Una possibilità di accoglienza per scongiurare l’estremo gesto. Un’alternativa di speranza alla disperazione di chi crede di non avere altra scelta. Uno strumento che tutela il diritto alla vita.
È stato presentato ieri, martedì 22 luglio, all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, il progetto di legge che intende istituire una “Culla per la Vita” in ogni punto nascita del territorio, prevedendo campagne informative capillari rivolte ai cittadini con l’obiettivo di rendere nota l’esistenza di tale presidio sanitario e della possibilità del parto in anonimato.
Il Pdl, illustrato da Marta Evangelisti, capogruppo del gruppo assembleare Fratelli d’Italia, e dal consigliere Priamo Bocchi, primo firmatario, nasce dalla volontà di offrire un sostegno alla vita nascente e alla maternità.
Alla conferenza stampa erano presenti anche Emiliano Zasa, presidente dell’Associazione “Vita in una culla”, Lorenzo Borsari, rappresentante di CitizenGO e Francesca Romana Poleggi, fondatrice e membro del direttivo nazionale di Pro Vita e Famiglia, a testimoniare la necessità, emersa anche dai cittadini, di un intervento volto a colmare il vuoto normativo.
Il caso del feto rinvenuto in un cestino dei rifiuti del Pronto Soccorso dell’ospedale Guglielmo da Saliceto a Piacenza lo scorso 19 giugno e quello della studentessa di Vignale di Traversetolo (Parma) accusata di aver partorito in solitudine e sepolto nel giardino di casa due neonati, sono solo due dei recenti episodi che hanno scosso l’opinione pubblica riportando alla luce l’urgenza di offrire alle donne in situazioni di forte disagio un’alternativa all’aborto, all’abbandono o al silenzio disperato.
“Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ha recentemente dichiarato che ‘un sistema sicuro, funzionale e controllato di culle termiche in ogni punto nascita rappresenterebbe, oltre che un gesto di civiltà, anche un’ulteriore rete di sicurezza per le donne in condizione di fragilità’. Questo è esattamente lo spirito che anima il nostro progetto di legge regionale, il primo in Italia, che mira a costruire una rete di culle termiche sicure e controllate, con standard uniformi in tutta la regione, istituire una adeguata formazione del personale medico e promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione” ha spiegato Bocchi.
“Questa misura rappresenta una soluzione sicura per madri e neonati, utile a prevenire tragedie che purtroppo si sono verificate anche in Emilia-Romagna. Non servono solo dichiarazioni di principio, ma azioni concrete. E su questo terreno, la sinistra che governa da anni la nostra Regione si dimostra ancora una volta incoerente: si riempie la bocca di parole come inclusione e diritti, ma nei fatti resta assente di fronte alle reali esigenze delle donne e delle loro vulnerabilità” ha aggiunto Evangelisti.
Le “Culle per la Vita” sono presidi sanitari anonimi e monitorati, attivi 24 ore su 24, dotati di dispositivi di allarme, climatizzazione e assistenza immediata da parte del personale sanitario. In Emilia-Romagna ne sono presenti 4, di cui una temporaneamente fuori servizio, principalmente istituite da enti del Terzo Settore, organizzazioni di volontariato o istituzioni religiose. Ma affinché possano diventare un servizio essenziale di assistenza alla vita occorre una norma.
Il progetto di legge di Bocchi, strutturato in otto articoli, prevede la definizione delle “Culle per la Vita” quale livello ulteriore di assistenza sanitaria, disponendo la loro installazione in ogni punto nascita della Regione Emilia-Romagna e affidando la loro gestione alle Ausl. Gli enti del terzo settore potranno comunque promuovere e istituire ulteriori culle, in collaborazione con le Ausl e nel rispetto delle caratteristiche e dei requisiti previsti dalla norma. I presidi devono infatti garantire condizioni ambientali e strutturali idonee al benessere del neonato ed essere dotate di dispositivi di rilevazione per la segnalazione tempestiva dell’eventuale presenza di un bimbo.
La misura mira a rafforzare il diritto della donna al parto in anonimato, che resta la soluzione privilegiata per la sicurezza della salute di mamma e bambino, e a evitare tragedie annunciate: spesso la tutela formale non basta a ridurre l’angoscia della gestante di essere riconosciuta.
Grande importanza assumono la formazione del personale medico e paramedico, così come le campagne di informazione e sensibilizzazione: i dati certificano non tutte le donne, in particolar modo quelle straniere, sono a conoscenza dell’esistenza di queste possibilità. Informare diventa quindi il primo passo per rendere operativa quella rete di accoglienza che tutela donne e bambini e garantisce che ogni vita venga protetta, che nessuno venga abbandonato o scartato, che ci sia sempre qualcuno a prendersi cura delle persone più fragili.
“Non esistono anagrafi, non esistono siti internet istituzionali che diano una chiara indicazione di quali siano le “Culle per la Vita” certificate e garantite. Non c’è informazione nemmeno a livello base, ma vogliamo che il contrasto all’infanticidio sia efficace, si deve informare in tutti i modi possibili e questa proposta tocca anche questo importante capitolo. La sua approvazione sarebbe un importante precedente a livello nazionale, uno stimolo per gli altri territori” ha sottolineato Zasa.
“Bisogna dare una chance alla vita. E quindi ben venga questa legge che potrebbe davvero essere apripista per le altre Regioni” ha rimarcato Poleggi.
“Questa legge non è una battaglia ideologica, ma una proposta che guarda al futuro con senso di responsabilità. L’invito che faccio oggi è semplice: che possiate lavorare insieme per una legge che tuteli la vita in modo concreto, che aiuti le donne e che dimostri che la politica può essere davvero al servizio del bene comune. In questo senso, la Regione Emilia-Romagna può essere un esempio” ha commentato Borsari.
“Dietro ogni rinuncia, ogni abbandono, può esserci un grande dolore, storie umane che non chiedono di essere giudicate, ma soccorse: alla cultura dello scarto e della morte proponiamo in questo modo quella dell’accoglienza e della vita” ha concluso Bocchi.

