“Stop al cemento”

SMA MODENA
lombatti_mar24

07/12/2013
h.16.50

Legambiente ha iniziato la raccolta firme di una petizione popolare rivolta alla Regione Emilia-Romagna e intitolata Stop al Cemento – Fermiamo il Consumo di Suolo. Sei sono i punti della petizione che mirano ad una nuova normativa che imponga il consumo di suolo zero al 2030. Significa che per ogni costruzione in terreno vergine ci dovrà essere una compensazione ambientale o un vero e proprio ripristino a uso agricolo di terreni impermeabilizzati ma in disuso.
È possibile firmare la petizione presso la sede di Legambiente, in via Bizzozero 19/a, oppure presso alcuni esercizi commerciali che hanno dato la disponibilità ad ospitare la raccolta firme: l’Antico Caffè Ghiaia, in piazza Ghiaia, l’Osteria da Virgilio in strada Inzani, il bar in via XX Settembre. Altri se ne aggiungeranno e li elencheremo sul nostro sito web.
Al fine di raccogliere firme Legambiente ha organizzato tre iniziative: giovedì 12 dicembre ore 18.30 Aperitivo per il suolo presso l’Osteria da Virgilio in strada Inzani. Sabato 14 e sabato 21 dicembre ore 9-13 banchetto al mercato degli Agricoltori, in strada Imbriani.
Sarà possibile sottoscrivere la petizione fino a metà gennaio.

I numeri del consumo di suolo

Tra il 1994 e il 2003 nella pianura parmense il territorio urbanizzato è cresciuto di 258 ettari l’anno. In termini percentuali nel periodo 1976-2003 la superficie urbanizzata è aumentata del 54% passando da 8.800 a 13.700 ettari (il 12,5% dell’intera pianura) a fronte di un incremento demografico di solo il 2%.
Nel Comune di Parma il territorio urbanizzato, nel 2007, era di 37,55 kmq. Le previsioni da PSC sono di ulteriore cementificazione per 23,84 kmq.
Dal 1976 al 2003 in Emilia-Romagna si sono consumati 8,2 ettari al giorno. La superficie urbanizzata della regione è passata dal 4,5% all’8.5%.

Sei punti contro il cemento

Le nostre richieste inviate ai membri del consiglio Regionale dell’Emilia Romagna.
Si richiede ai membri del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna un impegno fattivo e tangibile per inserire nella normativa regionale sulla pianificazione territoriale, entro fine mandato amministrativo, i seguenti principi:
1) Il suolo è un bene comune, finito e non rinnovabile che fornisce servizi ecosistemici essenziali per il benessere della comunità.
2) Fissare l’obiettivo di consumo netto di suolo zero al 2030.
3) Accrescere in modo sensibile il costo del consumo di suolo vergine attraverso l’introduzione di adeguati meccanismi fiscali, o di oneri di urbanizzazione, o azioni di compensazione (si veda il punto successivo) in modo da rendere più conveniente il recupero dell’esistente e contabilizzare l’impatto ambientale e sociale prodotto dal consumo di suolo.
4) Inserire il principio della compensazione ambientale preventiva per opere infrastrutturali e nuove costruzioni che occupano suolo libero. Favorire il ripristino agricolo e naturale di superfici impermeabilizzate inutilizzate attraverso l’introduzione di meccanismi di riciclo delle aree urbane adottando l’obiettivo comunitario di consumo netto di suolo zero (ad ogni consumo di suolo vergine deve comunque corrispondere la ricostruzione di naturalità funzionale all’ambiente e all’agricoltura).
5) Dare attuazione all’osservatorio regionale sulla pianificazione e ad un sistema di monitoraggio pubblico sul consumo del suolo, che permetta ai cittadini di accedere con facilità ed immediatezza ai dati del fenomeno. Istituire in ogni Comune un anagrafe degli edifici integrata con le utenze e la base catastale al fine di monitorare in continuo lo stato di utilizzo, consumi energetici, necessità di adeguamento sismico ed energetico.
6) Azzerare lo strumento delle “varianti tramite accordi di programma”, ad esclusione di opere pubbliche o di rilevanza pubblica.
Si chiede inoltre di individuare azioni politiche e tecniche per:
Rivedere urgentemente al ribasso le previsioni dei piani urbanistici vigenti elaborati in un anomalo contesto del mercato immobiliare, del tutto sganciato dal reale fabbisogno e dagli odierni orientamenti normativi in campo europeo.
Individuare strumenti economici, finanziari, fiscali, tecnici e normativi per facilitare riqualificazioni energetiche, sismiche ed estetiche del patrimonio edilizio esistente, con particolare riferimento ai quartieri e agli edifici di tipo condominiale.
Dare mandato istituzionale al gruppo di lavoro interassessorile contro il consumo di suolo, già esistente, per la produzione di atti proposte e azioni funzionali ai punti precedenti.

