
Con il processo Aemilia le province emiliane hanno dovuto fare i conti con una realtà, quella delle infiltrazioni mafiose, fino a quel momento non percepita nella sua effettiva estensione e complessità.
L’educazione alla legalità, diventa allora essenziale, soprattutto tra i giovani, perché costituisce il principale strumento di contrasto ad un fenomeno insinuatosi, nel corso degli anni, nelle pieghe più recondite del sistema economico sociale, difficile da debellare.
Se ne è parlato al convegno “Educare alla legalità per il bene comune. Il riuso dei beni confiscati per fini sociali”, organizzato dall’Osservatorio Permanente Legalità dell’Università di Parma, con i club Rotary di Parma e il club Inner Wheel Parma Est, presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università.
“Noi dobbiamo adoperarci per una legalità sostanziale, non di facciata – ha ammonito il Prefetto di Parma Antonio Garufi, che ha aperto con il suo intervento i lavori – e verificare che provenga direttamente dalla società”.
“Il Comune di Parma è impegnato attivamente nella lotta alla criminalità organizzata. Bisogna lavorare per far maturare nei cittadini gli anticorpi contro l’illegalità”, ha spiegato Francesco De Vanna, assessore ai lavori pubblici e alla legalità del Comune di Parma.
“L’educazione alla legalità è attualmente uno tra gli obiettivi più importanti che la scuola si deve porre – ha proseguito Mina Traclò, presidente del club Inner Wheel Parma Est – formando futuri cittadini capaci di rispetto, pace e responsabilità nei confronti del prossimo”.
“Occorre costruire una cultura della legalità partendo dalla scuola primaria e giungendo fino all’Università. Lo scopo è quello di trasmettere ai giovani i valori del rispetto delle istituzioni e del rispetto per gli altri – ha aggiunto Monica Cocconi, docente di diritto pubblico e direttrice scientifica dell’Osservatorio sulla legalità dell’Università di Parma – ricordando due progetti sui quali l’Osservatorio sta lavorando: la scuola di legalità che prevede incontri didattici periodici in prefettura e nelle scuole e le interviste sulla legalità dove vengono proposte ai giovani le testimonianze di vita delle vittime della criminalità organizzata.
L’attività di contrasto ai fenomeni malavitosi comporta che molti dei beni utilizzati per l’attività criminosa o che ne costituiscono il provento, vengono confiscati dall’Autorità giudiziaria. Ad oggi, in Italia, i beni confiscati sono oltre 23 mila. Solo nel Comune di Sorbolo Mezzani abbiamo 144 appartamenti confiscati.
La nota positiva è che molti di questi beni (circa 14 mila), dopo la confisca possono essere riutilizzati per fini sociali.
L’educazione alla legalità è uno dei temi affrontati dal distretto Rotary dell’Emilia Romagna, che ha dedicato una commissione al riguardo. “I club Rotary, tramite l’attività di service, possono dare un contributo importate ai progetti di riuso dei beni confiscati – ha dichiarato Fiorella Sgallari, governatore del Distretto Rotary 2072 – facendo appello alle professionalità già presenti nei club”.
“lo strumento della confisca dei beni sottratti alle organizzazioni mafiose – precisa il Generale Fernando Verdolotti della Agenzia Nazionale Beni Confiscati – nonostante le criticità burocratiche ancora esistenti è il più efficace nella lotta alla criminalità”.
“In Emilia la sinergia tra le istituzioni, l’Università, le associazioni e le imprese del territorio per la più fruttuosa valorizzazione dei patrimoni confiscati alle mafie sta dando i suoi risultati” ha dichiarato l’Avv. Rosario Di Legami, amministratore giudiziario del patrimonio confiscato nell’ambito del processo Aemilia
Per l’avv. Simona Cazzaniga, partner dello Studio legale Sutti di Milano, “lo scopo dei progetti di riuso deve essere quello di realizzare iniziative che non rimangano nell’ambito dell’assistenzialismo e del volontariato, ma che si autoalimentino, creando valore, e non diventino un peso per le amministrazioni”.
Nel Comune di Sorbolo Mezzani i Rotary di area di Parma, con capofila il Rotary club Brescello Tre Ducati stanno lavorando da circa un anno al progetto “Livatino” un progetto di riuso e riqualificazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose che prende il nome dal magistrato assassinato dalla Stidda, sulla strada provinciale per Agrigento nel 1990 e beatificato da Papa Francesco nel 2021.
“Il progetto Livatino nasce per dare una risposta unitaria al fenomeno delle infiltrazioni mafiose sul territorio”, precisa l’avv. Giuseppe Luciani, presidente del club Rotary Brescello Tre Ducati. “Per questo motivo, con il sindaco Cesari, i club Rotari di Area Parma e le imprese del territorio abbiamo strutturato un primo progetto di riqualificazione e arredo di un fondo presente a Sorbolo Mezzani, che prevede la messa a dimora di alberi da uccelli e giochi per bambini. Ma l’obiettivo – prosegue Luciani – è quello di destinare alcuni appartamenti confiscati limitrofi ad alloggio per studenti dell’Università”.
“L’idea è stata quella di realizzare un parco animato – spiega Riccardo Groppali, docente di Scienze naturali all’università di Pavia che ha collaborato al progetto – frequentato dall’avifauna per gran parte dell’anno e dagli insetti in primavera”.
Ombretta Sarassi, direttrice di OPEM, che ha contribuito personalmente alla realizzazione del progetto, ha fatto appello alla buona volontà e all’impegno di tutti contro una burocrazia spesso asfissiante ma che non deve pregiudicare il buon esito delle iniziative.