† Una lezione di teologia in una residenza per anziani: è dove il tempo si fa più breve che la domanda su Dio si fa più larga (di Andrea Marsiletti)

di Andrea Marsiletti

TeoDaily – Quando l’animatrice Roberta della Casa Residenza per Anziani Peracchi di Fontanellato mi ha chiamato per dirmi che l’ospite Lino aveva chiesto di incontrarmi, ho detto subito sì.

“Roberta, ma di cosa vuole parlarmi?”

“Di teologia.”

Stupendo!

Essere invitato a parlare di Dio in una RSA è molto più bello che farlo tra baroni e i professoroni dell’Università. In un’aula accademica si discutono le fonti, le correnti, i dogmi, i commenti; in una sala piena di persone che portano negli occhi la memoria di una vita intera, la teologia diventa racconto, confidenza, ritorno all’essenziale.

Gli anziani non cercano definizioni, cercano senso. Non domandano “che cosa dice il testo greco”, ma “cosa vuol dire per me, oggi, questo passo del Vangelo”. Ogni concetto teologico trova eco in un ricordo, in una preghiera imparata da bambini, in un lutto attraversato con fede.

Appena entrato mi ritrovo una ventina di anziani in semicerchio che mi aspettavano seduti sulle loro carrozzine.

Lino si mette di fianco a me e inizia a mitragliarmi di domande che si è appuntato su un foglio: “Ma se Dio è uno, perchè ci sono il Padre e il Figlio?”, “E’ stato l’angelo Gabriele a dire tutto a Maria?”, “Lo sai che Maddalena era la sposa di Gesù, eh?”. E infine sgancia la bomba: “Ho letto che Gesù ha giaciuto con Lazzaro, era gay?”… Lino, ma quali fonti consulti, Lazzaro era pure morto!

Rispondo su tutto, credo di non essermela cavata male.


IL VANGELO SECONDO ANDREA


Infine mi racconta la sua storia, della lettera che ha scritto a Papa Francesco ricevendo da lui risposta, delle richieste che Gesù gli ha esaudito.

“Lino, consentimi, però, un suggerimento” gli ho detto. “Quando ti rivolgi al Signore non farlo chiedendogli favori, salute, ricompense o proponendogli scambi…. Dio non è un bancomat o un commerciante. Alla sera, prima di addormentarti, cerca di metterti in contatto con lui senza dire niente, senza pregare, senza neppure pensare. Fai esperienza diretta del divino, cercandolo dentro di te. Quello interiore è il nostro viaggio più difficile.”

Ho quindi parlato della risurrezione dei corpi e della vita eterna. Capisco subito che negli occhi degli anziani la parola “eterno” è una promessa da custodire.

L’educazione, la tenerezza e la profondità dei loro sguardi sono stati il più bel commento teologico che potessi ricevere.

Perché lì, tra loro, la fede non si spiega, si riconosce, e la teologia prende carne.

E’ dove il tempo si fa più breve, che la domanda su Dio si fa più larga.

Andrea Marsiletti

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