Non lo vedete in che condizioni è il Pd?
E allora smettetela di torturarlo con le scariche elettriche per rianimare il suo cuore stanco, che si sta arrestando. Basta accanirsi contro di lui, ha già sofferto tanto.
Lasciatelo andare.
Lasciatelo morire.
Servirà solo a prolungare l’agonia il voto di ieri della Direzione sulla mozione di Martina che è stato confermato all’unanimità reggente fino alla convocazione dell’Assemblea nazionale (accipicchia che risultato monolitico!). Una scena già vista tante volte, troppe. No, non bastano più una convergenza di facciata, un post, una dichiarazione o un appello buonisti, l’ennesima bugia se, per usare le parole di Martina, l’odio attraversa la comunità del Pd, se non c’è nulla che tiene insieme queste persone in guerra continua tra di loro.
Renzi ha avvelenato i pozzi con quell’intervista a “Che tempo che fa?”. Ha fatto, nè più nè meno, quello che i suoi accusatori hanno fatto per tre anni. Se pensate a Bersani, Fassina, Speranza, Civati, D’Alema, Emiliano di loro non vi verranno in mente contenuti politici ma solo attacchi quotidiani e frontali a Renzi a mezzo stampa. Solo così riuscivano a conquistare le pagine dei giornali e le battute sui TG.
Agli elettori è chiarissimo che il Pd è lacerato: sulla leadership, sulla forma partito, sulle alleanze, sull’articolo 18, sulle Riforme costituzionali, sulla scuola, sullo ius soli, sulle tasse, per non parlare del tema dell’immigrazione dove tra loro c’è chi vorrebbe andare a prenderli nei porti africani e chi fa gli accordi con le milizie libiche per bloccarli alla fonte.
Il Pd non è un partito curabile. La reputazione e l’immagine dei suoi nome e simbolo sono compromessi per sempre perchè la sfiducia nei loro confronti è entrata nel comune sentire popolare, come si capisce entrando in un bar o, più oggettivamente, dagli esiti delle ultime elezioni, siano esse nazionali, regionali o comunali.
Credo che, nell’interesse del centrosinistra, sia meglio chiudere il Pd e procedere a un divorzio il più breve possibile. Ce lo suggerisce anche il cantante dei Nirvana Kurt Cobain; sulla scena del crimine del suo suicidio, oltre a un fucile a pompa calibro 20, venne trovata una lettera intensa e commuovente, nella quale Cobain citava la canzone di Neil Young “Hey Hey, My My”: “È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”.
Con probabilissime elezioni politiche anticipate alle porte, è necessario scindersi subito in due partiti distinti, quello dei nuovi DS e quello di Renzi, ciascuno dei quali farà la sua parte e rappresenterà il suo pezzo di elettorato, per poi ritrovarsi insieme alle elezioni. I partiti del centrodestra, divisi non dico su tutto ma su tanto, ce lo insegnano: da sommatoria di entità distinte è più facile fare compromessi e trovare accordi alla vigilia delle elezioni, evitando così lo stillicidio dei litigi del congresso interno permanente per il quale chi perde, anche se in modo nettissimo, non accetta le decisioni della maggioranza, e chi viene sconfitto alle elezioni si dimette ma poi vuole continuare a guidare il partito.
Su una cosa, a dire il vero, il Pd è stato unito nell’ultima legislatura: sul testamento biologico. E allora siate coerenti, almeno una volta, e abbiate pietà… lasciatelo morire, in pace.
Andrea Marsiletti
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