“11 donne a Parigi” riunisce un cast stellare

SMA MODENA

Nella Parigi odierna si intrecciano le storie di 11 donne. C’è Rose, manager con un eccesso di testosterone e di solitudine. C’è la sua vessata assistente Adeline che ha un difficile passato di cui si occupa l’avvocato Agathe che soffre di disturbi intestinali ogni volta che le interessa un uomo. C’è però chi la comprende, la sua amica Jo che alterna periodi ad alto tasso erotico con altri in caduta libera e che ora ha una relazione con un uomo sposato la cui moglie non è così remissiva come avrebbe potuto sembrare. Costei lavora per Lily, una stilista che non accetta che gli anni passino anche per lei. Per Lily lavora anche il marito di Ysis la quale, madre di quattro figli si innamora di Marie, proprietaria di un’agenzia di babysitter. Lily ha una sorella ipocondriaca e un’impiegata piuttosto pettegola che nasconde un segreto. C’è poi, per finire, Fanny una conducente di autobus che, grazie a una botta in testa, riscopre la propria sessualità.
La mappa tracciata nella sinossi può essere utile per ricordare le protagoniste di questa opera prima di Audrey Dana che ha riunito attorno a sé un cast stellare di colleghe (Dana è attrice) alle quali avrebbe potuto fornire un’occasione di incontro migliore. Non è facile per nessuno destreggiarsi con un numero così elevato di primedonne, ognuna con la propria caratterizzazione (in alcuni casi decisamente sopra le righe). L’impresa era riuscita a François Ozon con Otto donne e un mistero ma qui se non fallisce totalmente mostra un difetto fondamentale: ognuna di loro deve (contrattualmente?) trovare lo spazio per una scena madre e 11 scene madre sono un po’ troppe.
Il difetto maggiore però sta nella rappresentazione delle donne come forse sono ma che sicuramente qui appaiono come certi uomini le vorrebbero vedere: cioè ‘tutte puttane di qualcuno’ come recita letteralmente una battuta del film. Quindi si schiaccia sul pedale del sesso (più parlandone esplicitamente che non mostrandolo), ci si aggiunge qualche dinamica familiare con la ciliegina sulla torta di borborigmi intestinali come nel più ‘classico’ dei cinepanettoni. Ma potremmo anche pensare al piacere della realizzazione di una commedia a suo modo trasgressiva nel panorama del cinema francese se poi non la si andasse a chiudere con un finale (non preoccupatevi non facciamo spoiler) alla Lelouch. Ma Claude un suo stile (apprezzabile o meno) ce l’ha sempre avuto. Qui invece anche quello finisce con il latitare.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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