“Il problema delle liste d’attesa per visite ed esami diagnostici è reale e non una percezione, come qualcuno ogni tanto prova a raccontarci” – dichiara Serena Brandini, capogruppo di Azione in Consiglio comunale a Parma.
“I dati ISTAT – continua Brandini – fotografano con chiarezza il disagio che ogni famiglia vive, anche a Parma: nel 2024 un italiano su dieci ha rinunciato a curarsi o a effettuare esami specialistici, spesso per i tempi troppo lunghi del pubblico e per l’impossibilità di sostenere i costi del privato. La rinuncia alle cure colpisce in particolare le donne e gli adulti tra i 45 e i 54 anni, ma cresce anche al Nord e tra i cittadini più istruiti. Un dato che deve far riflettere: significa che il sistema sta smettendo di essere universale.”
Sul fronte degli impegni, Brandini riconosce che sia il Governo che la Regione Emilia-Romagna hanno varato piani per ridurre i tempi di attesa – la Regione, in particolare, ha stanziato 50 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale – ma i risultati, sottolinea, “per ora non si vedono”. “A Parma la situazione rimane preoccupante: per capire davvero cosa sta accadendo sarebbe opportuno che la Regione, anche tramite la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria presieduta dal Sindaco, riferisse sullo stato delle liste d’attesa, sulle misure adottate e sulle criticità ancora irrisolte.”
Brandini esprime poi forte preoccupazione per i contenuti della nuova Legge di Bilancio 2026, riprendendo i dati diffusi dalla Fondazione GIMBE: “Il Fondo Sanitario Nazionale crescerà nel 2026 di 6,6 miliardi, ma solo sulla carta: gran parte di quelle risorse erano già previste da precedenti manovre. Dopo il 2026, la quota di PIL destinata alla sanità tornerà a diminuire fino a scendere sotto la soglia psicologica del 6% nel 2028. È la prova che il Governo non ha una strategia strutturale per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale.”
Infine, la capogruppo di Azione ribadisce la proposta del partito: “Serve un piano serio e misurabile: più prestazioni nei fine settimana, pieno utilizzo del privato convenzionato con regole trasparenti, e una drastica semplificazione burocratica. Ma senza risorse aggiuntive tutto questo resta un elenco di buone intenzioni. Non si possono chiedere miracoli a chi lavora in corsia con organici ridotti e turni infiniti.”
