Nell’ottobre 2024, proprio a Parma, si svolgeva un convegno incentrato sulla prospettiva di un sistema aeroportuale regionale integrato.
I dati relativi ai movimenti aerei degli scali regionali lo scorso anno sono stati impietosi: aumentati a Bologna del 96%, a Forlì dell’85% e a Rimini del 70% mentre Parma ha registrato un calo del 10%. Insomma, a fronte di un trend di mercato favorevole, la società di gestione del Giuseppe Verdi non ha mai avviato un credibile piano industriale e commerciale in grado di cogliere tali opportunità. Parma, sede oltretutto di una authority europea, perde così un’altra possibile leva di sviluppo e attrattività.
† Il prologo del Vangelo secondo Andrea (di Andrea Marsiletti)
A nulla è servito il timido intervento del sindaco, espressione di una maggioranza assai divisa sul tema e del governatore De Pascale nel cercare in extremis una sponda salvifica con il Marconi di Bologna; a nulla le aperture di credito verso dei soci canadesi che si sono rivelati ben presto non all’altezza del compito di rilancio. Il primo pensiero deve andare oggi a tutti i lavoratori coinvolti; subito dopo, però, interroghiamoci tutti sul perché una città come Parma, con un tessuto produttivo così solido e diffuso, non riesca a progettare e costruire un futuro degno della propria storia.
Una città, la nostra, smarrita, avvitata in asfittici circuiti di autoreferenzialità, poco coraggiosa, con le sue migliori energie che osservano, pigre e compiacenti, una amministrazione pubblica mediocre, che fa la guerra al clima e alla CO2 ma che non affronta le criticità incancrenite (Mall, Ponte Nord, Stadio, Ex Scalo Merci, ecc.) e che è capace di progettare, tutt’al più, campi da disc golf, P-Days, righe blu, panchine rosse e zone 30. Già, perché anche il viale del declino va affrontato in modo sostenibile.
Priamo Bocchi, consigliere comunale e regionale di FdI

