Imprese: poche nate, molte cessate

SMA MODENA
lodi1

31/01/2013
h.16.20

Al 31 dicembre 2012 le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 472.849. Hanno chiuso i battenti 1.685 imprese (-0,4 per cento) rispetto alla fine del trimestre precedente, e 2.867 (-0,6 per cento) rispetto alla fine del 2011.
Nel trimestre appena trascorso, il quarto del 2012, le iscrizioni (5.947) sono salite appena oltre il minimo del 4° trimestre del 2011, mentre le cessazioni (7.696) segnano un minimo dall’avvio della crisi, ma restano elevate, prossime a quelle del 4° trimestre del 2010. Il tasso di natalità del trimestre è pari all’1,3 per cento, ma quello di mortalità è stato dell’1,6 per cento.
L’anno da poco concluso ha fatto segnare il tasso di natalità più contenuto degli ultimi dieci anni (6,1 per cento, pari a 29.056 imprese ) e un tasso di mortalità (6,8 per cento, pari a 32.187 imprese ) superiore a quello dei due anni precedenti.
In Italia la flessione è stata meno ampia: nel trimestre dello 0,2 per cento, nell’anno dello 0,3 per cento.
Il quadro emerge da una elaborazione del Centro Studi di Unioncamere regionale dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna.

Le imprese attive
Il dato rende meglio l’effettiva capacità operativa della base imprenditoriale: la crisi determina infatti la più ampia riduzione fino ad oggi. A fine 2012 le imprese attive sono risultate 424.213. Non sono più operative 2.372 imprese rispetto a fine settembre e 4.520 dalla fine del 2011. In entrambi i casi si tratta delle cadute più rilevati dall’avvio della crisi. Una tale pressione avrà effetti strutturali permanenti sulla base imprenditoriale regionale.

L’andamento per settore di attività economica
Le diminuzioni più ampie, sia nel trimestre, sia nell’anno, si sono avute nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-403 unità, -0,6 per cento nel trimestre e -1.543 unità, -2,3 per cento nell’anno), nelle costruzioni (rispettivamente -552 unità, -0,7 per cento e -1.528 unità, -2,0 per cento) e nella industria manifatturiera ( -369 unità, -0,8 per cento e -1.121 unità, -2,3 per cento rispettivamente). Ne risulta colpita la capacità produttiva regionale. Per il settore del commercio la diminuzione è molto meno preoccupante (852 unità, -0,9 per cento nell’anno).

L’andamento per forma giuridica
Le ditte individuali (-1.103 unità, -0,4 per cento) e le società di persone (-752 unità, -0,9 per cento) hanno determinato in gran parte la riduzione della base imprenditoriale nel trimestre, ma ad essa ha dato un forte contributo anche l’inatteso arretramento delle società di capitale (-513 unità, -0,6 per cento), il più ampio mai registrato in un trimestre.
Nel complesso del 2012, invece, sono aumentate le società di capitale, di 432 unità (+0,6 per cento), ma la loro è la crescita più limitata degli ultimi quindici anni, e le cooperative e i consorzi, di 307 unità (+3,3 per cento). Dall’altro, si sono ridotte le società di persone di 1.202 unità (-1,4 per cento) e le ditte individuali di 4.057 unità (-1,6 per cento).

Commento
La durezza e il protrarsi della crisi si riflettono negli andamenti osservati. La recessione elimina soprattutto le imprese della manifattura e delle costruzioni. L’ampiezza della riduzione delle ditte individuali e delle società di persone testimonia le gravi difficoltà delle imprese meno strutturate, in particolare nell’accesso al credito. Ma l’intensità e la durata della crisi hanno quasi fermato la forte tendenza alla crescita delle società di capitali. Quindi anche le imprese più strutturate, adatte a reggere la concorrenza internazionale, cominciano ad avere difficoltà a sostenere gli effetti della crisi e la non competitività del Paese.

Unioncamere Emilia-Romagna