L’estate 2025 si chiude con livelli preoccupanti di ozono in Pianura Padana, e Parma figura tra le città più colpite. A fotografare la situazione è Legambiente, attraverso la campagna MetaNo – Coltiviamo un altro clima, che evidenzia come lo smog fotochimico – prodotto dalla reazione tra inquinanti e radiazione solare – continui a rappresentare una minaccia per la salute umana e per l’agricoltura.
Nella città ducale, fino al 31 agosto, si sono registrati 22 giorni di superamento della soglia di informazione (180 mg/m3) e 54 giorni sopra il valore obiettivo della massima media giornaliera su 8 ore (120 mg/m3). Numeri che pongono Parma tra le province più esposte, confermando il trend negativo rilevato anche in altre aree dell’Emilia e della Lombardia.
Al primo posto Bergamo con 72 giorni di superamento, seguito da Piacenza (59), Lecco (49), Milano (37), Varese (34), Pavia (33), Monza (32), Cremona (30), Reggio Emilia (23) e Modena (22).
“Negli anni passati l’ozono colpiva soprattutto le zone rurali e pedemontane, ma oggi le città non sono più risparmiate. Una quota crescente di popolazione urbana è esposta a livelli pericolosi per la salute”, commenta Damiano Di Simine, responsabile della campagna di Legambiente. Il rischio maggiore riguarda l’acutizzazione di patologie respiratorie, con effetti documentati sulla mortalità.
Secondo il dossier di Legambiente, il fenomeno non accenna a diminuire a causa delle emissioni persistenti di precursori dell’ozono. Tra questi, oltre agli ossidi di azoto (NOx) in calo per effetto delle politiche sul traffico, spicca il metano, la cui concentrazione è in aumento. In Pianura Padana, a produrlo sono principalmente gli allevamenti bovini e la gestione dei liquami zootecnici, responsabili del 70% delle emissioni nazionali di metano da fonti agricole.
“Occorre ridurre le emissioni di metano non solo dalle fonti fossili, ma soprattutto da quelle agricole. La presenza di troppi allevamenti intensivi nella Pianura Padana è un fattore critico che influisce direttamente sulla qualità dell’aria e sul clima”, aggiunge Di Simine. La campagna di Legambiente punta anche a dotare le centraline di monitoraggio atmosferico di sensori per la rilevazione del metano, in linea con la nuova direttiva europea.
A livello europeo e nazionale, i limiti per l’ozono sono definiti per proteggere la salute dei cittadini e tutelare le produzioni agricole. Tuttavia, la soglia di allarme (240 mg/m3) e quella di informazione (180 mg/m3) sono state superate in numerosi capoluoghi, tra cui Parma, con episodi più frequenti in Lombardia occidentale, Piemonte orientale, Emilia e pedemontana veneta.
La fotografia estiva fornita da Legambiente conferma una situazione preoccupante per Parma: l’ozono continua a essere un inquinante urbano di rilievo, e i cittadini sono chiamati a confrontarsi con i rischi sanitari derivanti dall’esposizione prolungata. La sfida resta ridurre le emissioni dei precursori, monitorare meglio il metano e garantire politiche efficaci di qualità dell’aria sul territorio.