Per le officine di Parma e provincia si aggrava il problema dello smaltimento dei pneumatici

di AndreaMarsiletti2

Le officine del territorio parmense, sono per essere letteralmente sommerse dai cosiddetti PFU (i pneumatici fuori uso che hanno già concluso il loro ciclo di vita e non sono più utilizzabili sui veicoli), in conseguenza alle ripercussioni più negative di un sistema di gestione della raccolta ormai assolutamente inadeguato e che si sta rivelando pericolosamente inefficace. 

Pericolosamente perché questa situazione danneggia sia le officine che potenzialmente l’intera comunità.

Le criticità emergono, in particolar modo, nei periodi di cambio stagionale dei pneumatici quando le imprese si ritrovano a fare i conti con l’aumento della giacenza dei pneumatici esausti. Molteplici e negative le conseguenze per i gommisti: l’accumulo dei pneumatici obbligati giocoforza a stoccare grandi quantità di pneumatici esausti nei loro magazzini, i rischi ambientali e sanitari per la comunità: il possibile abbandono dei pneumatici da parte di chi non trova ricovero presso le officine autorizzate che attirano insetti e roditori aumentando così il rischio di incendi ed ingenti extra-costi per lo smaltimento.

Alcuni gommisti infatti, per liberarsi dei PFU, sono costretti a pagare smaltitori privati, con l’aggravio di ulteriori spese non previste dalla normativa in vigore. Oltre a questo incombono pesanti sanzioni e responsabilità legali: il deposito incontrollato di rifiuti è un illecito ambientale punito con multe fino a 26.000 euro e, nei casi più gravi, anche con implicazioni penali. Le imprese del settore sono obbligate per legge ad una gestione della raccolta dei pneumatici esausti mediante il lavoro di Consorzi specifici del settore, finanziati attraverso una apposita tariffa obbligatoria alla quale vengono chiamati a contribuire i consumatori finali al momento dell’acquisto degli pneumatici. Confartigianato Imprese, così come le altre Associazioni di Categoria interessate, da anni si è attivata con una serie di appelli alle istituzioni competenti (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) che hanno portato all’attivazione di un tavolo tecnico presso lo stesso Ministero.

Si è giunti ad una prima azione che si è però rivelata non sufficiente: una raccolta “straordinaria” di PFU (aumento del 2%, comunque inferiore al 10% richiesto). A livello nazionale e ribadito proprio in queste ore a livello locale dalla Presidente di Confartigianato Imprese settore Autoriparatori Patrizia Villani: “ E’ impellente la necessità di vincolare il meccanismo di raccolta alla regolarità degli operatori, evitando che i Consorzi effettuino ritiri presso soggetti non qualificati proprio al fine di contrastare l’abusivismo e la concorrenza sleale. Inoltre è importante intensificare i controlli sui flussi di pneumatici, con particolare attenzione al commercio online, per intercettare in tempi utili le attività illecite e contrastare l’evasione fiscale. Le imprese del settore autoriparazione associate Confartigianato esprimono la loro preoccupazione per questo disagio che, loro malgrado, può generare criticità anche alla popolazione dei centri abitati dove hanno sede le officine e per il danno d’immagine che la stessa causa alle stesse imprese, poiché i piazzali ingombri di pneumatici non trasmettono certo l’idea di ordine ed efficienza che è invece il fiore all’occhiello delle nostre imprese”.

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