Il 19 aprile 1993 termina con una sparatoria l’assedio durato cinquanta giorni ad un complesso scolastico nei pressi di Waco: otto persone morte.
L’assedio di Waco è una cruenta operazione di polizia condotta negli Stati Uniti nel 1993 per espugnare un ranch di Waco(Texas) nel quale aveva sede l’organizzazione dei davidiani, una setta religiosa. L’assedio durò 50 giorni: cominciò il 28 febbraio e si concluse il successivo 19 aprile con l’incendio del ranch, in cui persero la vita 76 persone (fra cui 24 cittadini del Regno Unito, più di 20 bambini e due donne in gravidanza), compreso il leader della setta, David Koresh.
I davidiani vivevano in una sorta di comune, su una collina chiamata Mount Carmel (“Monte Carmelo”) qualche miglia a Nord-Est della cittadina di Waco. Qui era stata creata la setta nel 1955, ed in seguito vi era stata una scissione in due fazioni, ciascuna delle quali reclamava il possesso della collina e del ranch; i davidiani insediati sul Carmelo erano guidati da George Roden, che aveva espulso dal ranch la fazione fedele a Koresh (pseudonimo di Vernon Howell).
Secondo Howell-Koresh, nel 1987 Roden avrebbe compiuto atti sacrileghi sul cadavere di una defunta esponente della setta, Anna Hughes; Koresh avrebbe allora effettuato un tentativo di accesso alla cappella sulla collina, ma Roden sarebbe apparso imbracciando una mitraglietta IMI Uzi ed iniziando a sparare anche contro gli uomini del locale sceriffo, nel frattempo sopraggiunti. Arrestato Roden, che fu condannato l’anno successivo, Koresh avrebbe pagato i debiti della comunità e si sarebbe impossessato legalmente del ranch. Nel 1989 Roden uccise con un’ascia un davidiano che era andato a trovarlo e fu quindi rinchiuso in manicomio.
Nel frattempo Koresh comunicava alla sua gente di essere stato informato direttamente da Dio che avrebbe dovuto, lui e lui solo, procreare una stirpe quanto più ampia possibile per creare una “Casa di Davide”. Tutte le donne della comunità, pertanto, dividendosi dai propri mariti, si disposero a facilitare l’avveramento del disegno divino, quale almeno era loro stato rivelato dal beneficiario.
Nel 1993 il governo degli Stati Uniti cominciò ad indagare su Koresh e su quanto stesse accadendo davvero dentro al ranch; sulla base anche di informazioni fornite da un fuoriuscito della setta circa il possesso da parte del leader di componenti d’arma capaci di modificare armi comuni rendendole da guerra, si formularono diverse ipotesi di reato (possesso illegale di armi, abuso di alcool e droga, pedofilia, ecc.) e si decise per una perquisizione dei locali.
Secondo quanto riporta Gore Vidal nel suo La fine della libertà, Koresh si dimostrò sempre disponibile al confronto con i federali, ma questi mai risposero ai suoi appelli. Il 28 febbraio 1993, gli agenti del BATF (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms), ente dipendente dal Governo Federale, cercarono di eseguire un ordine di perquisizione. Ne nacque un conflitto a fuoco fra agenti e membri della comune religiosa di Waco: morirono 6 davidiani e 4 federali.
Da questo momento, iniziò l’assedio alla comune dei davidiani, che durerà 50 giorni.
Il Posse Comitatus Act del 1878 vieta l’utilizzo dei federali per le risoluzioni dei conflitti sul diritto privato, ma esistono eccezioni legali alla sua applicazione in caso di emergenza (invocati soprattutto dagli anni ’80 in relazione alla lotta alla droga, ma non solo. Reagan applicò un’eccezione nel 1987 nel caso della rivolta penitenziaria di Atlanta, e Clinton nel caso stesso di Waco).
Il 19 aprile 1993, agenti esperti dell’FBI e reparti scelti della “Delta Force”, che utilizzarono anche veicoli corazzati e carri armati di grossa stazza, circondarono la setta religiosa non lasciando loro nessuna possibilità di fuga. Settantasei, tra uomini, donne e bambini morirono, mentre nessun federale rimase ucciso.
All’interno della comune vennero rinvenute 305 armi automatiche di appartenenza della setta, tra cui AK47 e AR15 modificati.
Il 28 febbraio 1993 una squadra di agenti federali giunge al Mount Carmel Center, un complesso di edifici nel quale hanno luogo le attività dei davidiani, per attestare la veridicità di alcune indiscrezioni circa la presenza di armi ed esplosivo in un arsenale della setta mascherato da deposito.
Durante la perquisizione nasce una sparatoria tra le due parti: 4 agenti del BATF muoiono e altre 16 persone rimangono ferite. Gli agenti sopravvissuti fuggono dal centro, e la notizia della sparatoria fa scattare l’assedio alcune ore dopo.
Il giorno 19 aprile 1993 l’FBI utilizzò un alto numero di granate contenenti gas CS durante un assalto alla setta di Waco. Il gas CS è altamente infiammabile ed esplosivo in ambienti confinati. Il successivo uso di dispositivi incendiari lo avrebbe fatto esplodere. Tutti i palazzi che componevano il ranch bruciarono totalmente e molti cadaveri recuperati dopo il raid presentavano dosi letali di cianuri, un prodotto della combustione del gas CS. 75 membri della setta morirono durante l’attacco.
Nel 1999, il direttore dell’FBI, Louis Freeh, dichiarò che «almeno due bombe lacrimogene pirotecniche furono sparate a Waco», proseguendo, «avevano come obiettivo il bunker sotterraneo di cemento, lontano dall’edificio principale in legno, però sono rimbalzate, finendo su un campo aperto. Non hanno nulla a che fare con le fiamme». Le buone intenzioni delle ammissioni di Freeh per provare a tranquillizzare gli animi però gli si ritorsero contro, e ripresero le proteste che accusavano l’amministrazione Clinton di strage di Stato e, in particolare verso Janet Reno, ministro della Giustizia, accusata di depistare le indagini per fare luce sulla vicenda.
Fino ad allora, la FBI aveva dichiarato che il rogo era scaturito dopo l’appiccamento di un incendio all’interno del centro da parte dei davidiani, intenti a porre fine all’assedio con un suicidio di massa. Sebbene ci fossero state accuse più o meno pesanti alla violenta azione delle autorità nei confronti della setta, fino ad allora solo i complottisti avevano avanzato l’ipotesi di un rogo doloso innescato molto probabilmente dalle forze governative per concludere il controverso capitolo della setta di David Koresh.
A complicare ulteriormente la posizione del governo, anche la presunta scomparsa di 3 cartelle di documenti sui fatti di Waco dall’ufficio di Vince Foster, tra l’altro morto suicida nel ’93 e sulla cui morte furono aperte tre inchieste federali, senza mancare anche in quel caso numerose formulazioni complottiste e accuse di depistaggio alla presidenza.
La presunta attività della Delta Force, l’unità antiterrorismo americana, sul luogo costituirebbe inoltre una violazione della legge americana che vieta la presenza di qualsiasi gruppo delle forze armate nel corso di operazioni della polizia.