‘Ndrangheta: 46 arresti, alcuni sono stati eseguiti a Parma

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Nel corso della notte, gli agenti della Polizia di Stato appartenenti alla Squadra Mobile della Questura di Catanzaro, con il concorso del Servizio Centrale Operativo hanno tratto in arresto 48 persone, destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di

– associazione di tipo mafioso (sia in termini di appartenenza organica che di concorso esterno), nonché:

– estorsioni;

– violazioni in materia di armi

– illecita concorrenza con violenza o minaccia;

– esercizio abusivo del credito;

– intestazione fittiza di beni;

tutti reati aggravati dalla modalità mafiose e dalla finalità di avvantaggiare l’organizzazione criminale oggetto delle indagini.

I provvedimenti hanno smantellato la potente e pericolosa cosca di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia TRAPASSO – egemone sul vasto territorio costiero a cavallo tra le provincie di Catanzaro e Crotone – e la ‘ndrina collegata dei TROPEA.

Proprio la circostanza che il teatro dei fatti sia una zona di confine tra due provincie, che comprende il territorio, a spiccata vocazione turistica, dei comuni di Sellia Marina, Cropani, Botricello, Sersale, Cutro e la frazione San Leonardo di quest’ultimo centro, ha ispirato il nome della operazione (“Borderland”), che ha preso l’avvio da una serrata attività di sorveglianza fisica ed elettronica degli indagati da parte della Squadra Mobile di Catanzaro, coordinata dal Sostituto Procuratore Dott. Vincenzo Capomolla e dai Procuratori Aggiunti Dott. Vincenzo Luberto e Dott. Giovanni Bombardieri con la Supervisione del Procuratore Capo, Dott. Nicola Gratteri.

In particolare, l’attività d’indagine ha disvelato l’esistenza di due distinti sodalizi mafiosi, pesantemente armati, quello dei TRAPASSO di San Leonardo di Cutro (KR) e quello dei TROPEA/TALARICO di Cropani Marina (CZ), strettamente dipendente dal primo, dediti in prevalenza all’attività usuraria, all’esercizio abusivo del credito, alle estorsioni, alla gestione ed al controllo delle attività economiche presenti sul territorio, soprattutto turistiche, sia direttamente che per interposizione di persone.

Le investigazioni hanno dimostrato come la cosca di ‘ndrangheta dei TRAPASSO, capeggiata dal cinquantottenne Giovanni TRAPASSO e dai figli Leonardo, detto Nana’ e Tommaso, rivestisse un ruolo di assoluto rilievo nel panorama delle consorterie mafiose dell’area, operando in stretta connessione con le omologhe compagini dei GRANDE ARACRI di Cutro, dei FARAO-MARINCOLA di Cirò Marina, dei BUBBO di Petronà, dei FERRAZZO di Mesoraca e vantando solidi rapporti con le più influenti cosche della regione.

Nel corso delle indagini si è assistito, inoltre, all’ascesa criminale del clan mafioso facente capo a TROPEA Giuseppe ed allo zio TALARICO Francesco, i quali, inizialmente assoldati come “manovalanza” dal clan TRAPASSO, hanno gradualmente conquistato una propria autonomia nel territorio di Cropani Marina, soprattutto con riferimento all’attività usuraria, seppur con l’obbligo di rendiconto alla cosca “madre” di San Leonardo.

Il potente sodalizio cutrese, invece, ha imposto il proprio autorevole controllo del territorio, oltre che attraverso una vera e propria “occupazione militare” dell’area di riferimento, anche attraverso una fitta rete di fiancheggiatori e favoreggiatori, appartenenti sia al mondo imprenditoriale che a quello delle istituzioni lato sensu inteso. A tal proposito, infatti, è stato registrato e documentato il condizionamento del voto amministrativo del maggio 2014 nel comune di Cropani (CZ), condizionamento finalizzato alla acquisizione di appalti e servizi pubblici che ha portato all’elezione, come candidato in una lista civica, del vice sindaco GRECO Francesco, quest’ultimo riconosciuto responsabile dall’Autorità Giudiziaria di concorso esterno all’associazione mafiosa,

