“Il Max Mara Fashion Group è sporco di sangue”

SMA MODENA

17/03/2010
h.17.50

L’inserto, al contrario della pelliccia intera, ha un prezzo molto più accessibile e anche se trattato o colorato, è quasi certamente d’origine animale (perché quello sintetico costa di più per i produttori).
Ricordiamo inoltre, che molti dei cappotti con collo e polsini in pelo che si trovano in commercio sono “made in china” dove è assai consueto scuoiare cani e gatti per realizzare gli inserti.
Oltre 50 milioni d’animali vengono uccisi ogni anno per guarnire cappotti, stivali, guanti, cappelli ecc..
Esistono due modi per procurarsi le pelli degli animali:
– Negli allevamenti. Dove decine e decine d’animali di natura selvatica vengono stipati all’interno di minuscole gabbie metalliche. Esposti al gelo per rendere più folta la pelliccia, stressati e sofferenti manifestano comportamenti ripetitivi arrivando anche al cannibalismo;
– Nelle trappole. Dove gli animali vengono catturati con le tagliole e strappati dai loro habitat naturali. Se queste povere creature non riescono a liberarsi cercando di mutilarsi la zampa incastrata nella trappola, possono anche rimanere in agonia per giorni prima che il bracconiere passi a controllare il suo “bottino”. Inutile affermare che spesso nelle tagliole rimangono feriti anche animali reputati non idonei all’industria della
pelliccia, così vengono senza troppi problemi gettati nella spazzatura.
Pensiamo a come vengono uccisi. non importa quanto possano soffrire l’unica cosa importante è non rovinare la pelle. A seconda della specie viene trovato il metodo più idoneo che può essere: spezzando l’osso del collo o nelle camere a gas o con scosse elettriche o a bastonate o con uncini nel cranio.
Come può essere giustificato tutto questo in nome della moda? Occorrono subito delle leggi ferree che vietino a questi aguzzini di condannare a morte (tra mille sofferenze) non solo cani e gatti, ma ogni singolo animale.
Le concerie inoltre, scaricano prodotti chimici (altamente tossici) nell’ambiente e tutte le deiezioni degli animali “allevati” inquinano il suolo e le falde acquifere.
Ci siamo messi di fronte a Max&co (in Via Cavour) per più sabati consecutivi, tra ingiurie e falsità delle commesse.
L’onestà delle informazioni divulgate e della documentazione (regolarmente presentata alle forze dell’ordine nei tempi e modi previsti dalla legge), sono state spazzate via dagli interessi economici e dalla falsa morale.
Nelle prossime settimane la priorità delle nostre manifestazioni andrà all’alimentazione vegetariana/vegana che dà la possibilità a tanti animali (considerati da carne) di sopravvivere e a chi la segue di avere uno stile di vita più sano ed etico, senza rinunciare al gusto.
In occasione delle Pasqua vorremo che l’amore e il rispetto fossero allargati anche al mondo animale, che troppo spesso viene molestato dalla prepotenza umana.
Ma non si illudano, torneremo a far sentire la nostra protesta contro Max Mara e contro a chi come loro con la scusa della moda crea dolore e sofferenza.
“Perché avete preso di mira proprio Max Mara?” E’ questa la domanda più ricorrente tra i passanti.
Semplicemente perché il Max Mara Fashion Group è uno tra i pochi marchi nazionali e internazionali ad utilizzare ancora inserti in vero pelo animale all’interno delle proprie collezioni.

ANIMALS FREEDOM PARMA – PARMA ANIMAL ACTION