
“Invece che festeggiare la posa della prima pietra, Comune, AUSL e Regione dovrebbero vergognarsi perché è un’opera in clamoroso ritardo che la città aspetta da almeno 11 anni e sulla quale hanno colpevolmente perso un sacco di tempo”. Questo è il polemico commento del Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ed esponente della Lega, Fabio Rainieri, riguardo alla cerimonia di posa della prima pietra della Casa della Salute Lubiana – San Lazzaro – Cittadella.
“È stata una vera cerimonietta da campagna elettorale per il movimento di Pizzarotti e il PD suo alleato con infatti protagonisti lo stesso Sindaco e l’Assessore regionale Venturi. Ma stiano tranquilli che nelle prossime urne gli elettori si ricorderanno dei disagi che hanno subito per i clamorosi ritardi dovuti agli errori degli stessi amministratori comunali e regionali, compresi quelli dell’AUSL – ha quindi proseguito il Consigliere regionale leghista – Ricordo infatti che l’iter per la costruzione cominciò nel 2007 ma nel 2012, quando tutto era pronto per partire, la Giunta pizzarottiana allora 5stelle e ultrambientalista contestò la scelta del luogo perché avrebbe comportato consumo di suolo. Così si persero due anni abbondanti per niente perché Pizzarotti e i suoi a fine 2014, non trovando nessuna alternativa, decisero di tornare sui loro passi per cui andava bene lo spazio precedentemente individuato di via XXIV maggio. Dopodiché ci sono voluti altri 4 anni per le ulteriori pratiche necessarie ad avviare i lavori anche se l’Assessore regionale aveva assicurato due volte rispondendo a due mie interrogazioni presentate nel 2015 e nel 2016 che i lavori sarebbero terminati nel 2018. Così facendo si è prolungata enormemente l’operatività del polo palesemente inadeguato di via Da Vinci per i servizi sanitari mentre per quelli sociali la brillante idea del comune è stata quella di spostarli in pieno centro in Piazzale della Pace, peggiorando ancora di più la situazione. Comunque meglio tardi che mai ma non c’è veramente nulla da vantarsi, anzi”.