Davanti al Padiglione Centrale dell’Ospedale Maggiore di Parma, decine di medici, infermieri e operatori sanitari si sono dati appuntamento per una protesta pacifica e simbolica: aderire alla Giornata Nazionale di Digiuno contro il genocidio a Gaza. Un gesto semplice ma potente, per dare voce a chi non ne ha più e per chiedere pace e rispetto per la vita
Solidarietà e impegno civile. Un momento di ritrovo simbolico, fuori dall’orario di lavoro, per dare un volto e una voce a chi ha scelto di non restare in silenzio.
Rami Haidar medico anestesista è presente a nome della comunità palestinese di Parma: “Queste manifestazioni servono a tenere le coscienze sveglie perché ciò che sta succedendo è un genocidio non lo si può chiamare diversamente. Molti medici e infermieri sono stati deliberatamente uccisi. Un collega neurochirurgo con passaporto italiano che ha fatto undici missioni per operare i bambini palestinesi è stato fermato e rimandato indietro all’aeroporto di Tel Aviv. Non fanno passare nessuno né operatori sanitari né medicine, né cibo.
Dario Bottignole medico in formazione specialistica in neurologia, che è fra i promotori della protesta ci spiega: “La gravità del momento e della storia attuale impone ad ognuno di noi di prendere posizione chiara e netta riguardo al genocidio, parola che dobbiamo utilizzare nei confronti della popolazione palestinese di Gaza. È inaccettabile che la popolazione civile venga colpita all’interno delle strutture sanitarie dove cercano cure e benessere. Altrettanto inaccettabile è che professionisti sanitari vengano bersagliati con giustificazioni inammissibili. È nostro dovere opporci alla logica di razionale giustificazione e ignava omertà che pervade ancora troppi ambienti nella nostra società”.
“Purtroppo sentiamo tante parole anche da parte dei nostri governanti, ma non fatti. Noi con questa manifestazione vogliamo dare il nostro apporto e speriamo di sensibilizzare chi può portare alla pace con gesti concreti. Credo che posizioni più forti a livello centrale sarebbero ben accolte da tutta l’opinione pubblica che è trasversale a diverse posizioni politiche – così Gabriele Missale direttore struttura complessa Malattie Infettive e epatologia, presente alla protesta”.
L’iniziativa è promossa dalla rete #digiunogaza, dal gruppo Sanitari per Gaza e dalla campagna “TEVA? No grazie”, vedrà coinvolte oltre 500 strutture sanitarie in tutta Italia. A Parma, il gesto assume un valore ancora più forte grazie al sostegno dell’Azienda Ospedaliero-Unive l’Azienda USL, che hanno favorito la partecipazione dei propri professionisti senza ostacolare le attività assistenziali.
Sono tre le richieste chiare e urgenti.
Al Governo: sospensione immediata degli accordi militari con Israele, richiesta urgente di cessate il fuoco e apertura di corridoi umanitari.
Agli enti sanitari e accademici: approvazione di una dichiarazione ufficiale che riconosca la gravità della crisi, in linea con la petizione internazionale “Stop the Silence”.
A cittadini e pazienti: adesione al boicottaggio dell’azienda farmaceutica TEVA, coinvolta nella fornitura di prodotti legati al conflitto.
L’iniziativa, nata come digiuno a staffetta in Toscana il 29 luglio, ha rapidamente oltrepassato i confini regionali, diventando una mobilitazione nazionale. A Parma, il gesto è rafforzato dall’adesione di realtà civiche come Libera, che attraverso le parole di don Luigi Ciotti sottolinea il significato profondo della protesta: “Il digiuno è un modo per mettersi nei panni delle persone a Gaza, ridotte alla fame dalla guerra. Rinunciamo al cibo per denunciare la fame reale di migliaia di uomini, donne e bambini, e la nostra fame di pace e giustizia per ciascuno di loro.”
Secondo i dati più recenti, dall’inizio delle ostilità sono state uccise quasi 63.000 persone, tra cui 20.000 bambini, e oltre 1.500 operatori sanitari hanno perso la vita. Gli organismi internazionali avvertono che la fame rappresenterà una delle più gravi conseguenze umanitarie del conflitto.
Tatiana Cogo


