Cucina italiana patrimonio Unesco: un riconoscimento nazionale tra tradizione e innovazione

L’Emilia-Romagna, con le sue 44 Dop e Igp, protagonista. Le razioni di istituzioni, consorzi e politica

di Tatiana Cogo

La cucina italiana entra ufficialmente tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità riconosciuti dall’Unesco. La decisione, presa all’unanimità dal Comitato intergovernativo riunito a New Delhi, premia non un singolo piatto, ma un intero sistema culturale fatto di gesti, conoscenze, tradizioni familiari e comunitarie, e della capacità di raccontare i territori. Dalla cucina di casa ai ristoranti, il riconoscimento celebra un patrimonio che unisce famiglie, comunità e imprese agroalimentari, trasformando il cibo in valore culturale ed economico.

La Cucina italiana patrimonio Unesco è un grande risultato del nostro paese, che mette in rilievo qualità, bontà e valore culturale della nostra gastronomia”, sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi. “L’Emilia-Romagna è protagonista di questo percorso grazie alle sue 44 Dop e Igp. È un riconoscimento straordinario ottenuto grazie all’impegno di tutti, dagli agricoltori a chi trasforma gli alimenti in piatti da gustare, fino a realtà come Casa Artusi di Forlimpopoli. Ora è fondamentale valorizzare al meglio questo patrimonio, tutelando prodotti e piatti e promuovendoli in tutto il mondo”.

Il presidente della Provincia di Parma, Alessandro Fadda, aggiunge: “Il riconoscimento della cucina italiana quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco è motivo di grande orgoglio per tutto il nostro paese e, ovviamente, per il parmense, che contribuisce in maniera determinante grazie a un sapere fatto di cultura, tradizione e innovazione. Come già accadde dieci anni fa con il titolo di Città Creativa Unesco della Gastronomia, saranno tanti i vantaggi anche turistici e culturali. Il titolo darà nuovo lustro alla cucina italiana e a trarne vantaggio sarà anche la cucina di Parma. Guardiamo con fiducia al ruolo che potranno avere musei del cibo e realtà come la scuola internazionale di cucina italiana Alma, situata nella Reggia di Colorno e rinnoviamo attenzione e sostegno a tutta la filiera agroalimentare, dai piccoli produttori agli chef, valorizzando qualità, sostenibilità e innovazione”.

Alessandro Utini, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma, dichiara: “La nomina è un risultato che ci rende orgogliosi della nostra tradizione gastronomica. Le nostre specialità e i piatti iconici sono tasselli preziosi di un mosaico sfaccettato che costituisce la cucina italiana, depositaria della nostra identità, con radici profonde e un futuro ricco di sfide e opportunità”.

Per Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, “Il riconoscimento è un successo straordinario che ci consente di promuovere nel mondo la nostra tradizione gastronomica e la vera cultura del cibo. Servono tracciabilità, certificazioni chiare e tutela dei prodotti di qualità. Ringrazio il ministro Lollobrigida, le istituzioni e tutti i protagonisti del mondo agroalimentare e culturale che hanno contribuito a questo risultato”.

Arriva anche la voce della rete dei Musei del Cibo della provincia di Parma, che celebra il valore culturale della decisione:
“L’iscrizione della cucina italiana nel Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco è un riconoscimento straordinario, che celebra non solo la nostra tradizione, ma anche la capacità dell’Italia di trasformare cultura in innovazione e crescita – ha dichiarato il presidente Mario Marini -. I Musei del Cibo – sottolinea– custodiscono i tesori gastronomici del parmense: Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, Culatello, Salame Felino, Fungo di Borgotaro, Tartufo Nero di Fragno, pasta, pomodoro e vini dei Colli. Rappresentano un ponte tra passato e presente, custodendo le radici gastronomiche di Parma e trasformandole in un patrimonio vivente, da conoscere, apprezzare e diffondere, soprattutto fra le nuove generazioni, contribuendo concretamente alla promozione internazionale della cucina italiana”.

Laura Cavandoli, deputata della Lega e consigliera comunale a Parma, aggiunge: “L’Unesco riconosce un patrimonio che vive nelle comunità, dalle famiglie ai grandi ristoranti. Parma, già Città creativa della gastronomia, è a pieno titolo protagonista. Questo riconoscimento diventa anche sviluppo economico, promozione dell’Italia nel mondo e difesa delle produzioni tipiche dalle imitazioni”.

Anche il deputato di Fratelli d’Italia Gaetana Russo celebra il traguardo: “Grazie all’instancabile lavoro del governo Meloni e del Ministro Lollobrigida, oggi la cucina italiana diventa patrimonio dell’umanità. È un riconoscimento storico, il primo a valorizzare una cucina nella sua interezza come ‘miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie’. Un risultato che assume un significato profondo per territori d’eccellenza come Parma, capitale dell’agroalimentare italiano. Qui tradizione e innovazione convivono, dando vita a prodotti unici, eccellenze certificate e filiere che custodiscono la qualità e la cultura del nostro Paese”.

Silvia Fregolent, senatrice di Italia Viva a margine dell’assemblea di Confagricoltura ha commentato “All’orgoglio per questo riconoscimento deve affiancarsi la volontà di proteggere chi quel patrimonio lo costruisce ogni giorno. Dietro questa eccellenza c’è la qualità delle nostre materie prime e ci sono aziende che affrontano crisi durissime: costi alle stelle e norme europee spesso lontane dalla realtà dei campi. Se vogliamo continuare a garantire il cibo che il mondo ci invidia e oggi ci premia, servono risorse vere e una revisione seria della Pac”.

Infine, Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, sottolinea il valore della biodiversità e dell’artigianalità: “Oggi la cucina italiana diventa Patrimonio Unesco. Questo riconoscimento celebra anche la straordinaria agrobiodiversità su cui Slow Food lavora da quasi 40 anni, valorizzandola attraverso progetti come i Presìdi e l’Arca del Gusto. Va inoltre all’artigianalità di contadine e contadini, cuoche e cuochi che con competenza e creatività hanno reso possibili le ricette conosciute nel mondo, motivo di orgoglio che continueremo a tutelare e valorizzare”.

Un traguardo storico che pone la cucina italiana al centro della scena internazionale, valorizzando tradizione, innovazione, biodiversità e talento di tutti gli attori della filiera, dai produttori agli chef, dai consorzi alle scuole di cucina.


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