
28/06/2012
Abbandonati da piccoli in un orfanotrofio condotto da suore Moe, Larry e Curly crescono insieme creando qualche problema alle religiose a cui non dispiacerebbe disfarsene. Divenuti adulti i tre vivranno ancora nell’Istituto il giorno in cui le suore riceveranno dalla Curia la comunicazione che l’orfanotrofio deve chiudere per mancanza di fondi. I tre si dichiarano pronti ad affrontare il mondo esterno per raccogliere il denaro sufficiente alla sopravvivenza dell’Istituto. Il primo ‘lavoro’ che viene loro offerto ha come committente la procace Lydia che li ingaggia come killer del proprio marito.
Come premessa è necessaria una precisazione linguistica. In Italia il termine marmittone deriva dal pentolone (marmitta) in cui si cuoceva il rancio dei soldati e per esteso è diventato nel gergo militare sinonimo di soldato impacciato e pasticcione. Il Marmittone fu, ad esempio, uno dei personaggi più longevi de “Il Corriere dei Piccoli”. Non aspettatevi però nessun militare in questo film dei fratelli Farrelly così in crisi da astinenza di idee originali (che pure nel passato non hanno fatto loro difetto) da cercare di rianimare un trio che ebbe grande successo per decenni negli States. La definizione di ‘marmittoni’ per la platea italiana in epoca fascista nasceva dal fatto che la loro comicità (tutta impostata sulla fisicità) li vedeva spesso impegnati in gag in cui indossavano abiti da pompieri.
I Farrelly ne ripropongono le gesta in un film suddiviso in tre episodi quasi volendo rifarsi filologicamente alle origini del trio che ha goduto di numerose citazioni cinematografiche tra cui vanno ricordate quelle di Sam Raimi nei primi due film de La casa e un gag ben riuscita in Corto circuito di John Badham.
Il problema sta però nella obsolescenza di una comicità che per un pubblico italiano odierno risulta poi ancora più distante. Se il top del divertimento si configura in uno scontro in cui ognuno dei tre affronta gli altri con in braccio un neonato che spruzza pipì si può comprendere come questo trio da martellate in testa (in missione come i Blues Brothers per salvare un istituto di suore) abbia ben poco da dire e da dare.
Al di là della perfetta imitazione fisiognomica degli originali e di un primo episodio non del tutto disprezzabile. Per i fans di Glee segnaliamo la presenza di Jane Lynch (la temibile Sue Sylvester) in abiti monacali.
(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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