
Dopo 36 ore di indagini ininterrotte, i Carabinieri e la Procura di Parma ricostruiscono il presunto dramma familiare. L’uomo è accusato di omicidio pluriaggravato e maltrattamenti.
Un tragico caso di violenza familiare si è consumato nei giorni scorsi a Polesine Zibello, in provincia di Parma. R.B., cittadino indiano di 51 anni, è stato fermato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma con l’accusa gravissima di omicidio pluriaggravato. Vittima di quella che si delinea come una lunga spirale di maltrattamenti sarebbe stata sua madre, G.K., morta lo scorso 4 agosto a causa di un’emorragia cerebrale con evidenti segni di traumi esterni.
Il fermo è giunto al termine di una complessa e serrata attività investigativa durata 36 ore, condotta in prima persona dal pubblico ministero di turno, affiancato dai militari dell’Arma locale.
Le indagini sono scattate a seguito della segnalazione da parte della direzione sanitaria dell’Ausl di Parma, che ha comunicato la morte sospetta della donna. Solo in quel momento, infatti, è emerso il quadro inquietante di presunte violenze fisiche pregresse.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’ambulanza del 118 era stata inviata già la mattina del 2 agosto nell’abitazione dove madre e figlio convivevano. A richiederla, proprio R.B., il quale aveva riferito che la madre era stata colpita da un malore. Le condizioni della donna sono apparse da subito gravissime: incosciente, con traumi evidenti e lividi, è stata trasportata d’urgenza in eliambulanza all’Ospedale Maggiore di Parma, dove è deceduta nel pomeriggio.
Le testimonianze raccolte tra soccorritori, vicini di casa e altri membri della famiglia hanno iniziato a delineare un quadro sempre più fosco. I sanitari hanno descritto lesioni incompatibili con una semplice caduta: ematomi sul volto, segni di percosse agli arti superiori, un taglio e un occhio nero. Alcuni volontari del 118 hanno anche riferito di una colluttazione avvenuta in casa durante il loro intervento e della richiesta, da parte di un familiare straniero, di allertare i Carabinieri, affermando che la donna era stata picchiata.
Le indagini hanno portato alla scoperta di un clima familiare segnato da tensioni croniche e violenze quotidiane. La vittima, giunta in Italia da circa dieci mesi, avrebbe più volte manifestato il desiderio di tornare in India, temendo per la propria vita. Secondo il materiale raccolto dagli investigatori, il figlio, spesso in preda all’alcol, l’avrebbe sottoposta a continue aggressioni fisiche e verbali, soprattutto da quando la donna aveva preso le difese della nuora, a sua volta vittima di soprusi da parte del compagno.
Il colpo fatale sarebbe stato inferto il 2 agosto, quando R.B. avrebbe colpito con violenza la madre alla testa. Il trauma, secondo i primi riscontri medici, avrebbe causato l’emorragia cerebrale che l’ha condotta al coma e infine alla morte. Il quadro traumatico riscontrato all’esterno del cadavere – in particolare lesioni polidistrettuali concentrate sul volto e sugli arti – sembra confermare l’ipotesi accusatoria.
Il pubblico ministero ha emesso il decreto di fermo anche per il concreto pericolo di fuga: subito dopo il decesso della madre, R.B. si era allontanato dalla sua abitazione, raggiungendo un conoscente in una zona lontana della provincia parmense, con l’apparente intento di sottrarsi alle ricerche.
Ora l’indagato si trova a disposizione del giudice per le indagini preliminari, dinanzi al quale potrà fornire la propria versione dei fatti. L’udienza di convalida del fermo sarà il prossimo passo di una vicenda che ha sconvolto l’intera comunità di Polesine Zibello e che rimette al centro della cronaca il dramma troppo spesso sommerso della violenza domestica.
Nel frattempo, l’autopsia disposta dalla Procura e le ulteriori attività investigative potranno fare piena luce su tutti gli aspetti ancora oscuri di questa tragica vicenda.