
02/11/2014
Bilancio dell’estate negativo per i prezzi dei principali prodotti agricoli dell’Emilia Romagna.
A far pendere la bilancia sul segno meno, secondo Coldiretti regionale, sono alcune delle principali produzioni agroalimentari, in particolare ortofrutta e Parmigiano Reggiano.
Sui redditi delle aziende – sottolinea Coldiretti –pesa il forte calo dei ribassi a due cifre della frutta fresca, mentre nel comparto lattiero-caseario, il Parmigiano Reggiano ha fatto registrare un calo costante dei prezzi alla produzione del prodotto stagionato 12 mesi, passati dai 9 euro/Kg di inizio anno ai 7 euro attuali, assolutamente insufficienti a ripagare i costi. Situazione analoga per il Grana Padano, pagato 5,90 euro/Kg il prodotto stagionato 10 mesi. Per l’altro importante comparto dell’agricoltura emiliano romagnola, l’ortofrutta, i prezzi pagati ai produttori si sono dimezzati rispetto all’anno scorso, con una forbice tra costi e ricavi insostenibile per le aziende. Ai produttori le pesche sono state pagate tra i 16 e i 22 centesimi al chilo, le pere, secondo la varietà, dai 20 ai 30 centesimi, le patate anche meno di 10 centesimi al chilogrammo. Tutti prezzi inferiori ai costi di produzione. Situazione pesante anche sul fronte delle produzioni industriali, barbabietole in testa, dove il prezzo dello zucchero a livello mondiale è passato dagli 800 euro di un anno fa ai 340 attuali, mentre per il pomodoro l’annata anomala su piano meteorologico ha comportato alti costi di lavorazione che non vengono ripagati dai prezzi pagati ai produttori.
Di fronte alla mancata remunerazione dei costi, i produttori si ritrovano a lavorare in perdita con forti rischi di chiusura delle aziende – denuncia Coldiretti – e diventa sempre più urgente che strutture economiche e istituzioni intervengano per dare sempre trasparenza sul mercato alle produzioni italiane con una chiara indicazione dell’origine del prodotto agricolo perché venga riconosciuta la qualità e salubrità.
Su tutto il settore agricolo – commenta Coldiretti – pesa, infatti, una concorrenza internazionale di prodotti di indefinibile qualità e incerta salubrità perché sul fronte dell’ortofrutta, ad esempio, all’estero è ammesso l’uso di prodotti chimici che in Italia sono vietati. In generale sull’andamento dei prezzi agricoli – prosegue Coldiretti – ha pesato, da un lato, l’estate pazza che non ha invogliato a consumare frutta e verdura e, dall’altro, il perdurare della crisi per cui i cittadini dopo aver rinunciato ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost, magari di dubbia origine e qualità, che stanno mettendo i difficoltà i prodotti italiani di qualità.
Quello che ancora manca nel settore agroalimentare – conclude Coldiretti Emilia Romagna – è una giusta redditività con i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono spesso a coprire i costi di produzione anche per colpa delle distorsioni di filiera e alla concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare come Made in Italy prodotti importati.