Ama anche tu il NazPop (Il Saccente su Sanremo)

SMA MODENA

Mentre il Direttore Marsiletti si occupa di alta teologia, qualcuno deve pur bazzicare nelle sfere medie, quando non mediocri, del costume italiano…

Eccomi quindi spedito all’Ariston, in forma virtuale ovviamente.

Mi consolo: l’unica “trinità” di cui dovrei occuparmi qui è quella formata da Amadeus, Ferragni, Morandi… Oppure la più temibile Trimurti italica, formata dal Al Bano, Ranieri e sempre lo stesso Morandi, vera eminenza, anima e maggiordomo di questo 73° Festival.

In Italia, per dirla con Venditti, “Scopare bene, questa è la prima cosa” e lui lo ha fatto.
“Festival della Canzone Italiana” recita la dicitura ufficiale… Ma dovrebbero intitolarlo “Festival del Costume Italico” …eh già, perché trattasi di fenomeno di costume, in primis. Basterebbe questa formula per inquadrare Sanremo. Che tutti schifano e tutti sbirciano.

Amadeus sa benissimo come fare per rendere il Festival un fenomeno NazPop… Prende tutto, il contrario di tutto, Meloni e angurie, e li mette dentro il calderone dell’Ariston.


TeoDaily

Teologia, religione, spiritualità


Trova lo spazio per il combo istitutional Benigni-Mattarella, per le presentatrici altissime, per le marchettone Rai varie, per la coppia social meneghina più spocchiosa del mondo… per i cantanti che fanno ridere, nonostante la volontà di non volerlo fare, e i comici che non fanno ridere, nonostante la volontà di volerlo fare. Ci sta addirittura una letturina stile “Cuore” sulle foibe, per bocca di un occhialuto Amadeus. Ci sta persino un intervento di Zelensky – piazzato addirittura dopo il “Califfo” Grignani – alle 2 di notte circa, seguito da una tamarrata dei quasi “Metallica” ucraini… Basterebbe questo per ricordare al Presidente in canotta militare che il coraggio lo deve andare a trovare altrove, non certo nell’Italia di oggi. Nessun cenno mi pare, al terremoto più tragico e devastante dell’ultimo secolo.

Dunque un polpettone postdemocristiano in grado di soddisfare sia carnivori che onnivori che vegani (o nessuno dei tre) e che esclude solo la scena musicale indie-pendente?

Macché… Magari… in realtà da alcuni anni nessun artista può ne vuole rinunciare al soggiorno settimanale nella riviera dei fiori. Troppo decisivo per le sue prospettive (o residue tali), in un mercato complessivo che rende la musica – le vendite e l’influenza sociale della stessa – sempre più debole ed evanescente.

Sanremo, per capirci, è lo stesso Festival che ha lanciato “Volare” (si, non è il titolo), una delle canzoni italiane più conosciute e cantate nel mondo.

Oggi sfido chiunque a ricordarsi a tre mesi di distanza di almeno due tra le canzoni passate selvaggiamente in tv o radio in questi giorni… Due sarebbero già molte. Ma la musica interessa fino ad un certo punto.

Ecco quindi che, siccome è costume, tutti si sentono autorizzati a parlare di Sanremo.

Non solo chi lo ha visto, una o più sere, ma anche e soprattutto chi non lo ha mai visto.
Intervenire per denigrare, intervenire per inveire, intervenire per sanzionare ciò che non si è visto e non interessa, se non per retaggi ideologici, spesso di carattere bigotto e nostalgico.

Questo è l’itagliano medio, con la “gl” e con le antenne accese sul finto amplesso e la vera limonata di Rosa Chemical con Fedez… o sullo scempio operato dal “pollice Blanco”.
Sanremo è una cartina di tornasole perfetta, perché riguarda un luogo/nonluogo dove ognuno si sente autorizzato ad esprimere giudizi, o meglio a sputare sentenze.

Un po’ come allo stadio, quando si urla contro l’arbitro, o si tifa per una squadra, anche se sta facendo schifo. Tutto questo è da condannare? Macché… Viva il NazPop, anzi e Viva Amadeus (Amadeus, unz Amadeus, cit): lunga vita a Sanremo, una delle poche occasioni su cui i ragazzi accettano di sedersi e confrontarsi coi “matusa” su una canzone oppure l’altra.
In fondo, se non ci va, abbiamo tutti una grande occasione: non guardarlo e fare dell’altro.

Ma a patto di chiudere la bocca e starcene “zitti e buoni” per decenza.

Saccentemente Vostro, Alberto Padovani