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07/12/2010
ParmaDaily intervista Giacomo Scalfari dei Comunisti Internazionalisti di Parma.
Il Partito Comunista Internazionalista nasce nel 1943 in netto contrasto con la svolta moderata della Terza Internazionale e con la “costruzione del socialismo in un solo Paese”. A livello di contenuti politici, più nel dettaglio, in cosa si distingue dagli altri partiti comunisti?
Il Partito Comunista Internazionalista nasce durante la Seconda guerra mondiale innanzitutto in netto contrasto con il Partito Comunista Italiano, che gettava alle ortiche la lotta di classe in nome della liberazione nazionale e si alleava con quelle forze politiche borghesi – dai monarchici ai liberali, passando per i futuri democristiani – che volevano liberarsi del fascismo, ormai allo sbando, per dare una nuova veste al capitalismo italiano. Lottare contro l’imperialismo nazifascista per favorire quello russo e angloamericano?
Lottiamo per la rivoluzione proletaria contro tutti gli imperialismi, dicevano i nostri padri politici. E così noi diciamo oggi.
Più che di “svolta moderata” della Terza Internazionale parlerei di svolta stalinista, iniziata nel Partito bolscevico dopo la morte di Lenin e imposta poi a tutti i partiti che facevano parte della Terza Internazionale. Una svolta che i nostri compagni non accettarono mai.
Non pensi la sinistra abbia bisogno di unità piuttosto che di frantumarsi in 100 sigle?
Bisogna vedere cosa si intende per “sinistra”.
Originariamente era di sinistra chi riteneva la società divisa in classi e che dunque fosse necessario lottare per gli interessi della classe lavoratrice contro i capitalisti e il loro sistema.
Oggi chi lotta su questo terreno? Non certo la “sinistra” istituzionale, parte integrante del regime capitalista e avversaria della lotta di classe tanto quanto la destra.
Il vero problema è che anche la sinistra classista è molto frammentata, ma unirsi in nome dell’unità a tutti i costi non avrebbe senso. Bisogna invece confrontarsi sui programmi e sui principi e trovare eventualmente delle possibili convergenze.
I comunisti internazionalisti come vedono il processo di globalizzazione?
La globalizzazione non è altro che il turbo-capitalismo. Un capitalismo che, cercando di frenare in tutti i modi la sua inarrestabile crisi di profitto, abbatte ogni frontiera per trovare la manodopera a più basso costo, delocalizzando e mercificando ogni aspetto della vita sociale.
Se è vero che “un altro mondo è possibile”, è anche vero che un altro capitalismo è impossibile: è tempo di mettere in discussione questo sistema dalle fondamenta.
Siete più a sinistra della Federazione della Sinistra (Prc – Pdci)? E’ comunque questo il vostro sbocco elettorale attuale?
Siamo due forze politiche completamente diverse: il Prc-Pdci è l’argine sinistro del sistema politico italiano; noi siamo fuori e contro questo sistema, e lottiamo per la rivoluzione proletaria.
Non abbiamo sbocchi elettorali, siamo astensionisti e diciamo ai lavoratori che se vogliono davvero cambiare le cose devono lottare in prima persona, non certo mettere una crocetta su questo o quel partito.
Ci sono i Comunisti Internazionalisti a Parma? Che attività svolgono?
A Parma, con intervalli più o meno lunghi, i comunisti internazionalisti ci sono fin dal dopoguerra. Oggi abbiamo un circolo e una biblioteca in borgo San Giuseppe 5, nel cuore dell’Oltretorrente. Svolgiamo attività di agitazione e propaganda sul territorio, nei movimenti di lotta, nelle scuole e sui luoghi di lavoro dove siamo presenti.
Che idea ti sei fatto del centrodestra e del centrosinistra parmigiani? Quale scatto in avanti ti aspetteresti dalla politica locale?
Anche a livello locale, centrodestra e centrosinistra sono le due facce della stessa medaglia: lo strapotere dei padroni, dei capitalisti e dei loro servi politicanti.
Sono cricche, consorterie di privilegiati che nulla hanno a che fare con gli interessi dei lavoratori e della società nel suo complesso.
Lo scatto in avanti che mi aspetto da loro è quello verso la porta di servizio della storia.
Andrea Marsiletti
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