Le ragioni del provvedimento
Il suolo agricolo è un bene finito, non rinnovabile, che genera servizi di valore collettivo: idroregolazione delle piogge, supporto necessario per ecosistemi e biodiversità, bellezza e memoria storica, capacità di produzione agricola.
Nonostante questo enorme valore ambientale ed economico, il suolo negli ultimi decenni è stato sostanzialmente trattato come bene infinito. Lo dimostra la mancanza in questi anni di una seria politica nazionale di monitoraggio del consumo di suolo o di un quadro completo dello stato della pianificazione a livello regionale.
Lo dimostra anche il ritmo di urbanizzazione a cui si è assistito negli ultimi 30 anni in regione Emilia Romagna (oltre 8 ettari al giorno), rimasto inalterato e senza efficaci interventi normativi, fino all’inizio della crisi economica.
Anche dopo l’emanazione della legge regionale 20/2000 i trend di urbanizzazione in regione sono rimasti pressoché invariati. Nel quinquennio 2003-2008 abbiamo perso suolo con capacità agricola sufficiente per la sussistenza alimentare di un’intera provincia.
Oggi tali ritmi si sono fortemente ridotti, ma non sono scomparse le progettualità di infrastrutture stradali o le richieste per nuovi poli funzionali terziari, spesso portati avanti con l’uso degli strumenti di deroga.
Oltre al dato quantitativo, anche il livello qualitativo è stato pesantemente colpito. Le infrastrutture lineari, hanno interrotto il paesaggio spezzando le reti ecologiche e togliendo funzionalità agricola.
 Da uno studio di Legambiente sui PSC dei capoluoghi regionali, emerge come negli strumenti urbanistici ci siano potenzialità di urbanizzazione enormi che, se attuate, nelle sole 9 città analizzate porterebbero a sottrarre ulteriori 8.500 ettari di campagna e all’aumento di oltre un quinto delle aree urbanizzate.
Risulta quindi necessario ed urgente porre un blocco all’attuazione di questi piani e avviare una profonda riformulazione della disciplina sull’uso del suolo.
Serve agire sulle cause della spinta al consumo di suolo riducendo il vantaggio economico della rendita fondiaria, tra i motori principale dell’espansione. A questo andrebbe comunque associato un intervento nazionale di revisione della fiscalità per eliminare la dipendenza degli enti locali dagli oneri di urbanizzazione.
Serve dare attuazione alle indicazioni comunitarie che puntano ad interventi di compensazione laddove non si possa fare altro che utilizzare suolo vergine. Interventi di compensazione vera, strettamente legati alla ricostruzione di aree naturali con funzionalità ambientali ed agricole.
Serve inoltre completare il quadro con strumenti efficaci per avviare la rigenerazione urbana in modo massiccio. Questo per dare risposta alla richiesta di riqualificazione energetica, sismica e di vivibilità degli spazi sia pubblici che privati. Ma anche per rilanciare il comparto dell’edilizia oggi pesantemente in crisi.

Legambiente Parma

Stop al cemento!

SMA MODENA
lombatti_mar24

05/12/2012
h.11.50

L’Emilia-Romagna ogni anno ricopre di cemento e asfalto il proprio suolo a ritmi intensissimi, minacciando le sempre più esigue risorse naturali ed agricole della regione.
Anche oggi, nonostante la crisi dell’invenduto, proposte di autostrade, centri commerciali, varianti urbanistiche di varia natura assediano la campagna libera.
A partire da questa emergenza nasce “Stop al cemento”, la campagna di Legambiente Emilia-Romagna promossa in collaborazione con Volabo, il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna, per diffondere la conoscenza degli strumenti di pianificazione territoriale e raccogliere le segnalazioni sugli interventi che determinano una trasformazione dei suoli in maniera irreversibile e impattante.
«In questo panorama di cementificazione senza freni è necessaria una battaglia culturale, per creare consapevolezza nei cittadini del valore che stiamo perdendo», dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. «Il suolo agricolo è una risorsa limitata e non rinnovabile. Di fatto un bene comune e in quanto tale necessita della più alta tutela da parte della collettività, con una partecipazione attiva nelle scelte urbanistiche dei propri comuni; scelte che per loro natura avranno effetti duraturi che riguardano non solo noi, ma anche le future generazioni.»
Tassello fondamentale della campagna “Stop al cemento” è costituito dalla pubblicazione Il Valore del Suolo, uno studio approfondito sui dati del consumo di territorio in Emilia-Romagna e le previsioni dei piani urbanistici delle nostre città. La pubblicazione verrà presentata al pubblico questo pomeriggio a Bologna: appuntamento alle ore 18, presso la libreria Coop Ambasciatori, per discutere di suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile, e delle minacce che incombono su di esso.
È già attivo e visitabile online l’altro principale strumento della campagna di sensibilizzazione: il sito dedicato (www.legambiente.emiliaromagna.it/stopalcemento), sul quale cittadini, associazioni e comitati possono far conoscere le criticità locali, mettendo in rete informazioni e schede specifiche sulle infrastrutture inutili e gli ecomostri che minacciano i propri territori.
«L’organizzazione di una campagna così importante con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato – aggiunge Marco Sebastiano, direttore di Legambiente Emilia-Romagna – sottolinea con forza il ruolo e la partecipazione dei cittadini, la voglia di esserci e di contare nelle scelte strategiche anche attraverso le associazioni di volontariato come la nostra. In un periodo di tagli e spending review è necessario continuare a lavorare sui territori e per i territori, coinvolgendo le persone in azioni e campagne che dimostrino quanto le associazioni siano utili: questo è, a nostro avviso, il solo modo per arginare una tendenza fatta di tagli indiscriminati al terzo settore.»
Legambiente ha già attuato nel corso del 2012 numerose azioni e iniziative inserite nella campagna “Stop al cemento”: il presidio del 21 aprile sotto la sede della Regione, contro le inutili infrastrutture stradali e per la salvaguardia dell’agricoltura e delle produzioni tipiche; il corteo del 30 novembre contro il Passante Nord di Bologna; la “Piccola scuola di Urbanistica”, un corso intensivo per imparare a interpretare i piani urbanistici e garantire una maggiore partecipazione nelle scelte territoriali.

Legambiente Emilia-Romagna