“Il Pd di Parma è ancora gestito da quelli che gli elettori hanno bocciato”

30/01/2014

Intervista a Natalina Gentile, renziana doc, ex membro del direttivo Pd e ora dell’Assemblea provinciale e cittadina del partito.

Dopo l’Assemblea provinciale, a Parma, si è delineato un Pd in controtendenza rispetto alla direzione nazionale (leggi “Il Pd di Parma ha rottamato i  renziani”). Tu che è una “renziana della prima” ora come spiega questo risultato?
A Parma negli ultimi trent’anni sia a sinistra che a destra ha dominato una classe politica troppo legata e rinchiusa nei propri schemi. Ad un Governo, prima Ubaldi e poi Vignali, spesso tutta immagine e luccichii, la sinistra non ha saputo contrapporre idee valide, concrete e che sapessero interpretare i bisogni della gente.
Questa classe dirigente nel Pd non è stata capace di rinnovarsi negli anni, nonostante avesse al suo interno persone valide in grado di esprimere una linea più lungimirante, e il risultato dell’Assemblea è lo specchio fedele di un conservatorismo che ancora domina in città.

Sei d’accordo con il renziano Daffadà che ha inteso, con la sua candidatura alla segreteria provinciale, superare le correnti?
Io personalmente ero e sono contraria, e devo dire che alla luce di quanto sta avvenendo non avevo poi così tanto torto. Diciamo che conosco i miei polli! I cosiddetti “renziani” hanno rottamato la corrente renziana, ma gli altri son rimasti attaccati alle loro posizioni e nelle loro “correnti”. Prima o poi si adegueranno, dopo qualche resistenza, ma nel frattempo stiamo lasciando ancora una volta la gestione del partito a coloro che l’elettorato ha platealmente bocciato (leggi i nomi della Direzione provinciale del PD).

Ad esempio?
Guardi le uscite strampalate di Caterina Bonetti (leggi), che ha un ruolo che dovrebbe essere di garanzia come presidente dell’assemblea cittadina, e invece se ne esce con delle dichiarazioni che, da persona politicamente esperta, fan cadere le braccia! L’errore è nell’interpretazione dell’elettorato del PD e nel non ascoltare la base. E in tutto questo spesso ci sono anche invidie interne e livori personali che giocano un ruolo non trascurabile. Gli elettori lo han capito e hanno agito di conseguenza. Una classe dirigente che si arrocca su posizioni precostituite si fa male da sola e si condanna alla sconfitta. Le persone vogliono risposte ai problemi di tutti i giorni, vogliono pragmaticità, non sono più interessati alla storiella del non dover parlare con Berlusconi, sono interessati al fatto che si facciano le riforme che servono.
Molti giovani del PD di grandi speranze non fanno altro che ripetere vuotamente dei ritornelli, poi alla prova dei fatti raramente fanno davvero quel che serve, cioè l’interesse della collettività. Faccio un esempio: sono anni che faccio anche la volontaria alla festa di Ravadese, nonostante i miei impegni lavorativi e personali, ma di questi giovani di belle speranze ne vedo pochi… soprattutto quelli che poi son sempre pronti a mettersi in prima fila nelle “occasioni” che servono (a loro!). Gli manca lo spirito di servizio, e la Politica è soprattutto Spirito di Servizio.

Renzi incontra il nemico giurato della sinistra degli ultimi 20 anni per parlare di riforme e sblocca la legge elettorale. Che ne pensi?
Chi contesta il passaggio di sabato 18 gennaio pecca di ipocrisia. Ma come? Prima eleggiamo insieme il Presidente della Repubblica, poi formiamo un Governo e ora perché ci si confronta sulle riforme con l rappresentante della seconda forza italiana, che ahimè è legittimato dall’elettorato, ci fasciamo la testa? Renzi e Berlusconi hanno superato un’impasse che durava da troppo tempo e che impedisce a questo Paese di avere un Governo capace di governare per il bene degli italiani.
Questo non cambia il giudizio su un uomo, Berlusconi, che è stato di danno morale e politico per l’Italia, ma dietro al quale abbiamo sprecato tanto, troppo tempo, perdendo di vista quelle che erano le reali esigenze della gente. Ora con Renzi questa prospettiva è cambiata: prima pensiamo ai cittadini.

Ma secondo te queste non sono spallate a un governo, quello di Letta, fragile ma di cui questo Paese ha bisogno come il pane?
Trent’anni fa quando la politica si faceva davvero, i partiti erano da stimolo al Governo. Negli anni si è persa questa spinta propulsiva e i Parlamenti sono diventati sempre più autoreferenziali. Con Renzi la politica sta riprendendo al sua centralità, quindi non è una questione di spallate ma di contenuti, di necessità nel dare una risposta ai cittadini in un momento drammatico per il nostro Paese. Partendo dal presupposto tuttavia che un Governo Letta-Alfano, che parte da principi e da valori diversi fra le forze che lo compongono, non può necessariamente essere il migliore dei Governi possibili. A prescindere dagli uomini, da Letta appunto che penso sia un ottimo politico.

Parliamo di Parma. La vostra opposizione ormai dura da 16 anni e all’orizzonte non pare ci siano le condizioni per una rinascita. Da dove bisogna ripartire? E di Pizzarotti che pensi?

Penso che Pizzarotti sia una brava persona, ma questo non significa, se non in minima parte, saper governare. Anzi è proprio la mancanza di critica amministrativa che lascia questa Giunta e il suo sindaco in balia di chi tira la giacca più forte e senza il coraggio di prendere posizioni nette, forti. Così succede che sulle partecipate si sceglie la strada di non chiudere con il passato, ma di proseguire gli errori delle precedenti Amministrazioni, allo stesso modo sul termovalorizzatore, il cavallo di battaglia dei grillini durante le elezioni, si è portata avanti una battaglia blanda.
Noi come PD dobbiamo con umiltà metterci all’ascolto del mondo che c’è fuori dai nostri circoli, io parlo e mi confronto con tutti, ma all’interno del partito non è così, pecchiamo in generale di autoreferenzialità. Ascoltiamo solo alcune categorie di persone, e troppo ci facciamo condizionare, come ad esempio il sindacato. Ecco io ritengo che il partito ed il sindacato siano due cose diverse, ognuno deve fare il suo mestiere e cercare di farlo al meglio, ma non si possono far coincidere le due cose. Farlo vuol dire fare il male del Paese.

Quali sono i temi secondo te su cui il Pd deve puntare per riavvicinarsi alla gente e puntare alle Amministrative del 2017?
Cultura e ambiente. Vanno promosse le eccellenze, non depresse, se vogliamo mantenere la ricchezza, materiale e immateriale, del territorio garantendo, fra l’altro, il mantenimento del welfare. Quindi una maggiore integrazione tra la città e l’università, tra agricoltura e ambiente fra arte ed enogastronomia. A Parma si è sempre fatto molto in tanti campi, di giusto e di sbagliato, abbiamo un welfare d’eccellenza costruito nei decenni, ma come anche altrove non siamo mai stati capaci di valorizzare e promuovere il nostro territorio che ha molte potenzialità, espresse ma non sistemizzate. Ci vuole più sinergia e la politica serve a questo, a creare le sinergie.

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