Per la Val Baganza 2022

SMA MODENA
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La calda policromia di erbe e fiori di campo che illumina la copertina di “Per la Val Baganza 2022” invita a scorrere visivamente la valle da Calestano al Castello di Ravarano ed anche ad entrare nelle 304 pagine che offrono l’incontro con almeno 120 titoli di sostanza non identica, ma, forse, ugualmente appetibile per la varia sensibilità dei lettori.

Quindi… non tutto per tutti, ma qualcosa per ognuno, grazie alla perizia di Gian Marco Caraffi che calibra con dosata astuzia illustratissime pagine di testo e aggraziate inserzioni pubblicitarie. Le ricorrenze centenarie richiamano ancora la tragedia dei quattro ragazzi uccisi dalla neve alla vigilia di Natale del 1921, e consentono di correggere errori come quello riguardante la bercetese Palmira Magri, “plumbo fascista interfecta” il 15 maggio 1921: un giornale dell’epoca l’aveva definita “vedova di Guerra”, mentre (e questo nulla toglie alla esecranda realtà del delitto) una attenta esplorazione di documenti d’archivio ha appurato che Palmira aveva perso il marito Giovanni Caminati, operaio di anni trenta, già nel 1914.

Uno spicchio di attenzione c’è anche per le barricate del 1922 che hanno avuto una cruenta appendice pure a Sala Baganza, e a Felino con le dimissioni coatte del sindaco Ernesto Ferrari, già ferito nel 1921 durante un’incursione fascista. Una ricorrenza tutta luminosa è quella che ha celebrato, benché con un anno di ritardo, il centenario della nascita a San Vitale Baganza del sommo fisarmonicista Luigi Stocchi in arte Gigi Stok. Un convegno a Calestano ha aperto un varco dentro i fermenti di storia che sono sepolti negli archivi e che, per esempio, a Felino sono usciti alla luce del sole con 18 pannelli di accattivante freschezza illustrativa, oppure che narrano le fatiche di ingegneri e cartografi dei secoli andati per domare le bizze del Baganza nella parte terminale della valle.

Bizze che persistono tuttora per un torrente sempre più insidiato da imprevidenza umana e da cambiamenti climatici, ma, per fortuna, anche oggetto di efficaci interventi per mantenerlo transitabile come con la ponticella di San Vitale o per renderlo piacevolmente fruibile con percorsi pedonali rispettosi dell’ambiente. All’intorno, poi, per l’attenuarsi delle insidie della pandemia, la vita con cautela riprende a celebrare momenti di gioia come attorno alla cipolla e alla malvasia (con storia della bótte) oltre che alla consegna della Torre di San Lorenzo a Sala, al tartufo a Calestano, alle caldarroste a Casola, alle fantasiose iniziative dell’estate bercetese, alla festa di Santa Lucia e al presepe animato a Felino. Spazio c’è pure per i prodotti della creatività poetica (a Felino è nato un “Parco della poesia”), teatrale, narrativa (come è nato il cinquecentesco ponte di Fugazzolo?), scultorea e pittorica (Vittor Ugo Canetti a matita “ascolta” la parabola evangelica del vignaiolo incisa su uno stipite del Battistero), per l’incanto della musica, per il fervore del lavoro nella trebbiatura d’altri tempi, per le fantasiose esibizioni nei Giochi delle 7 Frazioni, per intrecci fotografici di varie famiglie, per la sorprendente scoperta della stirpe di una “contessa” (Ida Gallani Leggiadri) sepolta nel cimitero di Sala, e per inattesi e fortunati riscontri di legami parentali tra Berceto, Tokyo e New York.

C’è chi non tiene i piedi ancorati attorno alla Val Baganza e si avventura ad esplorare altri ambienti più o meno esotici e poi ritorna per esporre le scoperte che ha fatto magari in Val d’Aosta o lungo la sfruttatissima Via Francigena o sulla nuova Via Longobarda o pedalando ad occhi ben aperti sulla insolita Via Augusta che porta dall’Adige al Danubio. Un meticoloso sondaggio d’archivio rimette in scena quanti abitavano a Cassio nel 1886 (curioso è scoprire perché) e un limpido torrente di memorie personali ridona freschezza ad angoli e personaggi che nei decenni passati hanno qualificato la comunità calestanese, ed anche all’appartato paradiso di libertà che è il Bodio di Vigolone; a Ravarano rimane viva la figura di don Francesco Piazza in compagnia di due finora ignorati salvatori di ebrei rifugiati in zona; una incursione tra le mura del Castello di Felino scopre piaceri e disagi della villeggiatura che vi trascorreva il vescovo (ora santo) Guido Maria Conforti, mentre, scendendo sotto il campanile del capoluogo, si colgono ancora gli echi della mezza rivoluzione ecclesiale causata dall’allontanamento di un cappellano adorato dai giovani.

A mantenere vivo il rimpianto e la riconoscenza per le vite di giovani ferite o stroncate da quella insipienza che è sempre la guerra (lo denunciano con vigore i ragazzi delle scuole di Calestano, Felino e Sala) sono i saggi di varia ampiezza che ripercorrono esperienze resistenziali o sostano davanti alle lapidi dei Caduti di Felino, custodite nella apposita cappella del cimitero, o a quelle che a Cassio tramandano i nomi delle vittime della rappresaglia nazista del 7 dicembre 1944, o sotto la targa del Parco intitolato al felinese patriota Giovanni Vignali.

Purtroppo è imponente la dolorosa sequenza di lutti che hanno funestato le comunità della Valle anche tra 2021 e 2022 e di cui solo una minima parte trova memore spazio in Per la Val Baganza 2022: Pierino Giroldini, Renato Sillari, Romano Argenti, Giancarlo Panicieri (“il Geometra”), don Ettore Paganuzzi, Marco Menozzi, Maurizio Alfieri, Giovanni Pelagatti, Guido Coloretti, Piero Paterlini e Carlo Leoni. Il Centro Studi, dal canto suo, ha pianto in particolare la scomparsa del prof. Ugo Trombi e di Aldina Bonati, animatori dei suoi “Duepomeriggi”, ed il repentino “addio” di Ermanno Lori, per anni tenace, saggio e generoso ricostruttore di innumerevoli identità di ignorati protagonisti della storia vivente della Valle.
p.b.