CIAC: “La tragica morte di Assan a Tabiano è l’ennesima prova di un sistema che esclude al posto che accogliere”

di Andrea Marsiletti

CIAC esprime il suo profondo cordoglio per la morte di Assan Sallah, 35 anni, trovato senza vita in un albergo abbandonato di Tabiano, in provincia di Parma. È una morte che si consuma nel silenzio, nella solitudine, che deve scuotere le coscienze di tutti e interrogarci come comunità. Assan non faceva più parte di un sistema di accoglienza: espulso da quel percorso, viveva dove poteva, in condizioni di estrema precarietà, pur convivendo con fragilità importanti.

Questa tragedia non può essere archiviata come un incidente isolato. È intollerabile che nel nostro territorio — e nel nostro Paese — si possa morire solo, in un luogo dismesso e fatiscente, senza che nessuno se ne accorga. Assan si era più volte rivolto ai servizi territoriali di CIAC, che si erano attivati per trovare una soluzione concreta, ma le storture del sistema non hanno consentito che gli venisse offerto il supporto necessario. Nessuno può sapere se, con un’accoglienza fatta bene, servizi in grado dare risposte alle sue fragilità e una rete comunitaria in grado di sostenerlo, qualcosa sarebbe cambiato. Di certo c’è che Assan è morto solo ed abbandonato. Servono strumenti, risorse, politiche che non lascino indietro chi vive ai margini.

Da anni CIAC denuncia un sistema di accoglienza che esclude invece di proteggere, che definisce confini rigidi dentro i quali molti restano “fuori”. Le persone in condizioni di fragilità — psicologica, sociale, economica — si ritrovano spesso senza alternative: escluse da strutture che dovrebbero accoglierle, lasciate senza percorsi stabili o accompagnamento, costrette a sopravvivere ai margini.

CIAC rinnova con forza la richiesta alle istituzioni: è urgente assumersi responsabilità chiare rispetto a quanto accaduto, avviare indagini trasparenti, verificare come sia stato possibile che Assan restasse senza accoglienza, senza protezione, e ripensare radicalmente le politiche di accoglienza e di presa in carico delle persone più vulnerabili. Non bastano le parole: serve una cornice di azione concreta, condivisa, che garantisca dignità a ogni vita.

Oggi più che mai, è necessario riconoscere che le leggi e le politiche italiane sull’immigrazione continuano a privilegiare la logica del controllo e della punizione invece che quella della cura e dell’inclusione. Norme che restringono i diritti, frammentano i percorsi e rendono sempre più difficile l’accesso a protezione e integrazione producono esclusione e sofferenza, non sicurezza.

CIAC Parma

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