Il 2020 sarà l’anno delle elezioni regionali: saranno nove tra gennaio, maggio e giugno a rinnovare Assemblea Legislativa e Governatore. Si partirà proprio dalla nostra regione, dove si voterà fra poco più di 15 giorni, domenica 26 gennaio (lo stesso giorno si andrà alle urne anche in Calabria). La mappa dei governatori vede oggi il centrodestra in vantaggio per 11 presidenti a 7.
Per il governo Conte bis, già in difficoltà su numerose questioni e con i partiti che lo compongono alle prese con diverse problematiche interne – le più recenti riguardano il M5S con l’espulsione di Paragone, la presa di posizione di Di Battista contro Di Maio e Angiola e Rospi che sono passati al gruppo misto – le elezioni in Emilia-Romagna sono un appuntamento delicato, anche perché, l’ultima esperienza elettorale, quella umbra, per PD e M5S non è stata certo positiva.
I sondaggi disegnano di una situazione molto altalenante, dove giocheranno un ruolo decisivo gli indecisi che, secondo Tecnè, alle soglie del Natale erano il 43% dell’elettorato effettivo (sondaggio realizzato il 22 dicembre 2019).
Lo stesso Istituto parla di un testa a testa fra i candidati: 46% per Stefano Bonaccini, sostenuto da sei liste (Emilia Romagna Coraggiosa, Bonaccini Presidente, Più Europa, Europa Verde, PD, Lista Volt) e 44% per Lucia Borgonzoni anch’essa sostenuta da sei liste (Lega, lista Borgonzoni, FI, Giovani e Ambiente, FDI, Lista Popolo della Famiglia). Fuori dai giochi Stefano Benini M5S, dato al 7%.
Parlando delle liste, sarebbe invece in vantaggio di un punto il centro destra (46% – 45%) dato che confermerebbe il trend delle ultime elezioni europee, dove la Lega ottenne 760 mila voti contro i 700 mila raccolti dal PD.
I risultati delle prossime elezioni avranno dunque un significato rilevante. E, comunque vada, le ripercussioni non mancheranno anche a livello nazionale.
Il Pd potrebbe perdere il controllo di una regione che è sempre stata di centro sinistra.
Ma a livello economico come sta l’Emilia-Romagna? Cosa dicono gli indicatori? Se è vero che è anche l’economia a condizionare il voto degli elettori, avranno sicuramente un peso le ultime decisioni del governo riguardo alla legge di Bilancio 2020, ma altrettanto rilevante è la politica sostenuta dalla giunta regionale uscente. Vediamo un po’ di numeri.
Il rapporto 2019 sull’economia dell’Emilia-Romagna di Unioncamere, presentato a dicembre che ha analizzato i dati dei primi tre trimestri, parla ancora di una lieve crescita con il pil a +0,5% a fine anno (secondo le previsioni di Prometeia) e la disoccupazione in calo al 5,4%.
Nei primi nove mesi l’export manifatturiero sale (+ 4,8%) e si registra un altro incremento il turismo che si attesta intorno ai 57,4 milioni di presenze (+1,8%). Gli arrivi turistici salgono a 12,8 milioni (+3%). Sono poi oltre 2 milioni gli occupati: il tasso di occupazione è al 70,4%, quello femminile è al 64%, tra i più elevati in Italia.
L’Emilia-Romagna rimane la seconda regione italiana (dopo la Lombardia) per valore delle esportazioni ed è tra le prime d’Europa per export pro capite. Continua la crescita, seppur a ritmo non sostenuto e con alcuni segnali di rallentamento, tuttavia sufficiente per confermare nelle previsioni l’Emilia-Romagna al vertice delle regioni italiane per incremento del pil nel 2019 e per il 2020 (previsioni di Prometeia).
Anche se c’è stato un calo delle imprese attive rispetto al 2018: al 30 settembre erano poco più di 440mila, l’0,7% in meno rispetto all’anno precedente, in aumento però sono gli addetti + 1,9%. Bene le imprese femminili che rappresentano oltre un quinto del tessuto imprenditoriale emiliano romagnolo. Sempre secondo le previsioni di Prometeia è il settore delle costruzioni a contribuire maggiormente alla crescita del valore aggiunto regionale con una variazione nel 2019 rispetto al 2018 che dovrebbe attestarsi attorno al 3,9%, mentre per industria e servizi si prevede un aumento dello 0,3%. A sostenere il manifatturiero sono, ancora una volta, le esportazioni previste in crescita del 5%. Variazione positiva anche per gli investimenti (+2,9 per cento), la domanda interna segnerà a fine anno un +1,1.
Dopo 16 trimestri di crescita ininterrotta, la produzione industriale segna una battuta di arresto: i primi nove mesi del 2019 chiudono con un calo dell’1,1%, una frenata che ha interessato tutte le classi dimensionali e colpito quasi tutti i settori. Solo l’alimentare e l’industria del legno e del mobile mostrano una variazione positiva. Tengono le costruzioni, in particolare le imprese più strutturate e i trasporti.
I dati congiunturali confermano le difficoltà che caratterizzano da oltre un decennio il settore del commercio, stretto tra una mancata ripresa della domanda interna e la crescita dell’e-commerce, con maggiore affanno per alcuni ambiti. L’agricoltura presenta più ombre che luci (-2% rispetto al 2018).
Questo il quadro disegnato da Unioncamere e, secondo Banca d’Italia, la ricchezza netta per abitante è rimasta maggiore della media italiana, anche se è passata mediamente da 212.700 euro del 2008 a 207.300 del 2017. E anche il reddito è maggiore in Emilia-Romagna rispetto al paese, 9 a 8,5.
Una regione decisamente ricca che si appresta ad andare alle urne con circa 3,4 milioni di elettori: che peso avranno gli indecisi? Quanto incideranno le “sardine” che hanno fissato a Bologna il 19 gennaio a Bologna, a una settimana dal voto, una grande manifestazione con tanto di palco che ospiterà artisti per animare l’evento?
Il 27 gennaio arriveranno i primi verdetti ed entro l’inizio dell’estate sapremo sicuramente qual è lo stato di salute del governo giallo-rosso.
Tatiana Cogo


