Parma è verde, verdissima. Come noto la nostra provincia sarà rappresentata in Parlamento solo da leghisti.
Quello per Salvini è stato un voto di opinione impressionante, un’onda che ha travolto tutto.
Basti pensare che in meno di un anno, la stessa persona con la medesima alleanza, Laura Cavandoli, ha ottenuto 14.600 voti da candidata sindaco e 34.800 da candidata deputata. Ha più che raddoppiato il numero dei parmigiani che le hanno accordato la loro fiducia.
Chi ha pagato caro questo exploit leghista e il contestuale tracollo renziano è stato il migliore parlamentare dell’ultima legislatura (LEGGI), Giorgio Pagliari, persona molto stimata in città, che però il 4 marzo sembrava Willy il Coyote in fondo al canyon con un masso enorme che gli sta piovendo in testa, e lui per difendersi non può fare altro che aprire un ombrellino.
Ma venti e onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili. Ed è indubbio che la Cavandoli sia stata il candidato che ha condotto la migliore campagna elettorale, l’unica che è riuscita a farsi leggere qualche comunicato nel mare di ovvietà e di noia degli altri. Ha puntato sui “classici sempre verdi” leghisti, l’immigrazione, i clandestini, la sicurezza, ma lo ha fatto con efficacia, in modo composto nel linguaggio ma rimanendo fedele ai contenuti dell’ortodossia salviniana. Penso, ad esempio, al provocatorio comunicato sulla presunta applicazione della sharia all’Ospedale di Parma che per alcuni giorni ha tenuto le prime pagine dei giornali.
Cavandoli, Campari, Saponara, rispettivamente laureati in giurisprudenza, ingegneria e architettura, sono il volto di una Lega acculturata che non rinuncia alla radicalità. Del resto, si sa, che sono sempre i borghesi a guidare le rivoluzioni, a condurre il popolo apatico e abitudinario alla vittoria e a organizzare la sua vita senza la borghesia e contro la borghesia: Robespierre, Danton, Lenin e Castro erano giuristi, Che Guevara e Marat medici, Pol Pot proveniva da una famiglia che frequentava quella reale.
Oggi i giornali nazionali accreditano come unico Governo possibile (sebbene complicatissimo) quello composto dal M5S e sostenuto esternamente dal Pd.
In questo scenario i leghisti parmigiani sarebbero tutti all’opposizione e quindi, non per colpa loro, con una capacità di incidere sulla destinazione delle risorse molto ridotta.
Se non ci fosse stata sintonia personale e politica con il Ministro Franceschini, nessuno di noi pensa che Pagliari sarebbe riuscito a far finanziare stabilmente il Festival Verdi. E chissà, magari, fermi restando i prioritari meriti dell’assessore Guerra e di “Parma io ci sto”, sarebbe stato più difficile ottenere la designazione di Capitale della Cultura 2020.
Nella compagine di un’ipotetica maggioranza a rappresentare Parma rimarrebbe solo Lucia Annibali, marchigiana, sconfitta nell’uninominale a Parma dalla Cavandoli, ma ripescata nel listino proporzionale a Vicenza. In campagna elettorale l’Annibali ha sempre dichiarato che in ogni modo si sarebbe fatta carico delle istanze della nostra città. Tutti i parmigiani si augurano manterrà fede alla sua promessa.
In caso contrario sarebbe l’ennesima mazzata per la credibilità del Pd di Parma. Purtroppo la violenza che gli altri esercitano su di noi è spesso meno dolorosa di quella ci infliggiamo da soli.
Andrea Marsiletti