I privilegiati rapporti della cosca TRAPASSO con le più potenti cosche della intera Regione sono attestati, oltre che dalla documentata partecipazione a summit di mafia, anche dalla presenza, registrata nel corso delle indagini, di rappresentanti della famiglia a sontuosi banchetti svoltisi in occasione dei matrimoni di alcuni appartenenti alle famiglie di ‘ndrangheta delle diverse provincie calabresi, tradizionalmente opportunità anche per il conferimento di cariche, per il consolidamento di alleanze e l’eventuale pacificazione di contrasti; allo stesso modo, testimonia della appartenenza dei TRAPASSO al ristretto numero delle cosche custodi della ortodossia della ‘ndrangheta, la presenza di uomini della consorteria a Polsi, in occasione degli annuali festeggiamenti della Madonna, tristemente noti per essere occasione di incontro tra esponenti delle diverse organizzazioni malavitose della Regione come pure lo spiccato interesse degli uomini di vertice del clan per la organizzazione e la partecipazione, in posizione privilegiata e di assoluta visibilità, alla cerimonie religiose dei luoghi di propria influenza.

Sono inoltre emersi, in particolare con riguardo ad attività di esercizio abusivo del credito, di usura ed a connesse vicende estorsive, rilevanti interessi economici e proiezioni operative della cosca al nord Italia ed in particolare in Emilia Romagna, località di abituale dimora di cinque delle persone raggiunte da misura cautelare che sono state rintracciate e tratte in arresto dagli uomini delle Squadre Mobili di Bologna, Parma e Reggio Emilia.

Parallelamente alla esecuzione delle misure cautelari personali, con particolare riguardo ai reati contestati in materia di intestazione fittizia di beni da parte di esponenti della consorteria mafiosa dei TRAPASSO, la Procura della Repubblica – D.D.A. di Catanzaro, ha emesso un provvedimento urgente di sequestro di diverse società ed imprese ritenute lo strumento delle attività illecite della stessa cosca o l’oggetto di interposizioni fittizie dei sodali. Il sequestro, eseguito dagli uomini della Divisione Polizia Anticrimine di Catanzaro e dagli specialisti in indagini patrimoniali del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha riguardato, fra l’altro, un esercizio ricettivo, un maneggio ed una società per la distribuzione di slot machines e, in particolare, le società di servizi attraverso le quali la cosca controllava di fatto la gestione delle attività interne ad importanti villaggi turistici della zona, monopolizzando le attività di manutenzione e ristorazione, le forniture di generi alimentari e pesantemente condizionando ogni tipologia di servizio.

Per ciò che concerne, la provincia di Parma, sono stati raggiunti da Ordinanza di custodia cautelare in carcere il trentottenne COLOSIMO Massimo ed il trentanovenne BIANCO Antonio; mentre per il ventottenne DRAGO Giovanni Damiano il GIP presso il Tribunale di Catanzaro ha disposto la più mite misura cautelare degli arresti domiciliari. In relazione al primo, l’accusa è di aver rivestito il ruolo di organizzatore nell’ambito della cosca Trapasso con una specifica competenza sul territorio della Provincia di Parma. L’attività investigativa ha consentito di raccogliere una serie di elementi che sanciscono i rapporti diretti e frequenti tra Colosimo ed i vertici della cosca Trapasso, per i quali il Colosimo si spende in varie attività di supporto (quali ad esempio il frequente acquisto di schede telefoniche e le relative ricariche), cortesie e regalie personali, ricevendo in cambio supporto ed aiuti economici. Dall’attività di indagine è emerso, in particolare, che il Colosimo rappresentasse il terminale di denari provenienti dalla casa madre e destinati ad investimenti anche in Svizzera dove, un progetto in cui erano già fluiti denari della cosca, prevedeva un impegno nell’ambito dell’edilizia privata, dei lavori pubblici e nell’acquisto di un pubblico esercizio. Tale progetto, tuttavia, è fallito incrinando i rapporti tra il Colosimo ed i vertici del sodalizio. Relativamente a BIANCO, questi, dopo un coinvolgimento nelle attività economiche del “cugino” Colosimo Massimo, si sarebbe avvicinato al Clan Tropea, ponendosi a disposizione dei capi dello stesso, partecipando assiduamente alle udienze processuali in cui erano parte ed interessandosi, nella provincia di Parma, nelle attività di concessione di prestiti riconducibile alla cosca. DRAGO Giovanni Damiano, infine, risponde di violenza privata aggravata dal metodo mafioso in quanto, ha incaricato Colosimo Massimo affinchè un cittadino extracomunitario rinunciasse ad un credito vantato nei suoi confronti per una somma di 200 €, e questi, accompagnato da RICHICHI Giuseppe, lo avrebbe violentemente picchiato imponendogli di non avvicinarsi al DRAGO.

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