Nel 2024 sembrava che, con l’ingresso della società canadese Centerline Airport Partners, l’Aeroporto Giuseppe Verdi di Parma avesse fatto un importante passo avanti. Furono acquistate la maggioranza delle quote con il chiaro intento di potenziare lo scalo in chiave internazionale, migliorando infrastrutture, sicurezza e collegamenti.
Ma così non è stato, o almeno non è più. Tanto che la mattina di oggi è stata all’insegna della protesta “annunciata”, davanti allo scalo, con lavoratrici, lavoratori e sindacati a chiedere risposte immediate e concrete sul futuro di una infrastruttura che reputano strategica.
Le ultime tappe della vicenda sono recentissime. All’annuncio dell’aumento di capitale (6,3 milioni di euro) deliberato a ottobre 2024 i soci pubblici (Comune e Provincia di Parma) hanno avviato la dismissione delle loro quote, decretando una svolta verso il controllo privato. L’ultimo tassello è arrivato all’inizio di quest’anno, quando è stato annunciato un nuovo aumento di capitale fino a 8 milioni di euro, per garantire la continuità aziendale. Ma il socio di maggioranza Centerline non ha sottoscritto la sua parte entro il termine stabilito, con le conseguenze che oggi vediamo.

I dipendenti temono il peggio e non vedono grandi prospettive: “La nostra preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare è enorme – ci ha spiegato Simona Fiorenza -. Non sappiamo quale sia la posizione né delle istituzioni né degli attori principali. Dal punto di vista umano, stiamo vivendo un periodo di grandissima crisi. Dall’esterno, soprattutto da chi non conosce il nostro settore, ci dicono che alla peggio possiamo andare in altri aeroporti, ma non è così semplice. Siamo lavoratrici e lavoratori altamente specializzati e non è facile riciclarsi, perché le società sono indipendenti non c’è una rete aeroportuale nazionale. Per noi significherebbe trasferirci in altre città e ripartire da capo o fare altro”.
“Il mercato aeroportuale si conosce: le compagnie aeree vogliono essere pagate per stare negli scali, quindi non si può pensare di non investire per avere i collegamenti – aggiunge -. Ribadiamo da tempo quanto sia strategico l’aeroporto di Parma quanto la città non abbia altre soluzioni di collegamento verso l’esterno. Ci sono poi tantissimi passeggeri, noi riscontriamo, questa estate, un aumento sostanzioso sia di persone che vanno verso le mete estive, ma anche di turisti che arrivano in città. E in questo momento privare Parma di questa infrastruttura che funziona sarebbe l’ennesimo episodio che la città non merita – conclude -”.
La preoccupazione dei dipendenti di Sogeap è condivisa dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, che hanno organizzato il presidio davanti allo scalo in mattinata.
Paolo Chiacchio segretario provinciale Cgil di Parma spiega: “Abbiamo deciso questo presidio sia come sindacato confederale che come rappresentanti di tutte le categorie interessate, perché molto preoccupati della situazione che sta vivendo lo scalo di Parma in questo momento, in particolare dell’aspetto occupazionale. Perché tra dipendenti diretti di Sogeap e tutto l’indotto che gravita attorno allo scalo, come per esempio manutenzioni, vigilanza, pulizie, sono impiegate fino a 150 persone.
“Tutti conosciamo la vicenda e noi non abbiamo gli strumenti per comprendere cosa sia successo esattamente, cosa abbia portato Centerline, la società che attualmente ha la maggioranza della compagine sociale, a impegnarsi in un percorso con l’immissione di risorse per poi interromperlo sia dal punto di vista operativo che da quello economico finanziario.
“C’è poi rammarico per l’atteggiamento di Sogeap, perché alle richieste d’incontro espresse direttamente dalle categorie sindacali non è stata data risposta. Abbiamo incontrato solo l’amministrazione comunale che però in questo momento non ha ruolo diretto perché uscita dalla società.
Angela Calò segretaria generale aggiunta Cisl Parma e Piacenza aggiunge: “Riteniamo che l’aeroporto sia elemento strategico per la nostra città, occorre investirci. Fino ad ora abbiamo assistito a interventi tampone invece serve un piano industriale che dia certezze sia per il futuro dello scalo che per chi vi lavora, oltre ai lavoratori dipendenti c’è l’indotto. Servono una strategia di rilancio e interventi sia del pubblico che del privato per dare prospettive future ai lavoratori e a Parma – conclude-”.
E Fabio Piccinini, Uil Emilia-Romagna – sede di Parma punta l’accento sul fatto che “Il Verdi è inserito nel piano nazionale degli aeroporti come scalo strategico, non dimentichiamolo. Oggi siamo nell’ennesima situazione nella quale la proprietà non ha ancora messo in campo un vero e proprio rilancio. Oggi si discute di un aumento di capitale dove i due soci di maggioranza non hanno ancora trovato quadratura.
A noi non interessano i giochi azionari o le discussioni tra chi deve mettere quanti soldi, ma che ci sia concretezza. Soprattutto che ci sia salvaguardia occupazionale per le lavoratrici e i lavoratori e rilancio strutturale per un aeroporto che, da troppi anni, soffre una situazione di incertezza”.
Tatiana Cogo




