degrado ambientale, con ristagni d’acqua e accumuli di rifiuti che creano l’habitat ideale per la proliferazione delle zanzare. Serve un cambio di passo. Il Comune deve intensificare i trattamenti, adottare tecnologie già sperimentate in altri territori – come trappole a CO₂, valvole anti-larvali, interventi porta a porta – e soprattutto coordinare gli sforzi con i privati. Se ogni parte della città agisce per conto suo, il risultato è inefficace”.

La Cavandoli chiede inoltre se siano stati attivati tavoli tecnici con AUSL, ARPAE e gli operatori del settore, e se esista una mappatura degli interventi che consenta di monitorare in modo trasparente le azioni di prevenzione.

“La salute pubblica non si protegge con buoni propositi, ma con scelte e interventi concreti – concludono la Cavandoli e Occhi –. È ora di ripensare la strategia di prevenzione”.


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