
Oramai quotidianamente sentiamo parlare di “spread” con toni spesso allarmistici, ma cos’è lo spread e cosa comporta per le casse dello Stato ed i risparmi dei cittadini?
Il dibattito organizzato dal Circolo culturale Il Borgo con Eugenio Pavarani e Giovanni Verga, economisti dell’università di Parma, moderato da Giulio Tagliavini, professore di economia degli intermediari finanziari, ha voluto fare chiarezza sull’argomento.
I lavori sono stati aperti dal presidente del Borgo Giuseppe Giulio Luciani sottolineando che oggi l’economia detta i ritmi della politica e della società quando, invece, bisognerebbe rimettere la persona al centro dell’azione politica e dell’economia.
Lo spread alla ribalta – ha spiegato Tagliavini – misura il differenziale di rendimento tra i titoli emessi dallo Stato italiano a lungo termine e i titoli di pari durata emessi dalla Germania. Abbiamo la sensazione, o la certezza, che l’innalzamento di questo spread ci possa avvertire con qualche anticipo dell’avvitamento senza rimedio dei problemi economici dell’Italia. E se appunto questo spread si rafforza, temiamo che si stia realizzando lo scenario peggiore, di cui ci stiamo rendendo conto con qualche anticipo.
Secondo il prof. Eugenio Pavarani esiste un altro spread, di uguale, o almeno uguale, importanza. Esiste il differenziale dei risultati dell’Italia rispetto agli altri paesi europei in tema di occupazione, di prospettiva lavorativa dei giovani, di sviluppo del PIL nazionale. Questo differenziale non ci avvisa per tempo di quello che potrebbe accadere di drammatico. È già drammatico di per sé.
La vita economica è condizionata dalla preminenza delle variabili finanziarie rispetto al ruolo delle variabili che misurano l’economia reale. Ce ne possiamo forse lamentare. Qualcuno se ne lamenta con molta forza. Ma resta il fatto che i movimenti sui rendimenti dei titoli, le connesse minusvalenze, i conseguenti motivi di instabilità per le banche sono sempre, tutti i giorni, in cima all’elenco delle notizie riportate dai giornali e dei siti che consultiamo. I movimenti dello spread sono così rapidi e potenzialmente così veloci che ce ne preoccupiamo più volte ogni giorno.
Per il prof. Giovanni Verga l’analisi economica propone criteri di analisi e politiche economiche di intervento diverse. I numeri ci descrivono un quadro incerto. Una maggiore austerità fiscale migliora lo spread, ma agisce in un senso avverso rispetto alle variabili reali. Nel breve termine il maggiore rigore fiscale potrebbe avere ripercussioni favorevoli sul tasso di interesse e, in tal modo, potrebbe essere più “espansivo” di quanto non possa concretamente essere una politica di maggiore spesa pubblica.
Siamo dunque in una situazione complessa – conclude Tagliavini – tanto da essere angosciosa. Le valutazioni che abbiamo raccolto l’altra sera ci hanno fatto capire che non è la sola situazione dell’Italia ad essere caotica. Ci sono diversi paesi europei sono in una situazione ugualmente incerta e l’incertezza economica è al fondamento dell’instabilità politica, e viceversa.
La diagnosi dei problemi economici italiani è certo complessa e il punto di equilibrio tra il possibile e il realizzabile, tra le misure opportune e quelle controproducenti, deve essere cercato con molta intelligenza e flessibilità, ma anche con coraggio. Tra qualche tempo, quando le cose si saranno auguralmente aggiustate, potremmo dire anche noi, come il celebre colonnello Kurz, che abbiamo osservato una lumaca strisciare lungo il filo di un rasoio. “Il nostro incubo è strisciare, scivolare lungo il filo di un rasoio e sopravvivere”.