16 dicembre 1979: la seconda crisi del petrolio Opec

SMA MODENA
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Il 16 dicembre 1979, il giorno prima del summit internazionale dei paesi produttori di petrolio previsto a Caracas, la Libia e l’Indonesia annunciavano la propria intenzione di aumentare Il prezzo del greggio rispettivamente di 4 e 2 dollari al barile. I prezzi finali risultarono fra i più alti mai registrati fino ad allora. Paradossalmente la manovra era stata motivata per cercare di porre un freno definitivo alla salita del costo del petrolio, che dalla fine del 1978 era più che raddoppiato.

L’aumento dei prezzi in realtà portò solo ad esacerbare la crisi energetica che si era profilata fin dall’inizio dell’anno, e che aveva visto la distribuzione del greggio proveniente dall’area del golfo compromessa da uno sciopero in uno dei maggiori impianti di estrazione in Iran e dalla rivoluzione islamica scoppiata nel paese a gennaio di quell’anno. Quando in novembre si ebbe la crisi degli ostaggi detenuti presso l’ambasciata americana di Teheran, e prima dell’aumento finale dei prezzi di dicembre, la crisi stava facendo sentire i suoi effetti con drastiche riduzioni delle disponibilità di carburante avvertite dalle maggiori compagnie petrolifere del mondo e, come conseguenza, nei paesi occidentali.

Era la seconda volta in meno di dieci anni – la prima si era avuta nel 1973 – che una crisi petrolifera colpiva l’economia mondiale. Come reazione alcune case automobilistiche – quelle giapponesi in primis – iniziarono a sviluppare modelli di macchine che richiedevano consumi meno elevati e sulla cui produzioni avrebbero puntato nei decenni successivi.

Alessandro Guardamagna