Becchetti (PaP) su Foibe e Tito: “La Cavandoli torni a studiare storia”. La risposta della Cavandoli: “Apologia di genocidio”

di UG

Apprendo dai giornali che la candidata della Lega Laura Cavandoli cerca di sfruttare al meglio l’amplificatore mediatico della Giornata del ricordo chiedendo di cambiare, nella nostra città, il nome della strada intitolata a Josip Broz Tito perché, a suo dire, sarebbe stato un tiranno assassino (LEGGI).

In una breve dichiarazione quale spero mi venga concessa non è certo possibile argomentare adeguatamente la questione delle Foibe e il dramma della guerra sul confine orientale italiano. E tuttavia alcune cose si possono e si debbono ricordare…

L’uccisione e l’infoibamento di fascisti e italiani nel 1945 sono la conseguenza di una strategia di espansione del regime mussoliniano, prima con la politica della “bonifica etnica” (vale a dire dell’italianizzazione forzata delle minoranze slovene del Friuli Venezia Giulia e della Dalmazia), e poi con l’invasione militare della Jugoslavia del 1941, cui seguì la deportazione in campi di prigionia e una devastante politica del terrore contro la popolazione slovena.

Se non si tiene conto di queste minime premesse non si capirà mai nulla né delle Foibe né dell’asprezza delle vendette sul fronte orientale alla fine del conflitto.

Per venire alla figura di Tito, anche qui occorre ricordare almeno un paio di cose, facilmente reperibili su qualsiasi manuale di storia: lungi dall’essere un sanguinario assetato di sangue italiano (come la Lega vuole maldestramente raccontarcelo), egli ha guidato la Resistenza partigiana jugoslava che ha dato un grande contributo alla sconfitta del nazismo e del fascismo in Europa; è stato capace di rompere con l’Unione sovietica pur di non subirne l’egemonia; è stato l’animatore del movimento dei “paesi non allineati”, cioè non aderenti né alla Nato né al Patto di Varsavia.

Chiedere la rimozione del suo nome è dunque un gesto che cerca sì un certo impatto mediatico in tempi di campagna elettorale ma, allo stesso tempo, è il segno di una superficialità scandalosa con cui i nostri esponenti politici locali approcciano la storia e conoscono il passato. E se per i candidati alle elezioni iniziassimo a pensare a un corso di storia contemporanea obbligatorio?!

Margherita Becchetti (candidata di Potere al popolo)

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A MACERATA I CORI, A PARMA IL COMUNICATO REVISIONISTA, SEMPRE APOLOGIA DI GENOCIDIO

“Non pensavo in questa campagna elettorale di dover commentare anche l’Apologia di Genocidio – Laura Cavandoli risponde a Becchetti, candidata di Potere al Popolo sulla Giornata del Ricordo”.

“Vorrei ricordare alla candidata di Potere al Popolo – prosegue – che la Repubblica italiana ha ufficialmente istituito due giornate per commemorare altrettanti genocidi che hanno insanguinato il secolo delle ideologie tiranniche e sanguinarie: il Giorno della Memoria, che ricorda le vittime della Shoah, e il Giorno del Ricordo che commemora le vittime delle Foibe. Quanto si legge nella sua nota è oltraggioso per tutte quelle migliaia di morti”.

“Prendo atto con stupore – prosegue – del tentativo revisionista della candidata Becchetti, per cui il Maresciallo Tito non è stato un sanguinario dittatore e il massacro delle Foibe un atto, alla fine, comprensibile. Avrà studiato la Storia in qualche sezione di Partito o nei Centri Sociali”.

“A Macerata – prosegue Cavandoli – abbiamo sentito i cori su quanto erano belle le Foibe, a Parma leggiamo comunicati stampa revisionisti. La sostanza non cambia: sempre di Apologia di Genocidio si tratta”.

“Ringraziamo la candidata Becchetti – conclude – per aver introdotto nella campagna elettorale questo elemento di chiarezza”.


Gentile candidata della Lega Laura Cavandoli, non sono mai stata militante di un centro sociale né sono mai stata iscritta ad alcun partito politico. La storia l’ho studiata all’Università degli studi di Parma. Oltre che laureata sono dottore di ricerca in storia. Poi ho collaborato per 15 anni con la stessa università e le assicuro che, in questo come in altri atenei, non troverà nessun professore, anche tra i più conservatori, che si sentirebbe di smentire ciò che ho scritto. Dalla sua risposta deduco che non ha minimamente intenzione di capire la differenza tra complessità di quei fatti storici e il loro uso per bieche finalità politiche. Tant’è, ma se vuole screditarmi lo faccia entrando nel merito di ciò che è accaduto 70 anni fa, non lanciando proclami ridicoli sull’apologia di genocidio. Margherita Becchetti

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